di Giovanni Zucconi
Giorni fa, spulciando in una copia del 1920 di una rivista storica, mi sono imbattuto nel testo integrale di chirografo papale che, nel febbraio del 2012, fece molto scalpore a Cerveteri. In un paese dove la memoria storica è un concetto alieno, e da allontanare come una malattia contagiosa, la notizia che un nostro concittadino, Ugo Ricci, persona stimatissima e appassionato storico dilettante, aveva ritrovato questo documento emesso da Papa Clemente XI nel 1709, fu accolta come bomba che finalmente squarciava un velo della Storia che aveva per secoli proditoriamente “nascosto” una verità che avrebbe potuto cambiare il destino di Cerveteri: la nostra città, dal 3 febbraio 1709, è un Principato. Si, proprio come lo è Montecarlo o il Liechtenstein. Uguale. Il mio pensiero è subito corso, con tenerezza, ai titoli dei giornali di quei giorni. Il Corriere della Sera titolava: “Anche Cerveteri sogna il principato”. Libero invece scriveva: “Roma: ritrovata bolla (in effetti bolla è un’altra cosa) di Clemente XI, Cerveteri rivendica Principato perpetuo”. Oppure, “Il caso di Cerveteri, un Comune che si fa principato”, “Rinasce il principato di Cerveteri?”, “Cerveteri rivendica il Principato perpetuo”. E così via. Ma “l’articolo” che più mi ha colpito è quello comparso nientemeno che sul blog del sito ufficiale del Principe Sforza Ruspoli (detto Lillio), dove troviamo: “…Cerveteri rivendica lo status di Principato. La scoperta fatta da un abitante del luogo appassionato di storia…”. Insomma, Cerveteri, nel 2012, finalmente scopriva di essere, dal 1709, un Principato. Con tanto di cerimonia, nella quale fu solennemente letta la ”bolla papale” nella chiesa in piazza Santa Maria.
Lo scoprirono tutti. Sembrerebbe che lo scoprì anche il Principe Ruspoli. Scoprirono? Ma come scoprirono… Non poteva certo essere un segreto. Non è che una città si può dimenticare di essere addirittura un principato. Che appena un gradino sotto un Regno. Inoltre, il chirografo in questione è un documento di cui si possono trovare, facilmente, abbondanti e precise indicazioni, facendo solo una banale ricerca su Google. Su Internet si trova tutto. Si trova anche il testo del documento di Clemente XI, come ho anticipato all’inizio. Quindi perché tutta questa sorpresa, e tutta questa eccitazione? Perché anche il Principe Ruspoli, nel suo blog, riporta la notizia come se non dovesse essere una cosa arcinota? Ma soprattutto perché Cerveteri non è diventata, non dico come Montecarlo o il Liechtenstein, ma almeno come Tarquinia, tanto per fare un esempio di una città a noi vicina?
Nell’eccitazione della “scoperta” ci siamo tutti dimenticati di farci queste domande. Ci siamo, soprattutto, dimenticati di cercare di capire perché un “principato” non si sia mai manifestato veramente come tale. Credo che tutti siate d’accordo che un principato, per sua natura, dovrebbe apparire in modo diverso da come Cerveteri si è potuta esprimere dal 1709 ad oggi. Per il chirografo di Clemente XI, Cerveteri era “principato” anche nel 1927, quando un ignaro D. H. Lawrence, inconsapevole di calpestare il nobile suolo di un principato, descriveva lo squallore di Cerveteri, immortalandolo nel suo celebre “Luoghi Etruschi”: “…il tutto indicibilmente abbandonato, spento … grigio groviglio di vie abitate…”. E Cerveteri era sempre un principato quando, all’inizio del secolo diciannovesimo, i Principi Ruspoli ignoravano i vincoli archeologici posti sui loro terreni, mettendo a repentaglio il nostro patrimonio archeologico, oggi diventato Patrimonio dell’Umanità.
Nella realtà, Cerveteri, come è stato ben raccontato dal Maestro Carlo Grechi in una sua recente intervista a L’Ortica, non è mai stata una vera città. Per questo non sarebbe mai potuta diventare un vero principato.
