Oggi voglio trattare un argomento che sembra semplice ma che, invece, è estremamente difficile da affrontare: la leggerezza.
Tendenzialmente, quando si pensa alla leggerezza arriva spesso l’immagine di una piuma ma, quando si associa questa parola ad una persona, il significato cambia in senso negativo.
La persona leggera, così diventa una persona estremamente superficiale nelle sue relazioni interpersonali, incapace di essere profonda, di provare emozioni verso le altre persone. In sostanza la persona leggera viene considerata superficiale.
Italo Calvino, nel suo libro Lezioni Americane, scrive: «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore». Perché, come ho detto all’inizio, il concetto di leggerezza difficilmente rientra nella vita delle persone?
Cerchiamo di immaginare un bambino: le caratteristiche principali che associamo al bambino sono la spontaneità, la curiosità, il sorprendersi per piccole cose, il gioco, l’espressione naturale delle proprie emozioni e dei propri bisogni.
Tutti i bambini nascono così. Tutti noi siamo contagiati dalla spontaneità e dalla leggerezza di un bambino. Purtroppo, però, gli eventi della vita come, per esempio, l’essere inserito in una famiglia altamente problematica, stroncano questa vitalità innata.
Il bambino, così, inizia a perdere tutte queste caratteristiche ed ad allinearsi allo stile cognitivo della famiglia in cui è inserito o alla microsocietà di cui fa parte. Apprende uno stile di pensiero pesante, impara che la vita pone sempre problemi, “mai una gioia!” e se c’è, dietro alla gioia, si nascondono insidie, preoccupazioni e grandi difficoltà.
Con questo non voglio dire che una persona leggere è una persona senza problemi, anzi. Una persona leggera sa dare importanza alle problematiche della vita, ne parla in modo approfondito ma lascia andare il fardello inutile del problema.
Una persona leggera affronta le problematiche al momento opportuno senza anticipare l’aspettativa “nefasta” né portare con sé la preoccupazione quando il problema è risolto. La persona leggera è il contrario della persona pesante, ossia una persona che infastidisce, che dà la sensazione di far affondare, di tirare verso il basso. Perché la pesantezza è contagiosa.
La persona leggera è la persona che ha affrontato le sue problematiche passate, le ha elaborate e, alla fine, le ha collocate nella “sua libreria della vita”, come un libro letto e concluso. Come diventare una persona leggera? È importante costruire ed alimentare le relazioni sane; tenere tutto sotto controllo è legato alla pesantezza; dare un significato adeguato ai giudizi e non farli diventare dei macigni; fare una “pulizia del linguaggio”: eliminare parole autosvalutanti, critiche, punitive; dare spazio al piacere e alla gentilezza; imparare a respirare e a mettersi seduti comodi; eliminare le cose accumulate che ora non servono più.
L’argomento “leggerezza” viene inserito gradualmente nel percorso di psicoterapia e, tendenzialmente, viene trattato in modo approfondito nell’ultima parte del percorso quando la persona ha elaborato il dolore e la pesantezza del suo passato. Lascio un’altra citazione “c’è sempre tempo per diventare bambini”, Nanni Moretti.
Rubrica a cura di
Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta Psicologa Giuridico-Forense
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