di Pietro Zocconali
A noi occidentali piace criticare certe culture nelle quali la donna viene considerata di serie B rispetto all’uomo, ma non possiamo dimenticare che, soltanto nel corso del novecento, in molte nazioni dell’Occidente è stato concesso il diritto di voto alle donne.
Voglio fare un solo esempio: Grazia Deledda, morta nel 1936 a 65 anni, nota scrittrice italiana, ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura nel 1926 con la seguente motivazione: «Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano. ». Ebbene questa scrittrice, vanto della nostra Nazione, non ha mai votato perché non degna in quanto donna. La Deledda, nella sua splendida Sardegna, avrà visto diverse volte pecorai e contadini analfabeti recarsi alle urne per decidere anche del suo futuro!! Torniamo indietro di un altro secolo, all’800, il secolo del progresso e delle “grandi invenzioni”; sentite come Guy De Maupassant, nel romanzo “Una vita”, (1883), scriveva, facendo parlare un nobile padre, figlio dei tempi, che si rivolge alla figlia neo sposa: “…non dimenticare questo, soltanto questo: tu appartieni interamente al tuo sposo”. Ma quello era soltanto un romanziere; sentiamo cosa pensava delle donne il padre della Sociologia, o almeno colui che coniò il termine Sociologia unendo con grande fortuna una parola latina “socius” e una greca “logos”: Auguste Comte (1798-1857). Qualcuno ha asserito che Comte è stato un fervente sostenitore dell’inferiorità naturale della donna rispetto all’uomo. Il papà della Sociologia, nel corso dei suoi studi, ha asserito: “Oggi non si può seriamente contestare l’evidente inferiorità relativa della donna, molto meno adatta dell’uomo all’indispensabile continuità e all’alta intensità del lavoro mentale, sia in virtù della minore forza intrinseca della sua intelligenza, sia per la sua più viva suscettibilità morale e fisica”. Comte si oppone alla: “disastrosa eguaglianza sociale dei due sessi”, perché qualora si realizzasse: “tenderebbe moralmente a distruggere il principale fascino che oggi ci trascina verso le donne e che suppone le donne in una posizione passiva”. Un’ultima citazione da “Pensieri e precetti”: “La vera direzione del progresso umano è questa: rendere la vita della donna sempre più familiare, liberandola da ogni lavoro esterno, affinché sia assicurato il suo destino affettivo”. Avete ancora il coraggio di prendere in giro quei popoli che ancora oggi non considerano la donna al pari dell’uomo? Potendo dialogare con Comte gli direi di assumere una donna di servizio, e, in quanto alla posizione passiva, gli consiglierei di acquistare una bambola gonfiabile in un sexy shop; gli direi che, sebbene una buona parte delle donne, per struttura fisica, è meno efficiente degli uomini, potrebbe farsi una nuotatina con Federica Pellegrini o un saltino con Sara Simeoni, così, giusto per vedere chi vince, chi ha più forza intrinseca. Ma parliamo della mente: vorrei vedere se è più bravo in chimica e fisica di Marie Curie; se conosce l’astrofisica meglio della prof.ssa Margherita Hack, da poco scomparsa, alla quale ho avuto l’onore di stringere la mano. Chiarito ciò, volevo dire che finché l’uomo penserà che la donna che ha sposato è a lui inferiore, anche per certi termini più o meno dotti e ancora adottati: “pater familias”, capo famiglia; a pensare che questa donna gli appartiene, come asseriscono adepti di certe religioni e come dicono tante belle poesie sentimentali e canzonette, ogni discorso sulla libertà e la parità dei sessi rimarrà vano, e della “rivoluzione del ‘68” dello scorso secolo rimarranno soltanto tante belle foto dei figli dei fiori, mezzi nudi e con in mano le canne. Voglio anche ricordare la frase “finché morte non vi separi”; è all’interno del matrimonio religioso, cioè i due sposi saranno marito e moglie fino alla morte. Naturalmente quella frase è stata inserita senza scopi cruenti; solo per affermare che la coppia, secondo il precetto di quella religione, sarà destinata a rimanere unita fino a che, dopo tanti anni di convivenza, uno dei due, avrebbe lasciato, per morte naturale, sia il coniuge che questa “valle di lacrime” (capita quasi sempre all’uomo che mediamente campa meno della moglie e per giunta è quasi sempre più anziano di lei). Ma qualcuno questa frase la intende con un altro significato e oggi sempre più tragicamente se ne vedono i risultati. Care donne, una volta la vostra educazione, l’esperienza acquisita dai consigli delle vostre madri e delle nonne, vi insegnava a comandare in casa, a gestire nel modo migliore la famiglia tenendo a bada in qualche modo l’orso che rientrava la sera dal lavoro, magari dopo essere passato per l’osteria; ai figli, per farli stare buoni dicevate loro: “quando rientra vostro padre gli dico tutto e per voi saranno guai”. Care donne, il progresso vi ha fatto cambiare il modo di vivere, gli studi vi hanno aperto gli occhi, alla faccia di Comte, ma ci sono molti uomini che per la loro ignoranza non sono disposti alla cosiddetta “parità”, non vogliono ammettere la realtà e vi fanno scontare il loro disagio, anche con la forza bruta. La maggior parte di loro non sono dei pazzi; sto parlando di uomini disperati che magari hanno perso o hanno problemi con il lavoro, che vorrebbero, rientrando in casa, un po’ di pace e consolazione e trovano invece una nemica che non li stima più e che, nei casi limite, vorrebbe andarsene da casa come i topi che fuggono quando la nave sta per affondare. Al capitano della nave, non sono tutti come quello ormai famoso dell’isola del Giglio, al capitano, quello vero, non piace abbandonare la nave e vorrebbe che gli altri componenti dell’equipaggio la pensassero allo stesso modo; vorrebbero quindi cercare di salvare l’imbarcazione con l’aiuto di moglie e figli. Ma soprattutto della moglie poiché i figli sono destinati ad andarsene di casa, ed è anche per questo che un numero, del resto infinitesimale di uomini, perdono la testa e si comportano come animali feroci nella Jungla. Cari uomini, nel mondo ci sono alcuni miliardi di donne; a migliaia, a prescindere dal vostro carattere, dalla vostra condizione economica o dalla bellezza/bruttezza, sarebbero liete di conoscervi e di vivere insieme a voi: perché vi accanite con chi non ne vuole più sapere? L’amore? Dall’alto della mia esperienza acquisita con il mio lavoro e purtroppo con l’età, ho conosciute tante persone con il cuore infranto che, dopo qualche mese di lutto e disperazione per essere state abbandonate, si sono consolate con qualcuno che gli ha anche migliorato notevolmente la vita. Non si può pretendere di stare bene insieme a chi non vuole più stare con te o che non ti ha mai potuto sopportare. L’amore giustifica certe azioni? Ma è amore? Forse il più delle volte si tratta di spirito di possesso o di ripicche; mi viene in mente la vicenda di Don Rodrigo e Lucia nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni: qualcuno di voi, dopo il putiferio scatenato da quel nobiluomo ha mai pensato che quello volesse Lucia per amore? Caro uomo violento, è passata l’età infantile delle lotte e delle sassaiole, non siamo nel “west side”; la devi finire di giocare a fare il cattivo, dentro e fuori gli stadi o peggio ancora in famiglia; se vuoi fare a pugni segnati in una buona palestra vicino casa e sfogati. Pensa a cosa ti perdi nel trattare male tua moglie e i tuoi figli; non è con gli schiaffi che si ottiene l’amore e la fedeltà dei tuoi familiari: è con il buon esempio, il rispetto e la bontà. Ricordati che tua moglie si comporta di conseguenza e che i tuoi figli cresceranno amplificando i tuoi difetti e da grandi si comporteranno peggio di te e anche contro di te. Dentro le mura domestiche, caro il mio uomo violento, anche se l’appartamento l’hai acquistato con i tuoi soldi e ti appartiene, non puoi fare quello che vuoi, sei sempre soggetto alla legge, e quando manderai tua moglie in ospedale o al cimitero, si apriranno giustamente per te le porte del duro carcere e qualcuno butterà la chiave. Ma ti conviene? E poi, con l’impegno di tutti, facciamo in modo che si vada ben oltre la Giornata Internazionale della Donna replicandola per 365 giorni l’anno, anzi 366 quando l’anno è bisestile.
*Presidente dell’ Associazione Nazionale Sociologi