LADISPOLI, TEATRO: INCONTRIAMO “I SERVITORI DELL’ARTE”

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LA COMPAGNIA TEATRALE A LADISPOLI DAL 2008. INTERVISTA A MANUEL D’ALEO.

di Barbara Pignataro

Finalmente la cultura torna a vivere. Dall’11 ottobre i teatri al chiuso e all’aperto tornano al 100 per cento della capienza, il provvedimento è una boccata d’ossigeno per le attività che nutrono l’anima, per tutti noi. Si torna a fare i conti con vizi, debolezze e ritrosie che appartengono all’essere umano, si torna a teatro che per sua natura avvicina le persone. Ne parliamo con Manuel D’Aleo fondatore dell’Associazione Culturale “I Servitori dell’Arte”.

teatro Ladispoli
“Impara l’Arte…e mettili da parte”. In foto Manuel D’Aleo, regista e attore, e Carmen Sorrenti.

Come nasce la Compagnia teatrale “I Servitori dell’Arte”?
Nasce come esigenza di dare una risposta culturale a Ladispoli. Quello che inizialmente era un gioco tra amici è divenuta poi un vero lavoro. Avevamo a disposizione un testo riadattato della Locandiera di Goldoni, era il 17 maggio del 2008 quando siamo andati in scena per la prima volta e non ci siamo più fermati.

L’esperimento è piaciuto, vi ha sorpreso la risposta della città?
La risposta ci ha sorpreso, erano presenti tante persone che non erano mai andate a teatro. Come i miei nonni, che da allora seguono tutti gli spettacoli, non sono mai mancati. Per noi è stato emozionante. Non è stato tanto il piacere di fare, quanto quello di regalare emozioni al pubblico, attento e partecipe.

Stiamo parlando del 2008, quanti anni avevi?
Ero appena maggiorenne, innamorato dell’arte della recitazione.

C’è stato un episodio in particolare che ha dato il là alla tua carriera?
Mi ero iscritto ad un corso di teatro a Velletri, proposto dal mio liceo e su spinta della mia professoressa Annamaria Nonna che ancora ringrazio: erano 4 ore di viaggio in treno tra andata e ritorno. Con alcuni amici mettemmo su uno spettacolo e in quell’ occasione capii che era possibile creare un gruppo teatrale.

Oltre al voler offrire un momento di evasione, perché fai teatro?
Faccio teatro perché non saprei non farlo! Non c’è altro che mi entusiasma come condividere con il pubblico le mie emozioni, quelle dei grandi autori che porto in scena.

A proposito di emozioni, che significa portare in scena i propri sentimenti?
Lo spettatore li comprende quando lo spettacolo è ben costruito, quando continua a pensarci tornato a casa, quando ne trae spunto per risolvere o leggere da altre angolazioni i propri problemi… allora si è lavorato bene. Da attore l’emozione nasce dalla capacità di comprendere il testo, cosa intendeva trasmettere l’autore. Rendere omaggio al personaggio è un lavoro gratificante; oltre al momento scenico andiamo a capire cosa è successo prima, al personaggio, studiandone così la psicologia del ruolo. Chi era, cosa provava, il suo vissuto. Un lavoro ricco che restituisce al pubblico un’esperienza formativa.

E cosa resta calato il sipario?
La vita del personaggio interpretato, è difficile staccarsene. Dipende anche da quanto è stata lunga la convivenza.

C’è un personaggio che non è mai andato via?
Il primo amore non si scorda mai, nella Locandiera ero il Cavaliere di Ripafratta. Scritto magistralmente, è un orologio perfetto quel testo. Ho lasciato molto di me e tenuto altrettanto.

Ti è successo di fare i conti con il timore di essere giudicato?
Il teatro aiuta a non temere il giudizio. Recitando lo affronti e lo superi.

Ma il giudizio lo accetti o te ne freghi?
Ti accorgi che il giudizio non è solo negativo, ricevi anche gradimento dallo spettatore che comprende tutto il lavoro che c’è dietro all’esibizione. É una lotta continua per chi fa questo mestiere. L’equilibrio non si raggiunge mai del tutto, da ogni personaggio incontrato trai un sentimento, tiri fuori una tua criticità che viene a galla. Siamo persone in continua evoluzione. Attenzione però, recitare non è un modo per sfogare personali frustrazioni o gioie. É un dare voce alle emozioni delle persone, ai loro sentimenti. Altrettanto, quando lo spettatore ritrova sul palco quel sentimento che gli è proprio, allora troverà un giovamento, una chiave di lettura diversa che può essere d’aiuto per uscirne. Solo allora, l’attore avrà fatto un buon lavoro.

