Sono distanti solo una manciata di km.
Ma sono vicine per la storia millenaria del territorio che fu la culla della civiltà Etrusca. Politicamente invece sono agli antipodi, come hanno dimostrato le elezioni comunali di domenica scorsa, la cui analisi troverete nelle pagine interne. La fotografia più nitida di questa differenza nell’approccio alla politica è certamente il Partito democratico, granitico e coeso a Ladispoli, sgretolato dalle divisioni a Cerveteri. I numeri non mentono, le urne hanno confermato quello che tutti prevedevano ma nessuno aveva il coraggio di dire apertamente. Mentre infatti a Ladispoli, da almeno 20 anni, il Partito democratico riesce a gestire le tante correnti interne che non sempre vanno d’accordo, riuscendo come domenica scorsa ad essere uno dei pilastri per la corsa di Pierini al ballottaggi, a Cerveteri è andato in onda il remake di 5 anni fa. Quando il Pd fu spazzato via dall’elettorato per liti intestine, gelosie ed inchieste giudiziarie. Solo che questa volta la magistratura non c’entra nulla. Il Pd di Cerveteri ha mandato al massacro Juri Marini, rischia la cancellazione dalla scena politica locale, ha pagato nelle urne una linea politica esasperata e tesa solo alla demonizzazione di Pascucci. Fingendo di non sapere che Pascucci alla Città metropolitana è un consigliere della lista proprio del Pd. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, la componente del Pd che se ne è andata ha ottenuto 1.207 voti, rastrellando un ottimo 7,2% di consensi. Il Pd della linea dura è naufragato al 5,3%, ha ricevuto appena 884 consensi. Addirittura 118 voti in meno del candidato sindaco Marini, persona seria, che non meritava di essere massacrato in questo modo. Il finale dovrebbe essere scritto, a casa una classe dirigente che ha perso le elezioni, si aprano le finestre nella sezione di Cerveteri. Il Pd cerite dovrebbe prendere esempio dai colleghi di partito della vicina Ladispoli che da venti anni non sbagliano una strategia politica. E soprattutto non hanno mai mandato a casa un proprio sindaco a colpi di dimissioni di consiglieri. Il Pd, pur nel rispetto massimo che abbiamo per Juri Marini, ha presentato come candidato a sindaco uno dei firmatari delle dimissioni che nel 2012 fecero cadere l’amministrazione di Gino Ciogli. Che, se non andiamo errati, era una amministrazione a guida Partito democratico. Il Partito democratico di Cerveteri è morto. Ma di che vogliamo parlare?
Il Direttore
Gianni Palmieri