A un passo dalla conclusione la lottizzazione di Punta di Palo durata 17 anni e caratterizzata da ricorsi e controricorsi. Per il sindaco una “vittoria lungimirante: ci sarà un albergo e anche un impianto sportivo”. Per gli ambientalisti una nuova “colata di cemento”. E tiene banco anche la questione degli ulivi.
“La vittoria di una politica lungimirante”, la definisce il sindaco di Ladispoli. “Un’altra colata di cemento”, è il giudizio degli amanti dell’ambiente. Visioni diverse. Prospettive differenti sul futuro della città e, nel caso specifico, sull’area Punta di Palo. Il progetto urbanistico è tornato prepotentemente nell’agenda mediatica dopo l’annuncio dello stesso primo cittadino, Alessandro Grando, riguardo ad un accordo ormai prossimo con gli imprenditori. Nel silenzio dell’opposizione, tra cui il centrosinistra naturalmente che aveva avviato l’iter assieme a tante altre iniziative di carattere “cementizio”. Mentre le abitazioni in centro continuano a trasformarsi in palazzi. Mentre molti appartamenti sono sfitti ed eco-mostri abbandonati permangono sul territorio (è il caso ad esempio del complesso abbandonato in via Rimessa Nuova).
La vicenda. Riavvolgiamo il nastro e torniamo al mese di giugno 2018, mese in cui lo stesso comune ladispolano aveva sospeso il piano edilizio. “Passaggi incompleti nella procedura relativa alla lottizzazione” si leggeva nell’ordinanza n. 100. E da lì la decisione drastica della Giunta comunale: sospensione dei lavori a Punta di Palo. Solo una settimana prima erano arrivate le ruspe per avviare il cantiere. Lo stop era stato imposto fino al successivo 4 novembre. Spiegazioni tecniche quelle formulate dal dirigente di Palazzo Falcone: “Sono state riscontrate difformità tra i dati riportati nella relazione tecnica e quelli trascritti nella tavola progettuale”, è uno dei nodi chiave. Fermiamoci qui. Da quel che appare era netta la distanza tra le parti. Tale da far presagire una battaglia legale, effettivamente sorta subito dopo. Azione, reazione. La società Pezone Costruzioni ha impugnato l’atto di revoca al Tar vincendo così il primo round. Il Comune si è opposto facendo ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del tribunale amministrativo regionale. E così mentre le parti sono ancora sul “ring” per disputare il secondo round, ecco il comunicato forse un po’ a sorpresa del sindaco. A pochi giorni dalla sentenza del Consiglio di Stato fissata per il prossimo 17 dicembre. “Punta di Palo è una questione che parte da lontano –precisa Grando – un Piano di lottizzazione approvato nel 2002, mai attuato, che prevedeva la realizzazione di 30mila metri cubi di volumetrie con destinazione turistico alberghiere e sportive. Successivamente, nel 2010, la società propose, e il Comune adottò la relativa variante, un Programma Integrato di Intervento che ricomprendeva la stessa area più un’altra porzione di terreno. L’intervento prevedeva la costruzione di complessivi 120 mila metri cubi con destinazioni miste: residenziale, commerciale e turistico ricettive”.
Torniamo ad oggi. Dopo la “guerra”, la pace. Si è svolto un incontro tra la Pezone e il Comune in cui si è cercato di arrivare ad un accordo. “Abbiamo riconosciuto la validità dell’iter approvativo della procedura ai sensi del Piano Casa e del relativo rilascio dei permessi di costruire. I lavori potranno ricominciare solo successivamente alla stipula
della convenzione”, dice Grando. I numeri. In una relazione di giugno 2018 (inviata
al sindaco e a tutti i consigliere comunali) il tecnico incaricato dalla società aveva chiarito la
distribuzione della cubatura edilizia prevedendo l’insediamento di mille abitanti. Circa 25mila metri cubi per una struttura alberghiera di 180/190 stanze più una sala conferenze; 10mila di locali commerciali; 31mila di residenziale (destinati alla compensazione delle 6 aree da cedere) + 50mila di residenziale di cui i 30mila trasformati già presenti sull’area). Infine 3mila di residenziale per edilizia sociale. La riformulazione. “Per quanto riguarda il
Programma Integrato, ovvero i 90 mila metri cubi rimanenti, la società Pezone si è impegnata a presentare una proposta alternativa che preveda la riduzione della cubatura realizzabile di oltre 50.000 metri cubi e il mutamento delle destinazioni d’uso con l’eliminazione di quelle residenziali e commerciali”, sintetizza il sindaco. “Il nuovo progetto vedrà la realizzazione di un albergo, di un impianto sportivo e di un edificio destinato a servizi per attrezzature di quartiere con la cessione al Comune di un’area di circa 12 mila metri quadri da adibire a servizi pubblici”, rivendica Grando. A non pensarla così Antonio Pizzuti Piccoli, consigliere comunale del 5Stelle che ha sempre ribadito. “Il progetto, a ridosso di un sito naturalistico di importanza europea, è l’ennesima speculazione edilizia che favorirà interessi di pochi a danno di tutti i cittadini”.
Ladispoli. Vince sempre il cemento: ulivi frattati in cerca di casa
Questione ulivi. A far discutere in queste ore è anche la vendita di un lotto di terreno vicino all’ufficio postale di via Caltagirone che sarà trasformato in nuove costruzioni. Una notizia che ha infiammato gli animi degli ambientalisti. “Ulivi decapitati e pronti per essere espiantati, devono fare spazio ad un’altra colata di cemento. Tanto il dissesto idrogeologico e i cambiamenti climatici a noi non ci riguardano”, scrive sul proprio profilo Fb Marina Cozzi, presidente del comitato Rifiuti Zero Ladispoli. “Progresso, turismo, opportunità. Parole a casaccio per giustificare colate di cemento inutili. La continua ricerca di trasformare una cittadina balneare della provincia nella Cannes dei poveri, sta continuando a mietere vittime. Vittime sacrificali sono gli alberi, che non hanno mai ricevuto le adeguate cure”, scrive Anima Verde. Attacco sferrato anche dal movimento civico di Ladispoli Città riguardo al lotto di terra venduto dall’amministrazione comunale alla società che ha come amministratore Francesco Canini – concedendo una cubatura di diecimila metri tra residenziale e commerciale. “A cavallo di Ferragosto è stato pubblicato l’avviso d’asta per vendere il terreno di proprietà pubblica. La durata dell’avviso è stata di soli 25 giorni, gli stessi in cui, con probabilità, la maggioranza dalle persone era in vacanza. Abbiamo perplessità sulla destinazione residenziale e commerciale del lotto, sito accanto ad altre strutture importanti: scuole, posta e biblioteca già in una situazione critica per quanto riguarda la viabilità, che potrebbe diventare esplosiva.
Questa lottizzazione avviene in una città che continua a costruire senza riqualificare nulla, che sembra avere come direttiva il solo cemento e in cui le amministrazioni relegano l’attenzione al consumo di territorio alle mere promesse elettorali”, è l’affondo dei consiglieri Eugenio Trani e Concetta Palermo. Molte le domande dei cittadini. “Gli ulivi sono stati valutati nel prezzo di vendita del lotto? Saranno piantati in un’area pubblica? L’area verde come sarà sostituita dal Comune? A spese di chi?”. Il sindaco ha precisato che “Gli alberi non verranno abbattuti, semplicemente spostati su un altro terreno”. Chi vivrà, vedrà.