Da Ladispoli a Santa Marinella, passando per Cerveteri, canne, tronchi e plastica hanno invaso gli arenili. I fossi sono ancora pieni di vegetazioni. Chi pagherà per i danni e le successive bonifiche?
Canne, tronchi, rami. Fosse solo vegetazione. Animali morti (tra cui un tasso a Santa Marinella) ma soprattutto, purtroppo per l’ambiente, plastica, copertoni e rifiuti di ogni genere. La tregua concessa dal maltempo, ieri e oggi, ha acceso i riflettori sul degrado apparso sulla costa da Santa Marinella a Ladispoli, passando per Marina di Cerveteri, e andando a sud via via analogo discorso per Fiumicino, Ostia. Le mareggiate hanno trascinato a riva qualsiasi cosa, persino auto (è il caso sempre di Santa Marinella). Non è solo per le onde spinte dal forte vento di scirocco. Anche i canali delle città, stracolmi di rifiuti e di detriti, hanno fatto la loro parte insudiciando il litorale. Colpa – è stato evidenziato in più di un’occasione – degli incivili che continuano a gettare plastica, vetro e altro materiale sulle sponde dei torrenti. Colpa anche di chi non provvede a ripulirle le rive dei fossi completamente intasati quando arriva la piena.
Quanto ci vorrà ora a ripulire gli arenili? Chi pagherà per tutto questo? Sempre i cittadini? E poi i danni per la forza erosiva che non concede tregua. Le spiagge continuano a sparire. E non solo quelle gestite dai balneari. Un esempio. Il sito della Palude di Torre Flavia è accerchiato (non solo dai progetti urbanistici). Sos lanciato a Campo di Mare dagli operatori del settore che non hanno mai ricevuto una risposta soddisfacente dagli enti preposti affinchè possa partire un piano di salvataggio della costa. Almeno a Ladispoli, prima o poi, le barriere anti-erosione saranno realtà.