In un noto film Julia Roberts, che interpreta la parte di una famosa attrice, ad un certo punto dice: “… quando si accorgeranno che non so recitare…”. Questa frase racchiude il significato della sindrome dell’impostore.
L’espressione sindrome dell’impostore è stata coniata dalle psicologhe americane Pauline Clance e Suzanne Imes, alla fine degli anni ’70, e “si riferisce ad una specifica situazione emotiva: una persona può sentirsi di non possedere abilità né conoscenze e nemmeno le capacità tali da giustificare i traguardi che è riuscita a raggiungere. Così, attribuisce il merito di tutto quello che ha ottenuto a fattori esterni,” tipo la fortuna, il tempismo, l’aver lavorato più degli altri oppure dalla propria capacità di fingere.
La sindrome dell’impostore non compare nel DSM-V (è una sindrome perché è un quadro formato da diversi sintomi) ed è molto frequente sia nei maschi che nelle femmine. La persona che ne è colpita ha solitamente una cultura elevata e ricopre un ruoli professionali importanti; purtuttavia, sente di non meritare il successo ottenuto e teme, continuamente, di venire scoperta. Le caratteristiche principali descritte dalle persone, infatti, sono un’alta quota ansiosa, un’elevata necessità di controllo sia di se stessi sia del mondo esterno, una bassa autostima, un elevato perfezionismo, un’elevata autocritica e la certezza di non meritarsi quel ruolo; quando arriva a riconoscere delle sue capacità, le minimizzate (questo è il principale paradosso in cui vive).
Le persone descrivono sintomi d’ansia perché temono di essere scoperti da un momento all’altro fino ad arrivare a manifestare veri e propri comportamenti di evitamento.
5 sono le tipologie di persone che rientrano in questo quadro:
1) il o la perfezionista (si prefigge obiettivi molto elevati e tende alla perfezione);
2) timore che arrivi l’esperto o l’esperta che li possa smascherare;
3) il superlavoratore;
4) gli individualisti (non chiedono aiuto proprio per paura di mostrare le loro debolezze e quindi di essere smascherati);
5) il genio per natura (chi deve fare bene al primo colpo).
Spesso si manifestano come conseguenza frequenti alterazioni del tono dell’umore (dall’abbassamento all’innalzamento fino, talvolta, ad arrivare alla depressione) soprattutto davanti ad un fallimento possibile o reale. Un minimo comun denominatore che lega le persone con la sindrome dell’impostore è di essere nato e vissuto in una famiglia estremamente conflittuale e con poco sostegno emotivo, con una comunicazione sostenuta da regole molto rigide, adulti di riferimento ipercritici con richieste di elevate prestazioni scolastiche mai accompagnate da congrue gratificazioni.
In questo scenario il bambino ha iniziato a mettere da parte i propri vissuti emotivi per adattarsi e per farsi accettare portando a costruirsi un falso sé che, con la crescita, ha iniziato ad incrinarsi e a diventare disfunzionale. Il tralasciare i propri vissuti emotivi, l’essere continuamente sottoposti a critiche porta il bambino ad avere continui dubbi su di sé, sulle proprie capacità e sulla propria identità e a costruire un’immagine di sé ideale che necessita di una continua conferma. L’immagine ideale, ovviamente, non permette al bambino e all’adulto di sbagliare alimentando, in un circolo vizioso, i dubbi sulle proprie capacità e l’ansia di venire smascherato.
di Anna Maria Rita Masin