A quasi un mese dalle ultime elezioni politiche che hanno visto il M5S diventare il primo partito politico e la destra affermarsi come coalizione più forte (con un sostanziale cambio della guardia, che ha visto all’interno della stessa coalizione, l’affermazione delle posizioni più estremiste e radicali di Salvini e dei leghisti), non si è assistito, a sinistra, ovvero nella parte uscita sconfitta dalla competizione elettorale, a nessun tentativo di seria analisi di quanto è accaduto.
In effetti sembrerebbe ci sia poco da dire se non di un pesante arretramento da parte di tutte le componenti di quell’universo che a vario titolo si definisce sinistra. Se da questo voto, appare definitivamente travolto il disegno di “Partito della Nazione”, con sempre più marcato spostamento al centro, incarnato da Renzi (progetto, a ragione, definito da molti la “nuova D.C due punto zero”), dall’altra si è mostrata anche l’attuale, sostanziale inconsistenza dei due progetti alternativi al PD: un risicato drappello di parlamentari, eletti da Liberi & Uguali (che tra l’altro era rappresentato dalla seconda e terza carica dello stato e godeva quindi di più che sufficiente copertura mediatica) e il dimezzamento dei consensi (rispetto alle precedenti consultazioni) da parte della sinistra radicale, rappresentata dalla novità di Potere al Popolo. Per di più le percentuali microscopiche di consensi, ricevute dalle altre liste comuniste e di sinistra, fanno piazza pulita sia dei tentativi di mero richiamo identitario, sia delle avventure personali di dirigenti o intellettuali malati di protagonismo.
La profonda crisi di rappresentanza è ulteriormente confermata dal massiccio spostamento di voti “popolari” verso grillini e leghisti, con operai e No-Tav che votano in massa 5 stelle o con immigrati africani eletti al senato addirittura con la Lega, partito principe dell’anti-immigrazione.
A questo punto, una riflessione, un ragionamento, appunto che non riproponga farisaicamente posizioni o certezze assolute, ma anche formazioni o aggregazioni che hanno mostrato tutto il loro “non-seguito” e sono state, nei fatti, considerate non utili da quel popolo che si voleva rappresentare, sembra quanto meno doveroso. C’è un futuro per la sinistra in Italia? E come deve essere una sinistra all’altezza delle prossime sfide?
Se ne parlerà sabato 7 aprile alla Casa del Popolo di Ladispoli, con i rappresentanti locali e nazionali di Possibile, PCI, Rifondazione, PD e Risorgimento Socialista e di tutti/e coloro che vorranno dire la propria opinione.