Terza parte
Nella 1° e nella 2° parte ho descritto le caratteristiche di una relazione sado-masochistica ed ho distinto il sesso sado-masochistico “perverso” da quello non patologico; inoltre ho cercato di delineare alcune motivazioni psicologiche inconsce che possono spingere un individuo abusato e maltrattato nel passato a ri-cercare nel presente relazioni maltrattanti ed abusanti.
Ho pertanto descritto le psicodinamiche della rimessa in atto del trauma e le sue “ragioni” inconsce. Soprattutto però mi sono concentrato nella descrizione della psicologia del partner che si fa abusare. In questa 3° parte mi concentrerò invece nella descrizione della psicologia dell’abusante-persecutore sadico e violento.
Come già accennavo, le esperienze passate di chi poi diventerà un abusante non sono molto dissimili da quelle di chi poi cerca relazioni in cui si farà umiliare, maltrattare e seviziare. Il sadico violento infatti fu spesso, a sua volta, vittima nell’infanzia di un altro sadico violento. Ciò che differenzia chi si farà ri-vittimizzare e chi diventerà (in vari gradi) un sadico abusante è il modo di gestire e cercare di “risolvere” psicologicamente il trauma subito: Il primo ripete il trauma rivestendo il ruolo che rivestì nell’infanzia (per i motivi psicologici inconsci già descritti nella 2° parte); il secondo si identifica invece con l’aggressore (attraverso un noto meccanismo di difesa detto appunto “Identificazione con l’aggressore”, descritto per la prima volta dalla psicoanalista Anna Freud nella prima metà del ‘900).
Quest’ultimo poi tenderà a scegliersi come partner una persona con una storia per molti versi simile e che in maniera complementare “si incastra” bene con il tipo di relazione di cui lui ha bisogno; quella cioè che gli permetterà di rimettere in scena il trauma pregresso. Per tali motivi, avendo l’uno bisogno dell’altro per affrontare e cercare di risolvere il loro dramma interno, seppure in un modo che poi si rivelerà patologico ed inefficace per entrambi, queste coppie sono solide come poche altre. Entrambi i partner cercano insomma inconsciamente di curarsi (ma in modi diametralmente opposti) attraverso la relazione patologica che mettono in piedi.
Ma torniamo al sadico-persecutore-abusante: in lui il meccanismo psicologico inconscio che si attiva per cercare di risolvere i suoi traumi interni è, oltre all’identificazione con l’aggressore di cui sopra, quello – anche per lui – di rimetterli in scena, ma utilizzando il cosiddetto rivolgimento del passivo in attivo: cioè la configurazione relazionale traumatica della sua infanzia nella quale ci sono due persone, una abusata ed una che abusa, viene ugualmente rimessa in scena nel qui ed ora con il partner (come tentativo inconscio di risolvere il trauma), ma in modo che lui possa ora rivestire un ruolo attivo, dominante. Tanto potente e dominante oggi quanto fu impotente e dominato allora. Ciò gli permetterebbe di non sentire più quel senso di umiliazione, paura, passività ed impotenza che sentì all’epoca del/i trauma/i (e che ancora si trova nelle profondità della sua psiche e che a volte risale alla coscienza), ma bensì di sentirsi appunto potente e controllante. In questo modo, anche per lui, un persecutore interno (vedi 2° parte) può diventare esterno, concreto e reale: incarnandolo lui stesso!
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Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta
Psicoterapie individuali, di coppia e familiari