LA MUSICA E IL CERVELLO

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musica e cervello

Molti “blocchi emotivi” possono essere sciolti con la musica.

Dottor Riccardo Coco
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta

La musica possiamo dire che è connaturata con l’essere umano, sappiamo infatti che già i primi uomini primitivi crearono strumenti musicali con le ossa degli animali di cui si cibavano: famoso fu il ritrovamento in Slovenia di un flauto ricavato appunto da un osso animale e risalente all’epoca preistorica.

D’altra parte sappiamo che suonare, ascoltare musica e cantare hanno effetti benefici sul cervello e sappiamo che il feto umano nelle ultime settimane della gestazione recepisce i suoni musicali, con importanti effetti positivi sullo sviluppo del suo sistema nervoso. La musica ha effetti così benefici sull’uomo che è diventata nel tempo uno strumento di cura psicologica, la musicoterapia appunto.

Alcuni effetti dell’ascoltare musica, produrre musica o cantare sono i seguenti:
1) nella persona affetta da demenza, stimola i ricordi e suscita emozioni che possono aumentare il buon umore;

2) promuove la neuroplasticità, potenziando le funzioni mentali e le capacità cognitive-emotive);

3) facilita la capacita di comunicare ed esprimere le emozioni in contesti relazionali;

4) migliora l’acquisizione del linguaggio (per esempio nei dislessici e nei sordi congeniti);

5) fornisce una forte stimolazione sensoriale (per esempio negli autistici e nei non vedenti);

6) riduce il dolore, dando conforto (per esempio nei pazienti oncologici o depressi che stanno affrontando un lutto);

7) crea un senso di appartenenza di gruppo, favorendo la socializzazione;

8) può rilassare e favorire il sonno;

9) stimola i centri del piacere produce endorfine e oppioidi endogeni (sostanze simili all’oppio che il nostro cervello produce naturalmente e che hanno effetti benefici, inducendo un senso di benessere e di rilassamento).

Musica e cervello

Per tutti questi motivi la musica è diventata uno strumento di intervento psicologico: un percorso di musicoterapia può avere due modalità di impiego, una passiva – si fa ascoltare al paziente una specifica e mirata musica o dei suoni, lasciando che gli effetti di questo ascolto agiscano sul funzionamento della psiche, migliorando il tono dell’umore e funzioni mentali quali l’immaginazione, la memoria, la concentrazione, la comprensione cognitiva – ed una attiva: il paziente suona e produce musica utilizzando strumenti musicali, si muove e danza utilizzando il suo corpo, canta.

Tutto questo ha lo scopo, attraverso esercizi mirati, di migliorare la capacità del paziente di contattare le proprie emozioni e di comunicarle. Molti “blocchi emotivi” possono essere sciolti in questo modo ed è un modo simile a quello che avviene anche in chi fa attività teatrale, dato il forte coinvolgimento mente-corpo che queste attività comportano.

In particolare la musicoterapia viene utilizzata dando ottimi risultati con individui di tutte le età in un’ampia varietà di condizioni: i disturbi della comunicazione e della relazionale (Disturbi dello Spettro Autistico); i disturbi dell’umore; i disturbi da stress correlato (in quanto la musica facilita il rilassamento e la riduzione dello stress); le malattie degenerative che causano perdita di memoria (come il morbo di Alzheimer): ascoltare la musica facilita il recupero dei ricordi.

L’ascolto della musica inoltre trova applicazione clinica anche durante lo stadio immediatamente successivo all’ictus, perché può aumentare il recupero cognitivo e lenire l’umore depresso per la perdita di funzioni mentali e motorie.

Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta Psicoterapie individuali, di coppia e familiari
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