LA NEVROSI DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

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In questo articolo voglio parlare di una particolare condizione della mente umana, che sembra caratterizzare in maniera particolare tutte quelle socio-culture più “civilizzate”;

Dottor Riccardo Coco
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta

forse perché in misura maggiore hanno perso il contatto con il fatto di essere parte del tutto naturale che le circonda. Sto parlando di quella tendenza umana che porta a dare più valore a ciò che non si possiede piuttosto che a ciò che si ha, alla conquista del nuovo piuttosto che al godimento ed alla valorizzazione di ciò che già c’è. Questo aspetto umano ha sempre caratterizzato la storia dell’umanità – solo per fare un esempio storico pensiamo alle brame espansionistiche dell’Impero romano, greco o persiano – e, pur se con modalità diverse, si evidenzia anche oggi attraverso il consumismo smodato.

Il comportamento di moltissime persone sembra essere motivato all’acquisizione di ciò che non possiede e poi una volta ottenuto ciò che si desiderava ecco che l’entusiasmo e la gioia sfumano rapidamente. Tutta la frenesia per raggiungere il proprio obiettivo si perde e con essa anche la felicità una volta che la conquista sia stata ottenuta. Ciò che meraviglia è la brevissima durata dell’euforia della conquista: dopo poco tempo già la mente si sposta verso nuove mete, allo scopo di possedere sempre più o comunque di possedere altro da ciò che già si ha. Il risultato di questo meccanismo necrotico del nostro tempo è una diffusa infelicità ed un profondo senso di vuoto. Si starebbe, così vivendo, più tempo a contatto con l’invidia per ciò che non abbiamo che con il piacere e il senso di soddisfazione che dovrebbe donarci ciò che già ci circonda. Un famoso detto popolare che riassume bene ciò recita così: “l’erba del vicino è sempre più verde”.

Il noto filosofo e psicoanalista Erich Fromm dedicò – tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso – diversi suoi saggi proprio alla descrizione del fenomeno psicologico e sociologico di cui sto parlando: tra le sue opere più famose ricordo: “Psicoanalisi della società contemporanea” e “Avere o essere?”. Vorrei però portare l’attenzione su un’altra delle conseguenze di questo modo di funzionare della nostra mente – oltre al suddetto senso di infelicità, malessere e vuoto – di cui Erich Fromm non si occupò nei suoi saggi sulla nevrosi della società contemporanea: ovvero il fatto che così facendo la mente sia sempre costantemente orientata al futuro, impossibilitata a vivere nel presente, ad essere centrata su di sé, sentendo le emozioni e le sensazioni del nostro corpo nel qui ed ora: non riuscire ad essere in contatto, nel momento presente, con i segnali che dal nostro sistema corpo-mente arrivano, comporta un distacco clinicamente significativo tra il pensiero, le sensazioni e le emozioni. Queste ultime due si attiveranno comunque anche se non ne siamo consapevoli, ma poiché il pensiero non le potrà pensare, esse non verranno elaborate e comprese in un qualcosa che abbia un significato psicologico.

Se ciò diventa un’abitudine, un modo costante di stare al mondo della persona, questa sarà portata a sviluppare diversi possibili disturbi psicologici clinicamente significativi, tra i quali il disturbo d’ansia da malattia, gli attacchi di panico, i disturbi alimentari, le dipendenze patologiche ed altri ancora; per i quali poi sarà necessario un intervento psicologico.

Dottor Riccardo Coco Psicologo – Psicoterapeuta Psicoterapie individuali, di coppia e familiari

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