LA MANDRAKATA NEL GOLPE ELETTROMAGNETICO

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LA FURBATA PER ACCELERARE IL DDL CONCORRENZA
E SPOGLIARE I TERRITORI PUBBLICI IN FAVORE DI INTERESSI PRIVATI.

(Maurizio Martucci)

Una vera e propria mandrakata per accelerare l’iter parlamentare del Disegno di Legge Concorrenza in cui s’annida il Golpe Elettromagnetico del 5G nella deregolamentazione per le infrastrutture digitali e di telecomunicazioni: come in una furbata da Febbre da cavallo, con un accordo tra il Governo e l’eterogenea maggioranza che lo sostiene, è stato infatti deciso lo ‘spacchettamento’ degli articoli tra Camera dei Deputati e Senato, avallata la proposta del ministro filo-transumanista Federico D’Incà (quello del tecno-Uomo e dell’Election Pass, il voto elettronico per le politiche del 2023).

Si tratta di un espediente studiato per uscire dalle sabbie mobili nella lungaggine degli emendamenti presentati in 10^ Commissione permanente, prevista per fine Luglio la terza lettura a Palazzo Madama (la prima lettura entro Maggio), suddivisa con Montecitorio l’altra metà (termine inizio Luglio) dell’agenda dei lavori.

Il DDL Concorrenza è una misura prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Consiglio dei Ministri, il PNRR post-Covid19 coi fondi dell’Unione Europea per la digitalizzazione e la competitività (missione 1): 42,5 miliardi di euro investiti sul 5G. “Sarebbe stato proprio il ministro Federico D’Incà a spingere per la soluzione di ‘dividere’ il provvedimento, garantendo ai capigruppo la possibilità di modificarlo in entrambi i rami del Parlamento – si legge sul lancio d’agenzia Public Policy – gli articoli da 1 a 18 (tranne il 7 e l’8) e 29-32 saranno esaminati dal Senato; 7-8 e 19-28 dalla Camera”. E proprio agli articoli 19 e 20, quindi prossimi a traghettare in Transatlantico, sono contenute le proposte emendative di Partito Democratico, Lega e Italia Viva finalizzate persino all’esproprio della proprietà privata per installare ovunque nuove antenne 5G. “Procedure per la realizzazione di infrastrutture di nuova generazione, (…) ridurre i costi per la realizzazione di reti a banda ultra-larga“, è scritto nel dossier sull’art. 19, mentre in quello sull’art. 20, “Interventi di realizzazione delle reti in fibra ottica“.

Con l’Antitrust intento a legittimare un business spericolato in assenza di prove sulla non nocività della quinta generazione del wireless (l’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è favorevole all’innalzamento dei limiti soglia d’irradiazione da 6 a 61 V/m), in assenza di un chiaro parere del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, nelle scorse settimane la Commissione industria ha comunque bloccato lo tsunami elettromagnetico dei +110 volte elettrosmog nell’aria, proprio mentre l’Alleanza Italiana Stop 5G è tornata a manifestare a Roma. Ma lo spauracchio è tutt’altro che dietro le spalle. E il rischio dietro l’angolo. Così dagli scranni del Misto la deputata Sara Cunial ha interrogato i ministri dell’esecutivo sulle agevolazioni per le compagnie telefoniche e i conflitti di interessi (“il presunto mediatore tra il Governo Draghi e ‘le Telco’ sembrerebbe essere il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao“) nella richiesta di sapere quali misure si intende “adottare per tutelare i soggetti elettrosensibili e tutta la popolazione italiana“, mentre sono tornati a farsi sentire pure i Sindaci, seccati dell’ennesima esautorazione di poteri ma decisi a non mollare nel braccio di ferro con Palazzo Chigi: nella manovra adesso ‘spacchettata’, denunciano lo spogliamento dei territori (pubblici) in favore di interessi privati.

Dopo l’allarme lanciato dal primo cittadino bolognese di Dozza (“preoccupano le pressioni esercitate negli ultimi tempi dalle compagnie telefoniche nelle diverse sedi istituzionali italiane per innalzare sensibilmente quei parametri di legge che oggi certificano la soglia limite dell’inquinamento elettromagnetico”, le parole di Luca Albertazzi), dal vicentino arriva l’accorato appello di Roberto Berti, Sindaco di Zanè: “con il pretesto di digitalizzare il Paese, di fatto viene smantellato il ruolo dei Comuni nel governo del territorio, la tutela del paesaggio e il sistema di tutele a difesa della salute contro l’inquinamento elettromagnetico. L’intento (del DDL Concorrenza) è deregolamentare definitivamente il settore delle infrastrutture di comunicazione elettronica, attraverso il depotenziamento dei poteri urbanistici degli enti locali e la cancellazione dei limiti elettromagnetici. E’ un tentativo che va assolutamente disinnescato”.

Dalla Regione Lazio, infine, netta anche la posizione di Davide Barillari, consigliere del Gruppo Misto, intervenuto al recente sit-in contro il golpe elettromagnetico: “tra salute e soldi scelgono sempre i soldi, ci sono persone che già si sono ammalate e altre che si ammaleranno per il 5G nei prossimi anni. Ho presentato una legge in Regione che abbassa le emissioni a 0,6 V/m: se una tecnologia non è pronta perché fa male, bisogna accantonarla e trovare altre soluzioni. Ce lo stanno imponendo, la moratoria è poco, dovremmo ripudiare il 5G“.