SPREGIO PER I REGOLAMENTI E DISPREZZO PER LA DEMOCRAZIA: CADUTA OGNI FINZIONE.
Riceviamo e pubblichiamo.
Il Paese Che Vorrei – All’ultimo Consiglio comunale è andata in scena l’ennesima dimostrazione del disprezzo che il Sindaco, la Maggioranza e i loro sodali hanno nei confronti dei cittadini e della democrazia.
Paradossalmente, questa volta ciò è avvenuto bocciando una mozione (presentata per la seconda volta dai consiglieri di opposizione) che chiedeva semplicemente il rispetto di regole che la stessa maggioranza aveva approvato (il Regolamento della materia referendaria) nonché dello Statuto comunale che definisce le modalità nelle quali l’amministrazione deve operare. Motivo del contendere, i referendum sui project financing.
I promotori hanno consegnato le firme necessarie nei tempi previsti per chiedere l’indizione del referendum entro il 2021. Nonostante i termini definiti dal Regolamento, sono passati mesi prima che l’Amministrazione si degnasse di decretarne la validità.
Quando infine si sono decisi a farlo, a rigore di Statuto, il Sindaco avrebbe dovuto stabilire la data della consultazione e, in attesa di questa, interrompere ogni attività relativa ai project in oggetto. Invece, Tidei ha preferito fregarsene e scagliarsi contro i costi di una democrazia “scomoda” per lui e la sua maggioranza. In particolare ha preferito prendersela con il costo necessario a informare i cittadini sui quesiti referendari. Fumo negli occhi visto che già ad agosto i consiglieri del gruppo Paese che vorrei e del Gruppo misto, oltre a dichiararsi disponibili a modificare il regolamento per diminuire sensibilmente le spese, avevano fatto presente come la comunicazione potesse avvenire a costo zero se recapitata all’interno di un’altra missiva del Comune (ad esempio, insieme ai bollettini TARI).
Il “ducetto de noantri” ha preferito invece prendere tempo e perdere l’opportunità di risparmiare denaro pubblico; spreco di cui Sindaco e Maggioranza sono gli unici responsabili. Tutto è diventato lecito pur di portare avanti i piani di privatizzazione, smantellamento e predazione dei beni comuni.
Anche Segretaria Generale e Presidente del Consiglio – le figure istituzionali che dovrebbero assicurare l’osservanza delle regole – hanno ormai abdicato al proprio ruolo di garanzia. Anzi, in consiglio il Presidente ha candidamente dichiarato che a lui i project piacciono e che riteneva fosse necessario bocciare la mozione e proseguire gli iter, in barba al rispetto dei cittadini e delle regole democratiche.
E così hanno fatto. Senza imbarazzo o dignità, continua questa farsa che vede esponenti di vecchie e attuali maggioranze interpretare la loro particina di pedine di un potere finalizzato al mantenimento di sé stesso, delle sue insopportabili dinamiche antidemocratiche, del suo nauseante scenario di egoismi, di complicità e alleanze strumentali al perseguimento del proprio interesse. Persa ogni remora, fame di potere e arroganza saccheggiano scompostamente risorse che, invece di essere utilizzate per migliorare la qualità della vita, sono oggetto di spartizione per tenere buona la maggioranza e non solo.
Il bottino sono i beni comuni, su cui si scatenano speculazioni e affarismo di pochi contro gli interessi e i benefici di un’intera collettività.
Il Paese che Vorrei