L’idea di questo articolo non è quella di fare del moralismo sull’uso di alcool, né quella di dire quanto l’alcool, anche in basse quantità, nuoccia al nostro cervello.
Però, giusto per dovere di cronaca, credo che sia importante dire che l’alcool è una bevanda che modifica l’attività del nostro Sistema Nervoso Centrale e che provoca comportamenti verbali e non verbali diversi da quelli che di solito si hanno.
L’alcool, solitamente a bassi dosaggi, può essere disinibente e le persone “un po’ allegre” tendono ad essere simpatiche; spesso, infatti, viene usato per “farsi coraggio”.
L’alcool nella pubblicità viene sempre associato a socializzazione, allegria e benessere ma non ai problemi che può provocare.
Ci sono diversi tipi di alcolisti. Tendenzialmente il maschio beve in compagnia degli amici, la donna invece beve in solitario a casa. Poi ci sono le ubriacature dei fine settimana, tipiche del mondo giovanile, in cui le persone si ubriacano solo in questi momenti (come un appuntamento fisso) ma che poi durante la settimana sono studenti o lavoratori adeguati.
Tendenzialmente si ha l’idea che la persona che usa alte quantità di alcool nei fine settimana oppure sia leggermente alticcia solo in certi giorni ma non sempre, non sia alcolista. Si ha sempre l’idea che una persona sia alcolista solo quando beve tantissimo e sempre, fin dalla mattina, e che torna a casa la sera completamente sfatto, intrattabile e violento, verbalmente o fisicamente. Non sempre è così, anzi, non è quasi mai così. E spesso si sottovaluta il problema perché si ha questa immagine condivisa. Pensiamo ad un ragazzo che usa alte quantità di alcool il fine settimana ma non durante la settimana. Non si direbbe mai che ha un problema con l’alcool tranne, forse, se fa un incidente con la macchina con gravi conseguenze. Ma anche lì si tende a mettere in secondo piano l’uso di alcool. Immaginiamo lo stesso ragazzo che fa uso di droga (eroina o cocaina) solo nei fine settimana: il comportamento sarebbe posto in secondo piano nello stesso modo? Oppure si inizierebbe a pensare che la persona ha un problema?
Facciamo un altro esempio: un genitore ogni tanto beve di più e tende a manifestare più irritabilità. I famigliari capiscono quando ha bevuto di più perché vedono cambiamenti nel comportamento, nell’umore e nel modo di parlare. Un famigliare, poi, trova delle bottiglie vuote nascoste: questo è o no un comportamento da alcolista? La persona, messa davanti alla scoperta, dà delle spiegazioni inverosimili. Ma se al posto delle bottiglie di birra si fossero trovate siringhe o della cocaina, si penserebbe che la persona in questione ha un problema? Credo proprio di sì.
Quali sono, quindi, i segnali di un abuso di alcool?
1- cambiamenti di umore,
2- irritabilità alternata a depressione,
3- momenti brevi di isolamento (quando la persona va a bere di nascosto),
4- pensieri autoriferiti (“ce l’avete con me/mi controllate/siete tutti contro di me”),
5- mancanza di concentrazione/ dimenticanze,
6- incidenti lievi ma frequenti.
Spesso i famigliari capiscono che qualcosa non va ma non sanno cosa fare. È allora il caso di parlarne con il medico e di fare in modo di portare la persona da uno specialista, anche con una scusa. Cercare i gruppi auto-aiuto presenti nel territorio, come Alcolisti Anonimi (AA) o Club Alcolisti in Trattamento (ACAT): in questi gruppi possono entrare anche solo i famigliari. Importante è fare qualcosa. Non sottovalutare il problema: non si risolve da solo ma tende ad aumentare e ad incancrenirsi.