LA NOTTE BRAVA DI MIMOSA

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Saverio Costanzo, dopo il successo de “L’amica geniale”, torna al cinema con “Finalmente l’alba”, un omaggio alla Hollywood sul Tevere, che ci riporta ai ruggenti anni 50. Nel cast Lily James, Willem Dafoe e l’esordiente Rebecca Antonaci.

di Barbara Civinini

Come Hollywood, Cinecittà è la terra dei sogni e Saverio Costanzo – dopo il successo della serie TV de “L’amica geniale” – ci si tuffa, tornando alla regia con “Finalmente l’alba”. Un film che vuole essere un omaggio alla Hollywood sul Tevere, oltre che una testimonianza di grande amore per il cinema.

Locandina del film

Fra i protagonisti ci sono la bella Lily James (Downton Abbey), Willem Dafoe (Platoon, L’ultima tentazione di Cristo) e Alba Rohrwacher (Hungry Hearts). Inizialmente Costanzo, che ha curato regia e sceneggiatura, avrebbe voluto fare un film sull’omicidio della giovanissima Wilma Montesi, avvenuto nell’aprile del 1953 e che rappresentò per l’Italia il primo caso di assassinio mediatico, l’abbandono dell’età dell’innocenza per un Pese che era appena uscito dalla tragedia della guerra e che voleva riprendersi tutto.

 

La stampa speculò sulla vicenda, che coinvolgeva personalità della politica e dello spettacolo, afferma il regista, e nel pubblico nacque un’ossessione che presto diventò indifferenza. Dalle cronache scomparve la vittima per fare posto alla passerella dei suoi possibili carnefici. E proprio per questo il regista ha cambiato il tiro. Piuttosto che far morire la vittima sacrificale ne ha cercato il riscatto. Mi piace pensare, dice, che “Finalmente l’alba” sia un film sul riscatto dei semplici, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore. La protagonista Mimosa è un foglio bianco, su cui ognuno dei personaggi in cui s’imbatte scrive la sua storia, senza paura di essere giudicato.

L’esordiete Rebecca Antonaci interpreta Minosa

Mimosa, infatti, nel lungo film che il regista, dopo la proiezione al Festival di Venezia, ha ridimensionato con alcuni tagli, al contrario di Wilma non muore. La interpreta l’esordiente Rebecca Antonaci, che nei tratti ricorda molto la semplicità di Giulietta Masina, a cui il regista dice di essersi ispirato.

 

La storia, scorre in parallelo al fattaccio di cronaca, e partendo dai fasti della Cinecittà di allora, dove si sta girando un kolossal sull’antico Egitto – che peraltro ha dato un gran fare per l’allestimento del set – racconta la notte brava di Mimosa, arrivata alla fabbrica nostrana dei sogni quasi per caso. La star del momento, Josephine Esperanto, interpretata da una brava Lily James, in versione Rita Hayworth, molto “Gilda”, è attratta dall’ingenuità di Mimosa, estranea al suo mondo. Così se la trascina dietro nei luoghi della “dolce vita”, fra attori e faccendieri, in un mondo senza regole.

Nella Hollywood sul Tevere si sta girando un kolossal sull’antico Egitto

Da ultimo arriverà l’alba a mettere fine all’incredibile avventura della ragazza che però la troverà cambiata, più matura, una donna. Così Costanzo, dopo la lunga esperienza in TV de “L’amica geniale”, sembra voler riscrivere una nuova letteratura del cinema, tra citazioni nobili di Visconti e Fellini, e una grande passione per il neorealismo magico.

 

Un film che, parafrasando l’epilogo dell’intramontabile pellicola di Garry Marshall, sembra voler dire: Questa è Cinecittà, la terra dei sogni. Alcuni si realizzano altri no, ma voi continuate a sognare.