LUOGO IN CUI IL TASSO “COMINCIA LA SUA CONVERSAZIONE IN CIELO”
Il celebre scrittore italiano Torquato Tasso, nato a Sorrento nel 1544 e morto a Roma nel 1595, oggi riposa nella Cappella della Chiesa di Sant’Onofrio (Roma, Gianicolo), in una stanza della quale il poeta ha passato gli ultimi tempi della sua vita.
Al suo interno la Chiesa conserva un vero e proprio museo, che raccoglie manoscritti antichi, vecchie edizioni delle opere del poeta e la sua maschera funebre. La figura del Tasso è legata a una delle tre campane che si trovano all’interno della cella campanaria, avendo questa suonato fino alla sua scomparsa, accompagnandolo negli ultimi momenti della sua vita; si tramanda perfino un episodio secondo il quale, nel 1849, i garibaldini si appropriarono di alcune campane per farne cannoni e, giunti nella Chiesa di Sant’Onofrio, si scontrarono con la strenua resistenza del padre guardiano, che si oppose con coraggio alla distruzione della “campana del Tasso”, che ha suonato i sonori ritocchi della morte del drammaturgo. La scena risultò essere tanto commovente da far breccia perfino nella coriacea indole del Generale Garibaldi, uno dei principali personaggi del Risorgimento italiano. “Le campane che suonarono l’agonia del Tasso sono sacre: siano rispettate!”
Il Gianicolo sembra essere particolarmente legato alla figura dell’autore della “Gerusalemme liberata”: sulla passeggiata del colle romano, infatti, è stata affissa una targa, esattamente sotto una Quercia, presso la quale, il Tasso, era solito passare e fermarsi (da qui “La Quercia del Tasso”), così come faceva lo stesso San Filippo Neri (morto nel maggio del 1595), da cui si poteva godere di un’intera vista su Roma e trarre sollievo da quei solitari momenti di riflessione e di meditazione, arricchiti dall’immenso splendore della Città, verso i quali era spinto dalla cagionevole salute. Intorno al XVII secolo i religiosi appartenenti all’Ordine di San Filippo Neri, gli Oratoriani o i Filippini, approfittando di una cavea naturale costruirno un piccolo anfiteatro, nel quale ancora oggi vengono rappresentate opere teatrali.
Nell’Anfiteatro della Quercia del Tasso (anche se il termine “anfiteatro” non è propriamente esatto, dal momento che la gradinata si sviluppa in una sola cavea, quindi non è doppia) gli spettacoli teatrali si svolgono all’aperto, unicamente durante il periodo estivo. Ormai da tempo la Quercia del Tasso è sede stabile della compagnia teatrale “La Plautina”, che, mediante congegni mobili, rappresenta opere classiche e moderne.
“All’ombra di questa quercia / Torquato Tasso / vicino ai sospirati allori e alla morte / ripensava silenzioso / le miserie sue tutte / e Filippo Neri / tra liete grida si faceva / co’ fanciulli fanciullo / sapientemente.”(recita la targa posta in prossimità della Quercia)
La Quercia più famosa di Roma, meta preferita anche di Giacomo Leopardi (1798-1837), nonostante sia avvolta da questo alone di sacralità, purtroppo non è riuscita a sottrarsi all’usura del tempo: è stata danneggiata da un fulmine nel 1843 e, nel recente 2014, è stata data alle fiamme. Ridotta a uno scheletro non è più rigogliosa e folta come un tempo.
Tuttavia, la Quercia del Tasso rimane uno dei posti più suggestivi di Roma, visitata dai turisti di tutto il mondo. Basti ricordare le parole dello scrittore francese Stendhal (1783-1842), che una volta visitato il Gianicolo appunta sul suo diario: “Quando si sentì vicino al morire il Tasso si fece trasportare qui. E non senza ragione che questo è uno dei luoghi più belli del mondo”
Flavia De Michetti