LA SIMBIOSI

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simbiosi

La simbiosi è un tipo di relazione tra due o più esseri viventi. In biologia ci sono tre tipi di simbiosi: 1) il mutualismo, in cui i due organismi traggono un beneficio comune; 2) il parassitismo, in cui un organismo si nutre dell’altro, danneggiandolo; 3) il commensalismo, in cui un organismo si nutre dell’altro senza danneggiarlo. Anche nelle relazioni umane si verifica la simbiosi: quella più nota e necessaria per la sopravvivenza è la simbiosi neonatale, quando la madre vive i ritmi del neonato. Piano piano, con il passare dei mesi, con la crescita del neonato, la diade madre-figlio riesce a trovare dei ritmi sempre più funzionali al fine di un’adeguata crescita del bambino stesso. In altri momenti di vita possono esserci periodi transitori di simbiosi: per esempio quando una persona della coppia sta male e dipende transitoriamente dal partner o dal genitore. Oltre a questi periodi (neonatalità o malattia temporanea), ogni altra forma di rapporto simbiotico duraturo è da considerarsi disfunzionale. In psicologia la simbiosi patologica viene definita come “(…) una stretta inter-dipendenza fra due o più persone che si complementano per mantenere sotto controllo, immobilizzati e in qualche misura appagati, i bisogni della parti più immature della personalità” (Bleger, 2010). Oppure “Si ha una simbiosi quando due o più individui si comportano come se formassero un’unica persona”. (Schiff, 1980). La relazione interpersonale sana, che si tratti di relazione genitore-figlio che si tratti di relazione amorosa o amicale, ha come obiettivo (non detto) l’autonomia dell’altro. Quando il bambino chiede aiuto al genitore per un problema di qualsiasi tipo, possono mettere in atto due risposte: la prima si verifica quando l’adulto risolve subito il problema al bambino senza permettergli di sperimentare le sue modalità di problem-solving; la seconda è ascoltare il bambino, fargli trovare delle soluzioni opportune, anche se porteranno a risultati “indesiderati”, sostenendolo nel suo percorso. Nel primo caso il bambino non farà mai esperienza delle proprie capacità, penserà di essere incapace, strutturerà una personalità dipendente ed un’alta disistima; nel secondo caso il bambino sperimenterà le sue capacità di problem-solving, considererà il genitore una base sicura e protettiva. Nel primo caso si è protratto il rapporto simbiotico primordiale, nel secondo si è instaurato il rapporto di sostegno responsabile. Nel primo caso il figlio non avrà mai esperienza della frustrazione, nel secondo caso il figlio avrà esperienza sia della frustrazione sia del successo. Nel primo caso il ragazzo, ormai adulto, creerà a sua volta rapporti simbiotici al fine di mantenere intatta la sua fragilità e nascondere la sua disistima; nel secondo caso il ragazzo, diventato adulto, creerà rapporti fondati sulla sana interdipendenza ed autonomia. In una relazione interpersonale un rapporto simbiotico duraturo è sempre patologico perché il suo “obiettivo” inconscio è quello di fare di due persone un’unica persona. Ciò comporta, per forza di cose, l’annullamento della personalità di uno dei due elementi della coppia per compiacere l’altro. La naturale conseguenza è la rottura della coppia simbiotica, poiché c’è sempre una persona più funzionale (sana) che, ad un certo punto, non riesce più a soddisfare le esigenze psicologiche dell’altro, poiché sono diventate esigenze non aderenti alla realtà. Ciò succede sia nella relazione genitore-figlio, sia nella relazione amorosa ed amicale.

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Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta
Psicologa Giuridico-Forense
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