INTERVISTA AL DOTT. MAURIZIO PETRARCA
Il Dottor Maurizio Petrarca è il responsabile e fondatore del Laboratorio di Analisi del Movimento e Robotica (MARLab). Il MARLab è parte integrante del Dipartimento di Neuroriabilitazione e Robotica dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, nella sede di Palidoro e Santa Marinella, ed è impegnato negli ambiti di ricerca e assistenza offrendo ai piccoli pazienti e alle loro famiglie la migliore assistenza possibile. Giovedì 15 dicembre ha partecipato ad un evento organizzato presso il Polo culturale di Tolfa dalla Fidapa, presieduta dalla Prof.ssa Giuseppina Esposito, e ha interloquito con il Dott. De Pascalis e con una platea di oltre 40 persone sul tema dello sviluppo del corpo e della mente dall’infanzia alla piena maturità.
Sono il Responsabile del Laboratorio di Analisi del Movimento e Robotica che svolge sia attività clinica che di ricerca nell’ambito delle Neuroscienze e della Riabilitazione sfruttando i vantaggi offerti dalle più recenti tecnologie. Sono laureato in fisioterapia, ho conseguito la laurea specialistica in Scienze Riabilitative e un dottorato in Misure Meccaniche per l’Ingegneria. Il mio campo di ricerca è quello delle neuroscienze e mi occupo di tecnologia applicandola come strumento per indagare le funzionalità dell’organismo. Credo che la robotica e la tecnologia debbano essere considerate un mezzo e non un fine e che quindi le tecnologie dovrebbero essere al nostro servizio come strumento da applicare alle conoscenze. Mi occupo di un ambito di ricerca dove il confine con l’etica è molto sottile in modo particolare quando le conoscenze vengono applicate verso soluzioni cliniche.
Il laboratorio è attivo dal 2000, io ne sono il fondatore e coordinatore. In 22 anni abbiamo pubblicato oltre 180 articoli, di cui più di 80 sono su riviste scientifiche internazionali. Abbiamo realizzato una serie di macchine robotiche che ci permettono di modificare l’ambiente in modo controllato per incrementare la conoscenza delle nostre funzioni e comprendere le strategie motorie e cognitive da poter applicare in particolare in riabilitazione. Ad esempio studiamo come si adatta il cammino quando avviene su una pavimentazione piuttosto che sulla sabbia, dove ogni volta che appoggiamo il piede accade qualcosa di diverso.
La domanda è stata “quali sono le risorse che ha il nostro organismo per equilibrarsi ad ogni perturbazione?”. Siamo andati avanti negli anni ponendoci sempre più domande soprattutto con l’attenzione rivolta al bambino. Fare studi in laboratorio con esperimenti in contesti controllati e quindi conoscendo quali sono i fattori che implicano la variazione, ci ha permesso di costruire modelli sulle strategie motorie che possiamo poi applicare non solo in riabilitazione ma anche nel gioco, nello sport e nella vita di tutti i giorni.
Sicuramente continueremo a studiare come l’organismo reagisce agli stimoli esterni e come utilizziamo le nostre risorse, motorie e cognitive, in ogni contesto. Un campo di indagine che aprirà nuove strade è indubbiamente legato all’avanzamento delle conoscenze scientifiche di base, la cui conoscenza amplia i nostri orizzonti e quindi ci spinge ad un continuo aggiornamento. Un altro ambito in cui ci stiamo impegnando è la realizzazione di ortesi robotiche intelligenti basate sulla neurofisiologia del controllo del movimento. Ad oggi esistono ortesi robotiche attuate con dei motori elettrici, ma nessuno ha mai creato un controllore veramente ispirato alla biologia e grazie ad un nuovo progetto che ci è stato recentemente finanziato con una donazione privata nei prossimi tre anni realizzeremo un’ortesi che avrà un’interazione naturale con chi la indossa e sarà molto versatile, facilmente indossabile e di conseguenza utilizzabile nella vita di tutti i giorni.
La scienza ci ha permesso di fare un viaggio attraverso la comprensione dei meccanismi di ciò che succede al nostro corpo durante lo sviluppo, compresa l’adolescenza che rappresenta un momento chiave dello sviluppo dell’organismo. Da un lato ci sono i geni e dall’altro c’è l’esperienza, e attraverso i processi di autorganizzazione tipici della biologia è così che raggiungiamo le strabilianti capacità tipiche dell’umanità.
L’esperienza e il mondo fisico forniscono costantemente al nostro corpo delle informazioni e dunque hanno un grande valore. La matematica ha fornito un importante contributo in tale direzione. Mi piace portare l’esempio di Alan Turing che, oltre ad aver scritto il trattato da cui è nata l’informatica e inventato il primo computer con cui fu decriptato il codice Enigma che ha dato una svolta alla seconda guerra mondiale, ha scritto le prime equazioni differenziali con cui ha spiegato come si organizza un soluto in una soluzione, tenendo conto delle interazioni fisiche e chimiche a breve e lunga distanza. Ha gettato le basi per comprendere i principi di organizzazione dei sistemi biologici e aperto la strada per capire come l’informazione genetica si coniughi con l’esperienza affinchè l’organismo si sviluppi nel modo più efficace per adattarsi alla particolare nicchia ecologica. Questo è uno dei segreti della potenza della biologia umana. L’umanità è stata ingrata con Alan Turing condannato nell’Inghilterra degli anni ’50 alla castrazione chimica in quanto omossessuale. Solo nel 2013 la sua figura è stata rivalutata. Fu trovato morto nel suo letto, mentre una mela ricoperta di arsenico e con un morso era sul suo comodino. Era noto il suo legame con la fiaba di Biancaneve e a me piace pensare che il simbolo utilizzato da uno famoso brand informatico sia in realtà un omaggio alla sua persona.
Avere la consapevolezza di quali meccanismi si attuano nel cervello dei propri figli aiuta molto. Il cervello di un adolescente è diverso fisiologicamente da quello di un adulto. Nell’adolescenza si crea una discrepanza nella crescita dei lobi frontali rispetto all’evoluzione dei nuclei della base del cervello. Questa discrepanza produce un disequilibrio funzionale che tende a rendere gli adolescenti più propensi a correre dei rischi rispetto all’adulto. Non accade perché non siano in grado di comprendere il rischio ma perché propendono a orientarsi maggiormente verso le ricompense emozionali. Da qui deriva anche la propensione all’abuso di alcool, droghe, guida spericolata e altre situazioni che in età adulta vengono generalmente meglio ponderate in quanto la neurofisiologica trova di nuovo un equilibrio.
In questi casi accade che difficilmente il ragazzo potrà riacquistare quelle capacità che non acquisisce non facendo le giuste esperienze. Un esempio banale è limitarlo nelle esperienze acrobatiche. Solo cadendo e rialzandosi si diventa abili, altrimenti il rischio è che un eccesso di prudenza si traduca in goffaggine. Questa ultima considerazione può essere applicata anche alla vita e non solo al movimento. Occorre la giusta misura.