Tra poco meno di un mese si andrà alle urne per eleggere il nuovo sindaco. I candidati iniziano a confrontarsi sui temi rispondendo a 3 domande.
1. Quali programmi futuri sulla costa? Su tutti spicca il tema dell’erosione.
2. Sul verde pubblico: come pianificare i prossimi 5 anni? Cosa prevedere nel bosco di Palo Laziale.
3. In ambito della progettazione edilizia e urbanistica, quale sviluppo è previsto ancora? E in quale misura?
Risponde Alessio Pascucci
Quali programmi futuri sulla costa? Tra tutti spicca ad esempio il tema dell’erosione.
Prima di parlare dei piani della Costa parliamo del concetto di responsabilità nella gestione di un bene che appartiene a tutti. Altri vedono la costa solo come un insieme di servizi e infrastrutture, che di certo sono fondamentali, ma se non si considera attentamente la tutela dell’ecosistema, si mettono a rischio la pesca e la possibilità di balneazione. Sarebbe la morte del nostro mare, con effetti enormi sulla nostra economia locale. Il tema dell’erosione va quindi inquadrato in termini di impatti, in cosa possiamo fare per fermare o rallentare il fenomeno senza distruggere la vitalità del mare. Vanno eseguite analisi mirate e prese delle decisioni con l’Osservatorio Coste Regionale. Occorre sfruttare ogni opportunità che le Istituzioni superiori possono offrire, dalla Città Metropolitana, alla Regione, allo Stato.
Concentriamoci ora sulla costa come struttura di servizi. Io vedo elementi di pregio negli investimenti fatti da alcuni gestori di stabilimenti balneari che danno servizi di altissima qualità. Allo stesso tempo vedo, però, una personalizzazione dell’uso della costa. Vedo alcuni tratti di costa chiudersi come fortini anche verso mare, rendendo di fatto inaccessibile la spiaggia a tutti. Questo secondo me è anacronistico rispetto alla sensibilità che hanno oggi i turisti del rispetto del mare. C’è il malcostume di mettere sempre più superfici artificiali come pedate di cemento sulla sabbia, ma siamo sicuri che sia questo quello che chiedono i turisti che scappano da Roma e vogliono una boccata di natura? Quando passo a Torre Flavia, nel Monumento Naturale, quindi la spiaggia più naturale che abbiamo, vedo centinaia di turisti entusiasti del contatto con la natura.
Vogliamo costituire un “Ufficio Mare” che dovrà aiutare, promuovere e coordinare tutte le attività che insistono sulla costa, favorire la pianificazione e la programmazione delle attività da svolgere durante tutto il corso dell’anno. La “Spiaggia Inclusiva” è uno dei nostri obiettivi, per permettere la fruizione a tutti i cittadini, anche a chi ha una disabilità permanente o temporanea. Vogliamo attrezzare 4 spiagge pubbliche di Ladispoli, localizzate in San Nicola, Marina di Palo, lungomare centrale e costa nord, di un tratto attrezzato per agevolare la fruizione del mare ai disabili, con speciali passerelle fin dentro il mare e servizi realizzati insieme alla presenza di operatori del sociale.
Per quanto riguarda la pesca, e le numerose famiglie che da sempre tramandano il sapere di un’attività antichissima, vogliamo che questa realtà vada realmente tutelata. Innanzitutto preoccupandosi di realizzare un approdo sicuro, agibile, anche in condizione di mare avverso a “Porto Pidocchio”. I pescatoti infatti perdono moltissimi giorni di loro lavoro durante l’anno e i guadagni per vivere a causa della mancanza di un approdo adeguato. Questa sarà una delle prime opere pubbliche che proporremo nella futura amministrazione.
Parliamo di verde pubblico. Come pianificare i prossimi 5 anni? Cosa prevedere nel bosco di Palo Laziale, uno dei principali polmoni verdi della città che però in questi anni è stato attaccato da alcuni parassiti che hanno distrutto le piante?
Per prima cosa dobbiamo cambiare visione sulle funzioni del verde urbano. Oggi, più del 50% del verde urbano del Lazio è in mano ai privati. Occorre ribadire la fondamentale importanza del patrimonio arboreo in termini di purificazione dell’aria, rinfrescamento, abbattimento del rumore, purificazione delle acque, abbattimento dei consumi energetici, bellezza e biodiversità. Immaginiamo la progettazione di opportune infrastrutture verdi urbane con funzioni specifiche per purificare i nostri corsi d’acqua e a servizio dei nostri quartieri, per il benessere psicofisico di tutti, e soprattutto dei nostri figli.
