A cura del Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta
Lo psicopatico, anche detto sociopatico o antisociale, è colui il quale trasgredisce la legge, le regole sociali e la morale comune condivisa, senza sentirsi in colpa per questo. L’assenza di un senso di colpa e dunque di rimorsi per i misfatti compiuti è tra le caratteristiche centrali di questo tipo di disturbo di personalità. Oltre a non provare colpa, queste persone si caratterizzano per la totale mancanza di empatia verso gli altri esseri umani e non umani.
Ulteriore aspetto caratterizzante la psicopatia è il godimento nell’esercitare un senso di potere assoluto sugli altri; i quali sono loro necessari non per un qualche legame di attaccamento, ma come mezzo per esprimere il loro senso di potere, fascino e onnipotenza.
Il bisogno di esercitare potere ha la precedenza su ogni altro obiettivo; difende dalla vergogna e, specialmente negli psicopatici brutali, fa sì che gli altri non si accorgano delle perversioni sessuali che spesso si trovano al di sotto dei loro atti criminali.
Tale bisogno di dimostrare un senso di potere, sfoggiandolo, è tale che le forze dell’ordine rimangono sempre stupite, nonostante l’esperienza, da quanto tali persone confessino con facilità i crimini più efferati se credono che questo dia loro un senso di potere e fascino e nascondano invece i crimini di minore entità, di cui si vergognano perché pensano siano un segno di debolezza.
I films polizieschi sono pieni di esempi su come gli psicopatici operano: sfidano le forze di polizia lasciando indizi per metterli sulle loro tracce, in modo da esibire sulle forze dell’ordine un certo potere che deriva dal farla franca e “metterli in castagna” nonostante le facilitazioni fornite. Ciò appaga il loro bisogno di cercare piacere nell’umiliazione dell’altro e nel trovare il modo di sminuire l’altro esaltando parallelamente il proprio senso di onnipotenza.
Il retroterra familiare delle personalità antisociali è spesso caratterizzato da violenza, insicurezza e caos: un amalgama confusivo di estrema severità ed eccessi di indulgenza. Specialmente nelle storie degli psicopatici criminali più distruttivi non si trova nessuna influenza familiare sufficientemente protettiva fatta di coerenza e amore. Madri sottomesse, depresse o masochiste e padri collerici, assenti o sadici, sono stati spesso associati alla psicopatia. Sono anche comuni in queste storie abbandoni ripetuti, perdite e rotture della famiglia. In circostanze come queste non può svilupparsi in modo naturale la normale fiducia nell’esprimere i propri sentimenti più fragili, né la fiducia nell’attaccamento o la fiducia nel potere degli altri di proteggere il Sé.
La mancanza di un senso di potere nei momenti evolutivi appropriati può costringere infatti i bambini a passare il resto della vita alla ricerca di conferme di onnipotenza. Cosa che nello psicopatico è molto evidente. L’acting out, infine, è praticamente l’elemento che definisce la psicopatia. Semplificando: per acting out si intende che le pulsioni sono subito agite, senza che la mente possa contenerle per pensarle e poi decidere cosa farci. Ed infatti i sociopatici non soltanto hanno uno stimolo interno ad agire quando sono eccitati o turbati, ma non hanno neanche alcune esperienza dell’aumento di autostima e del piacere che può dare il controllare, invece, gli impulsi.
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