Riportiamo un passo di quella interessantissima intervista, cruciale per capire bene la nostra città: “…Perché Cerveteri non era una città. Per i Principi Ruspoli era solo un possedimento. Una città è fatta di persone appartenenti a classi sociali diverse in relazione tra di loro. Una città è fatta di cittadini, non di dipendenti. Ha degli spazi sociali e pubblici ben definiti, dove i cittadini si relazionano tra di loro e con la Cultura, per esempio. Questi luoghi erano stabiliti, e spesso costruiti, dai nobili e dai potentati che vivevano nella città. La classe dominante, in una città come Tarquinia, distingueva precisamente le sue proprietà dagli spazi sociali. I nobili, nelle loro proprietà, facevano naturalmente quello che volevano. Negli spazi pubblici, quando era possibile, cercavano di evidenziare, anche con gesti generosi, la loro potenza e la loro ricchezza. Ma Cerveteri non era Tarquinia. Cerveteri non era una città, ma una proprietà dei Ruspoli. Nasce come agglomerato urbano per i loro operai e i loro fattori. Non è Roma, dove il Principe Ruspoli doveva dare dimostrazione pubblica della sua potenza. A Cerveteri non doveva essere generoso, realizzando grandi opere. Cerveteri è sempre stata amministrata come si gestisce un terreno, o la cucina di casa propria. A Cerveteri, al massimo, si confrontavano con il mezzadro…”
Fatte queste premesse, in questa seconda parte, torniamo all’oggettività della Storia, e vi racconteremo, brevemente, come nacque il principato di Cerveteri. Pubblicheremo anche parte del documento di Clemente XI, che possiamo leggere nell’Archivio di Stato di Roma.
Clemente XI, il 2 febbraio 1709, emette un “chirografo”, non una bolla che è un’altra cosa, con il quale eleva Cerveteri a Principato. Nella clausola dispositiva troviamo:
“… Noi istituemo et erigemo per il detto Marchese Francesco Ruspoli, suoi eredi e successori qualunque possessori di tetta Terra di Cerveteri per nobile et illustre Principato la medesima Terra di Cerveteri dal suddetto Marchese come sopra posseduta, con tutti i singoli privilegi, esenzioni, facoltà, immunità, prerogative, grazie e indulti in qualsivoglia tempo conceduti e soliti godersi da qualsisiano altri Prncipi e Duchi, quanto si voglia nobili antichi et illustri…”
Ma perché Papa Clemente XI, nel 1709, prende la decisione di elevare il Marchese Ruspoli a Principe, e Cerveteri a Principato? Lo fa per riconoscenza dei servigi resi da Francesco Maria Ruspoli, che aveva messo a disposizione della Santa Sede un reggimento di fanteria, armato di tutto punto, durante la guerra contro l’Imperatore Giuseppe I d’Asburgo. Questo reggimento, chiamato “Colonnella Ruspoli”, nel 1708, prese parte alle vittoriose azioni di guerra che avvennero in Romagna.
Un reggimento di 1.000 soldati costa sicuramente molto, Ma indubbiamente si dimostrò un ottimo investimento. Clemente XI si dimostrò molto riconoscente con Francesco Ruspoli, nominandolo appunto Principe e, come scrive lo storico Valesio, “accogliendolo in Vaticano con trattamento solito a darsi a’nepoti di papa”. Con lo stesso documento, Cerveteri fu elevato a principato”perpetuo”.
Ma non fu il primo tentativo. Già nel 1707, il Cardinale Galeazzo Marescotti, che aveva sempre avuto l’obiettivo di far elevare la famiglia al ruolo di Principi, aveva convinto suo nipote Francesco Maria ad armare un brigantino e a donarlo a Papa Clemente XI. La nave da guerra fu quindi consegnata, alla Santa Sede, a Civitavecchia. Con tanto di cerimonia dove fu cantato un coro di voci bianche composto da Hendel. Ma, purtroppo, questo non bastò al Ruspoli per farsi nominare Principe.
Da segnalare, che tutta questa storia è preceduta da una complessa vicenda dinastica che avrebbe potuto impedire a Francesco Maria Ruspoli di assumere il titolo di principe di Cerveteri. Ma è troppo lunga da raccontare in questo articolo. Disputa che però fu risolta, a favore di Francesco Maria Ruspoli, guarda caso, grazie all’appoggio della Curia e, tramite l’influente zio Cardinale Galeazzo Marescotti, dello stesso Papa Clemente XI.