LA LIBERTÀ IMPUNITA DI MALTRATTARE UN CANE

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La nostra società dispone liberamente della vita di un animale e lo obbliga a subire le azioni degli esseri umani

Di quali esseri viventi si può far ciò che si vuole? Degli animali, ovviamente: chiunque, in qualsiasi momento, può usare e abusare di una creaturaviva, pensante ed emotiva senza dover rendere conto a nessuno. Quel che accade ai cani sia fuori che tra le mura domestiche è solo uno degli esempi più comuni e lampanti.

Il Canis lupus familiaris è un mammifero e, come tutti gli altri animali, ha la sfortuna di poter essere assoggettato all’uomo non perché ad esso inferiore, ma perché sociale e impossibilitato a opporre resistenza. Privo di autodifese e malizia, non potendo immaginare o elaborare piani alternativi a quelli che l’uomo decide per lui, nisce col diventarne vittima. Il poter disporre liberamente della sua vita lo porterà a subire l’esito delle nostre scelte, qualunque esse siano. Così, se lo desidera, qualsiasi bipede potrà esercitare sugli animali il potere proprio dei vigliacchi, quello della prepotenza. D’altronde, se imporre e piegare ai propri desideri e alle proprie necessità un altro essere umano è esercizio tanto comune, perché non dovrebbe accadere altrettanto nei confronti di un cane?

L’enorme differenza è che gli individui possono elaborare piani e strategie di difesa e liberarsi dall’oppressione sfruttando le proprie forze o facendo ricorso alle leggi o ancora, avvalersi del sostegno dei propri simili. Il cane, no. Se il problema fosse solo nella negazione di esigenze e istinti canini, le condizioni di vita di tanti esemplari non sarebbero poi così terri canti: seppur snaturati a far la spola tra divano e balconcino in attesa di due minuti di passeggiata igienica, non soffrirebbero poi così tanto. La vera crudeltà loro perpetrata, oltre che nei canili lager, si sublima appena fuori città. I rapporti di innumerevoli associazioni a difesa degli animali parlano chiaro: in provincia i cani vivono come cent’anni fa. Quelli più fortunati si riducono a mero strumento di lavoro dell’uomo, e questo a un cane andrebbe pure bene, visto la sua disponibilità a lavorare per il «padrone». Ma quelli più sfortunati vivono l’inferno: privati di cure igienico sanitarie, costretti a catena per tutta la vita in cambio di acqua fetida e un tozzo di pane, muoiono senza aver mai conosciuto la libertà (migrazione, predazione), la vita in famiglia (branco)e una carezza.

E le istituzioni? Stanno a guardare. Non basta af ggere un paio di manifesti due mesi l’anno per prevenire gli abbandoni, ma molto potrebbe l’inasprimento delle pene per i maltrattamenti. Le soluzioni a buon mercato sono specchietti per le allodole concertate ad arte per conquistare qualche voto in più, per curare con demagogici cerottini una piaga purulenta senza prevenirla. A tal proposito, i cittadini avrebbero diritto di sapere chi è e dov’è chi si occupa di controllare l’applicazione del microchip, a partire da quante e quali unità operano quotidianamente nella prevenzione del randagismo. Nulla di dif cile: l’ef cacia degli interventi può esser dimostrata senza ombra di dubbio dal numero di sanzioni elevate a carico dei trasgressori. Oppure, se vogliamo trattare i cani come oggetti, almeno facciamolo per bene: obblighiamo il proprietario e chi gli cede il cane a registrare microchip e un mini passaggio di proprietà. Obblighiamolo a fargli fare i “tagliandi” dal veterinario con regolarità. Obblighiamolo a dimostrare l’idoneità a “detenere” e condurre un quattrozampe attraverso l’ottenimento di un patentino. E, per ottenere tali espressioni di civiltà, facciamo in modo di dirottare l’attenzione del pubblico potere sulla faccenda. Come? Sussurrandogli di grosse entrate basate su numeri, statistiche, percentuali e, conti alla mano attraverso il pagamento di bolli e bollettini, dell’ingresso di tanti soldini da mettere a bilancio. La prospettiva di lauti incassi potrebbe sollecitare la diligenza di personaggi ai quali non frega nulla dei cani ma tanto dei conti pubblici con i quali, come constatiamo ogni giorno, cureranno l’interesse dei cittadini.