Per fare questo l’Amministrazione non può porsi solo come ente gestore delle potature, ma come un interlocutore, un educatore ed un amico del verde. Occorre costituire uno sportello di supporto anche alla gestione del verde privato che aiuti gli amministratori condominiali a operare le scelte migliori per preservare e anche implementare il verde esistente, d’accordo con i Dipartimento di Biologia Ambientale de La Sapienza, che sta gestendo sia l’Orto Botanico di Roma sia il ripristino del Bosco di Palo. Quello che sta emergendo dagli studi del progetto Life in corso è che una crisi “idrica” del Bosco ha innescato il suo indebolimento e quindi l’attacco dei parassiti. Significa che in questi anniè mancata una visione ed una politica attiva, è mancata la capacità di pianificare, è mancata la ricerca di collaborazioni e di competenze specifiche.
Vogliamo far diventare Ladispoli “Una Città Bosco” il prototipo delle città di nuova generazione: verde, in grado di assorbire elevate quantità di anidride carbonica e inquinanti, limitare le richieste energetiche degli edifici, ridurre i fenomeni dell’isola di calore urbano per assicurare agli tutti gli abitanti i benefici psico-fisici che solo la natura può fornire. È inoltre doveroso valorizzare i Siti di Interesse Comunitario presenti nella nostra città, come Torre Flavia e il Bosco di Palo Laziale (Sito di Interesse Comunitario SIC IT6030022 e Zona Speciale di Conservazione), per far sì che Ladispoli diventi un polo di riferimento non solo per le associazioni ambientali, ma anche e soprattutto per le Università e Centri di Ricerca.
In ambito della progettazione edilizia ed urbanistica, quale sviluppo è previsto ancora per Ladispoli? E in quale misura?
Due parole: Sviluppo Sostenibile! Domando ai cittadini ladispolani: è ancora davvero necessario costruire e cementare come è stato fatto fino ad oggi? Oppure, pensiamo che sia necessario intervenire per ripristinare i corretti equilibri tra edificato, servizi ai cittadini e verde pubblico? Io penso che qualsiasi cittadino di Ladispoli risponderà che è ora di dire “basta al cemento selvaggio”, anche ricordando gli slogan, mai rispettati, di chi ha governato negli ultimi cinque anni.
Se osserviamo la Tavola di Piano approvata dall’amministrazione uscente, ci accorgiamo che gran parte delle zone agricole di Torre Flavia, compresi dei tratti che superano la ferrovia, sono invase dal cemento. Le belle aree agricole, fertili e tuttora produttive di viale Europa, alcune aree intorno a Olmetto Monteroni e altre aree rurali trasformate in edificabili, apparentemente senza una logica, o inspiegabilmente non collegate tra loro. Senza parlare dei lotti all’interno del centro urbano trasformati in edificabili, mentre altri di simili caratteristiche vengono esclusi. Questo e molte altre decisioni incomprensibili. Sostanzialmente un pesantissimo aumento di cubature senza una logica urbanistica. Aprire una discussione pubblica partecipata sul Piano Regolatore è fondamentale e segna il cambio di passo sostanziale che significherà la nostra amministrazione per Ladispoli.
La Ladispoli di Agenda 2030 o degli obiettivi di sostenibilità del 2050 ce la immaginiamo esattamente come tutte le Istituzioni ci chiedono di farla diventare: a misura d’uomo, rispettosa dell’ambiente, salubre e luogo di comunità. Ma anche fatta di edifici energeticamente efficienti o addirittura in grado di produrre energia sfruttando il volano degli incentivi alla ristrutturazione che è un settore per l’edilizia di altissimo valore economico. Oggi tutte le città del mondo, ripartendo dai quartieri, stanno ponendo al centro il cittadino.
Un grande architetto del secolo scorso, Ludwig Mies van der Rohe, amava dire “Less is more”, intendendo con questo valorizzare l’essenziale, rinunciando al superfluo: Ladispoli deve recuperare l’essenziale del suo essere città di mare, ovvero vivibilità, attrattività turistica, un profondo e immediato legame con la natura, ridando ai cittadini l’accesso gratuito a quei servizi basilari che un tempo erano scontati e che oggi invece mancano. A partire da un semplice campetto di calcetto in Via Firenze dove un tempo hanno giocato i 40enni di oggi e che dopo essere stato dimenticato dalle precedenti amministrazioni è stato addirittura dato in concessione ai privati. Al contrario in questo momento, investire in spazi pubblici dove i ragazzi possono giocare anche senza dover pagare la retta di una scuola calcio, significa non solo riqualificare la città ma anche aiutare tante famiglie che non possono offrire ai propri figli occasioni per fare sport.
Risponde Grando
Risponde Marongiu
Risponde Mollica Graziano