Ladispoli, sentenza: Crescenzo Paliotta non ci sta!

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Crescenzo Paliotta

RINVIATO A GIUDIZIO PER FAVORI IN CAMBIO DI APPALTI, L’EX SINDACO PALIOTTA NON CI STA E RESPINGE OGNI ACCUSA NEI SUOI CONFRONTI. PALIOTTA: «L’ORDINANZA CHE MI TIRA IN BALLO ERA STATA FIRMATA DA UN FUNZIONARIO».

Respinge ogni accusa della magistratura di Civitavecchia nell’ambito di un tortuoso processo giudiziario battezzato “parentopoli” (e all’inizio anche peggio cioè “Mafia litorale”). Termine che non vuole accostare alla sua storia Crescenzo Paliotta, ex sindaco ladispolano che ha deciso di replicare dopo la notizia del rinvio a giudizio per lui e altre 16 persone, note sul litorale da Tolfa a Ladispoli come riportato da L’Ortica in precedenza. Politici e dipendenti comunali secondo gli inquirenti avrebbero affidato dei servizi alla coop in cambio di assunzioni di parenti e amici.

Ricorda quel giorno come fosse ieri?
«Mi chiamò un giornalista 5 anni fa per dirmi che il mio nome era accostato ad altri 20 ad un’indagine dove venivano usate parole come corruzione, mafia, nonostante l’assoluta certezza di non aver compiuto nulla di illegale. Pensavo che stesse scherzando». Nessuna burla: Paliotta era davvero stato raggiunto da un avviso di garanzia.

Cosa le veniva contestato?
«Di aver firmato un’ordinanza con la quale avrei prorogato l’appalto ad una cooperativa e poi per aver chiesto un posto di lavoro per un familiare. Viste le documentazioni con il legale, mi rassicurai: le accuse erano e sono totalmente false ed erano le carte stesse a dimostrarlo perché l’ordinanza era stata firmata da un funzionario (Rapalli, ndr) e non dal sottoscritto e poi il familiare lavorava e lavora nel mio ambulatorio e non si capisce quale favore potevo aver chiesto».

I capi di imputazione come potevano farle dormire sonni tranquilli?
C’era chi doveva difendersi dall’abuso d’ufficio, turbativa d’asta e corruzione per atti d’ufficio.
«Partendo dal rispetto che ho per tutte le Istituzioni, cominciai ad aspettare i tempi delle indagini preliminari, ritenendo che in pochi mesi tutto si sarebbe chiarito. Considerato che ricoprivo l’incarico di sindaco, un primo grave danno di immagine era stato fatto, vista la gravità dei capi oggetto di indagine. Dopo 5 anni nuova sorpresa: sulla stampa locale compaiono i titoli del rinvio a giudizio e ancora le pesanti parole anche se “mafia” non compare più negli atti giudiziari. Udienza fissata nel febbraio 2022. Considerato ci sarà da valutare la situazione di quasi 20 persone e ascoltare testimoni, è prevedibile il rischio di prescrizione e quindi l’impossibilità di veder riconosciuta la propria non colpevolezza».

Lei comunque si potrà opporre?
«Sì, e chiedere che il processo continui: dopo 9 anni dall’inizio di tutto probabilmente si avrebbe la sentenza. Pensate che qualcuno si ricorderà di cosa si sta parlando? E quelli che 5 anni fa e ancora oggi stanno commentando le accuse, leggeranno la notizia della sentenza vera? Ho sempre vissuto del mio lavoro di medico, ho ricoperto molti incarichi pubblici e non sono mai stato condannato per nessun reato. Durante il periodo da sindaco (2007-2017) ho rinunciato a 134mila euro di indennità di carica».

Continuerà con la politica?
«La politica e l’interesse per i problemi della città sono cose che sento da quando ho 18 anni. Non è una vicenda come questa che me la può far passare. Il mio impegno continua».