Recitare dunque è terapeutico?
Molto, a tutte le età. Non si smette mai e soprattutto non è mai troppo tardi per iniziare. Il teatro arriva ovunque ed è per tutti, dalla casa di cura al teatro di strada, ai palcoscenici classici. Aiuta a riscoprire i lati più intimi che ritrovi in scena riassunti. È un mezzo di comunicazione imponente.

Consiglieresti di fare teatro?
Certo, ad ogni età. Facendo attenzione a come è strutturata la proposta. Per essere una esperienza di crescita deve portare la persona a lavorare in profondità, a scavare nei sentimenti presenti nei testi teatrali, solo dopo si potrà andare in scena. E solo così si torna a casa arricchiti. Partiremo con una offerta formativa a Gennaio 2022, alla Grottaccia, lo annunciamo per la prima volta qui.

Parli sempre al plurale, presentaci il resto della compagnia.
Giada D’Aleo e Sara Urdis, che insieme a me costituiscono il Direttivo. Poi ci sono gli attori Carmen Sorrenti, Valerio Lucidi e Ornella Lorenzano, gradito ritorno dopo 5 anni. Inoltre, i miei genitori Donatella Marucci e Claudio D’Aleo che si sono occupati, fin dall’inizio, della parte scenografica e dei costumi. Ancora oggi quando si parte per i teatri d’Italia si va tutti insieme. Siamo una grande famiglia.

Manuel D’Aleo in un personaggio dei nostri tour “A spasso con i fantasmi di Roma”, le visite guidate teatralizzate.

A proposito di partenze, quali sono i prossimi impegni?
Incrociando le dita, abbiamo delle date: il 14 febbraio saremo a Livorno e poi Piombino, Grosseto, Firenze, Pisa. Inizia il Tour che prevede anche una data a Tolfa, con lo spettacolo “Impara l’Arte…e mettili da parte”. Un’altra delle nostre attività è il format di successo è “A spasso con i Fantasmi di Roma”: delle visite guidate teatralizzate che facciamo da tempo. Durante il percorso di visita guidata appaiono dei personaggi realmente esistiti che raccontano le loro vite, a sottolineare una suggestione che a Roma è molto forte e quasi sconosciuta. Le prossime date saranno “A spasso con i fantasmi di Trastevere” il 14 novembre e “A spasso con i fantasmi di Garbatella” il 21 Novembre.

Ladispoli – La Grottaccia

E nel territorio?
A Ladispoli gestiremo come sempre l’Arena dell’Arte “La Grottaccia” ma è limitato al periodo estivo con “Arena Summer Nights”, un contenitore di due mesi d’arte. In questa stagione è attivo ogni venerdì pomeriggio alla Grottaccia un corso di Arti decorative, per scoprire l’artista che è in noi anche senza esperienza pregressa. D’inverno però a Ladispoli non c’è ancora un luogo idoneo, teatralmente parlando, e ci auguriamo che presto possa essere attivo il Teatro Massimo Freccia. Da qui nasce l’esigenza di andare in giro per l’Italia. I ladispolani al momento per vedere un nostro spettacolo o aspettano l’estate o ci devono raggiungere altrove. Il più vicino è Tolfa, il Teatro Claudio offre 200 posti.

Non resta dunque che insistere con l’Arte, tanto da far nascere l’esigenza di uno spazio comune dedicato ad essa anche a Ladispoli e Cerveteri, oggi carenti su questo fronte. Una soluzione potrebbe essere chiudere l’Arena dell’Arte, un tetto amovibile permetterebbe l’uso tutto l’anno. Nonostante siano tempi difficili si resiste convinti che il futuro passi attraverso l’Arte e il contatto umano.

Per seguire o contattare “I Servitori dell’Arte” e avere informazioni sulle loro attività e su di loro, sia come spettatori che come protagonisti, il sito internet è www.iservitoridellarte.com oppure pagina Facebook/Instagram/Twitter “I Servitori dell’Arte”; info@iservitoridellarte.com / 334.5393001