La sigaretta: croce e delizia

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Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

È inutile ribadire che il fumo di sigaretta fa male. Servizi di medicina, esperti pneumologi ed esperti dello scibile medico sono concordi sul fatto che il fumo di sigarette fa male a tutto l’organismo. Da parecchi anni, inoltre, nei pacchetti di sigarette viene scritto “il fumo uccide”, “il fumo nuoce gravemente alla salute” frasi accompagnate da foto di fumatori gravemente malati, in fin di vita, polmoni anneriti, ecc. E’ chiaro che nei fumatori queste immagini e queste frasi non fanno altro che far attuare uno schema comportamentale di velata sfida: finchè io leggo vuol dire che sono vivo. Infine, si sa che non è tanto il tabacco contenuto nelle sigarette a nuocere, quanto tutti gli additivi che servono a mantenere la sigaretta accesa ed il catrame derivato dalla combustione della carta ad avvelenare i polmoni e il corpo.  Non parliamo del fumo passivo: nocivo quanto l’attivo. Nonostante ciò il fumo di sigaretta ha un giro d’affari legale enorme: è una vera e propria droga legale. I veri fumatori sono quelli che fumano nonostante bronchiti o gravi malanni delle vie respiratorie. I motivi per cui si inizia a fumare sono riassumibili nelle parole “imitazione”, “farsi vedere grandi”; tra tutte le persone che provano ed iniziano a fumare non tutti continuano. Il corpo, inizialmente, rifiuta la sostanza, con tosse o sensazione di oppressione al petto, giramenti di testa, ecc. Alla fine, il corpo si assesta sul nuovo equilibrio portato dalla sostanza e lì si instaura la dipendenza. Apparte la dipendenza fisica, apparte la consapevolezza che il fumo di sigaretta fa male, cosa fa mantenere l’abitudine al fumo? Il gesto dell’accendersi la sigaretta può essere considerato un gesto ritualistico, di noia, di scarico di tensione e dello stress, di prendersi un momento per sé. Insomma, la sigaretta è una compagna sempre disponibile. Freud ha fondato la sua teoria dello sviluppo psicosessuale del bambino sull’equilibrio tra tensione e soddisfazione; quando manca questo equilibrio si verifica una fissazione ad uno stadio. La sigaretta potrebbe proporre la possibilità nell’adulto di risolvere il disequilibrio nello stadio orale entrando nel circolo vizioso, però, della dipendenza. Oltre a ciò ogni fumatore può descrivere l’incontro con la sua sigaretta in modo unico e personale. Già da quando si prende la sigaretta dal pacchetto e si porta alle labbra, si pregusta la prima boccata che dopo aver riempito la bocca scende giù nella gola fino ai polmoni: ecco lì la prima grande sensazione, la botta che è un misto di piacere e di dolore. Qui non si sa se è il piacere della sigaretta che dà il dolore oppure il dolore dei polmoni che dà piacere. Più si va avanti con la sigaretta più il piacere/dolore aumentano. Quando la sigaretta termina, il piacere è temporaneamente appagato tanto che il desiderio della prossima tende ad aumentare col tempo (in contemporanea con il decrescere dei livelli di nicotina nel corpo). Insomma, è un piacere masochista o un dolore masochista. Ovviamente, nel fumatore vero, la soglia è indistinguibile. La sigaretta, inoltre, possiede in sé sia il potere tranquillizzante sia eccitante. In tutto ciò, direte, c’è un modo per smettere di fumare? Io vi chiedo: siete proprio proprio sicuri di voler abbandonare il vostro personale piacere masochista e la sfida tra voi fumatori e l’effettiva nocività della sigaretta? Inoltre, il fumo della sigaretta rientra nella categoria “dipendenza da sostanze”: cosa riequilibra la sigaretta in ogni fumatore?

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