LA MANCANZA DI MEMORIA DELL’ALZHEIMER E… DINTORNI

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Alzheimer

La malattia di Alzheimer non presenta un quadro clinico eguale in tutti i pazienti che ne sono affetti. Anche se il passaggio dai sintomi psichiatrici a quelli neurologici (terza fase) è peculiare del morbo, vi sono sfumature cliniche, semeiologiche che variano da soggetto a soggetto. Il sintomo d’esordio, il deficit cronico di memoria, dovuta ad un processo degenerativo cerebrale porta, con il passare del tempo, alla demenza. E’ per questo motivo che questa severa patologia viene chiamata demenza senile tipo Alzheimer (DSTA).

La diagnosi non è semplice all’inizio.

La maggior parte degli anziani non ha lo stesso grado di memoria che aveva in gioventù o nell’età matura. E’ vero però che il disturbo mnesico prosegue, con il passare degli anni, col compromettere altre funzioni “corticali” (della corteccia cerebrale) come ad esempio i disturbi comportamentali, del linguaggio, dalle abilità costruttiva. La DSTA, come altre malattie croniche (ad esempio il morbo di Parkinson, per restare in tema neurologico) ripeto non è facile diagnosticarla quando esordisce, agli albori del male.

Sovente i familiari giustificano questa perenne amnesia asserendo che “è l’età”, come se tutti gli ultrasettantenni fossero tutti dei “rimbambiti”. In ogni caso un medico esperto e aggiornato deve porsi il problema di una diagnosi differenziale con altre patologie neurologiche di natura diversa. La demenza “corticale” dell’Alzheimer si contrappone alle demenze “frontali – sottocorticali” che talvolta si accompagnano a disturbi extrapiramidali. Nella DSTA, cosi come nel morbo di Pick o nella malattia di Creutzfeld – Jacob (encefalopatia spongiforme bovina, meglio conosciuta come “malattia della mucca pazza”) non vi sono fenomeni extrapiramidali proprio a differenza delle già citate demenze “frontali – sottocorticali” quali, ad esempio, la paralisi sopranucleare progressiva (PSP) o la malattia di Parckinson.

La diagnosi differenziale anamnestica – semeiologica – clinica va fatta anche con la frequente demenza multi – infartuale” (cerebrale vascolare) che può evidenziare elementi caratteristici sia delle demenze corticali che sottocorticali, in base alle aree coinvolte.

Questo tipo di demenza è la conseguenza spesso di “insulti ipertensivi”, con episodi multipli di ictus, oppure, si sviluppa in modo lentamente progressivo (malattia diffusa della sostanza bianca o malattie di Binswanger). I segni neurologici focali (es. emiparesi), a differenza dello DSTA, sono di solito presenti all’esordio. Va poi sottolineato che il deficit di memoria che osserviamo nelle demenze “frontali – sottocorticali” spesso non è una vera e propria amnesia quanto è più un “dimenticarsi di ricordare”, in altri termini nel paziente sono presenti le tracce di una memoria ma lui ha difficoltà a recuperale (Kapur N. Memory disorder in Clinical pratice. 1994).

Credo che tre siano i segni e sintomi chiave per sospettare una diagnosi di DSTA all’inizio:

1.la perdita della memoria;
2.la bradicinesia (lentezza nei movimenti volontari come si osserva nelle sindromi post – encefalitiche);
3.un certo quadro, anche sfumato, di apatia, di minor interesse verso tutto quello che lo riguarda. La diagnosi differenziale deve prendere in considerazione lo stato depressivo in cui vi è un deficit mnesico molto simile alle demenze “frontali – sottocorticali”.

E’ basilare non sbagliare la diagnosi perché la depressione, anche severa, può essere (come anche alcune demenze vascolari multi – infartuati) può essere trattata. Tiranno è la spazio. Avrei voluto parlarvi delle diverse fasi dell’Alzheimer, delle sue variabili individuali, dell’aprassia (psicosensoriale e psicomotoria), dell’afasia (motoria e sensoriale), dei disturbi del linguaggio e quelli del sonno.

Alzheimer
Aldo Ercoli
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