LADISPOLI CITTÀ DELL’ACCOGLIENZA

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PENSA AD UNA STRUTTURA FISSA PER I PROFUGHI. L’ASSESSORE BITTI: «AL MOMENTO POTREMMO ACCOGLIERE SOLO 100 UCRAINI»

Ladispoli e il suo ritorno al passato. Era la fine degli anni ’70 quando gli ebrei russi lasciavano il loro Paese transitando in Europa ma restando in attesa sei mesi prima di sbarcare negli Stati Uniti o in Canada in base ad un accordo del loro Governo: si chiamava “permesso di sosta”. Non c’era la guerra, e neanche l’Ucraina come Stato indipendente: apparteneva infatti all’Unione Sovietica.

A poco a poco i “forestieri” si stabilirono a Ladispoli. Decina, centinaia, migliaia. In dieci anni, seppur di passaggio, transitarono circa 200mila russi, molti dei quali erano proprio della regione ucraina. Un déjà vu per i ladispolani anche se ora è totalmente diverso perché gli ucraini, soprattutto donne e bambini, stanno fuggendo dai bombardamenti e già una cinquantina sono approdati in città. L’Anagrafe ne aveva registrati come residenti non più di 250.

I profughi insomma aumentano, forse perché si fidano dei loro connazionali e anche perché la comunità ha risposto egregiamente sul fronte dell’accoglienza offrendo loro la possibilità di appoggiarsi in appartamenti. Una storia nella storia quella ad esempio di Nadia e Olga scappate nel cuore della notte con 4 bambini e un figlio maggiorenne. «È stato un viaggio difficile per vari motivi, – testimoniano entrambe 39enni – volevamo fermarci in Polonia ma ci sentivamo persi. Non conoscevamo nessuno. Invece mamma vive a Bracciano e così ci siamo spinti in auto fin qui. Nostro fratello ha 43 anni ed è stato arruolato. Temiamo per lui. Nessun uomo dai 18 ai 55 anni può lasciare l’Ucraina. Ringraziamo Ladispoli che ci accolto con tanto affetto, ci ha dato degli indumenti, cibo, un caloroso abbraccio. I nostri figli amano il mare e magari può aiutare in questo momento». A tradurre i loro discorsi Alex Pichek, ucraino che vive a Ladispoli e sta dando una mano come volontario, assieme all’incaricato della Protezione civile, Miska Morelli e varie associazioni come Assovoce, gruppo “Uniti per Marco Vannini”, Humanitas, Animo ed altre ancora. Ma dalla gestione all’emergenza si potrebbe arriva presto.

Il comune di Ladispoli ha preparato un avviso pubblico affinché si riesca ad individuare una struttura che possa accogliere i rifugiati (status ovviamente sancito dall’Ue). Al massimo si potrebbe ospitare un centinaio di ucraini. Nei prossimi giorni l’iter sarà di dominio pubblico. «Abbiamo oltre 200 ucraini ormai stabili da tanti anni – afferma Fiovo Bitti, assessore alle Politiche social – e si stanno adoperando per dare ospitalità, così come tanti ladispolani. Stiamo effettuando un censimento per capire le varie disponibilità di privati e del settore ricettivoalberghiero». È però una corsa contro il tempo. Già nella stagione primaverile la possibilità di affittare un appartamento si riduce perché iniziano ad arrivare i turisti. «Proprio per questo – anticipa Bitti – cercheremo di non farci trovare impreparati con il bando. È chiaro nello stesso tempo che se il numero degli ucraini salisse con la frequenza di questi giorni, a quel punto la Prefettura dovrebbe indicarci una soluzione magari anche con l’aiuto dei comuni che fanno parte di questo comprensorio. La Regione inoltre ha avviato un’Unità di crisi».