La guerra del latte fresco: gli allevatori laziali uniti reclamano il giusto prezzo

0
636

Pronti ad azioni eclatanti già se non verranno riconosciuti ai produttori almeno 45 centesimi al litro

Obiettivo almeno 45 centesimi al litro. Produttori di latte di tutto il Lazio ritrovano l’unità e chiedono agli acquirenti un prezzo di 45 centesimi per il latte fresco. Ad oggi un litro di latte appena munto viene pagato in media 39 centesimi. Gli acquirenti, ed in particolare la Centrale del Latte, tirano sul prezzo e oggi i ricavi non coprono i costi di produzione. Decine di allevatori provenienti da tutto il Lazio, esponenti delle cooperative di produttori tra le quali Produttori Latte Aurelia e Latte Più, si sono riuniti il 18 gennaio nel piazzale della cooperativa Testa di Lepre con l’obiettivo di dire basta. Sono pronti a lasciare Roma senza latte. Attendono i rinnovi dei contratti di acquisto scaduti il 31 dicembre e puntano a ritrovare una dignità per la categoria. “Oggi un caffé a 1,50 euro vale come quattro litri di latte” denuncia Italo Pulcini, presidente di Latte Aurelia. Incalza il presidente di Latte Più sollecitando unanimità ed unità. Una riunione che ha il sapore di altri tempi e che è la dimostrazione chiara di come la borsa e la globalizzazione impattino direttamente sul territorio. La gloriosa Centrale del Latte, un tempo municipalizzata e oggi partecipata solo al 7 per cento del Comune di Roma, è ora in mano francese, almeno finché non si concluderà il contenzioso iniziato dopo la fase Cragnotti. “Se si muove la centrale del latte – commentano gli allevatori – gli altri seguiranno”. Ma chi interviene a difesa della categoria? La politica pare aver abbandonato gli allevatori laziali mentre le organizzazioni agricole, Cia, Confagricoltura e Coldiretti, in quest’ambito latitano. La Regione Lazio non fa la sua parte e critiche palesi vengono sollevate, nel corso degli interventi che si susseguono, nei confronti dell’assessore regionale all’Agricoltura Enrica Onorati scelta dal governatore Nicola Zingaretti. La Roma di Roberto Gualtieri, nonostante le sia pur minime quote azionarie, di fatto non interviene. L’ultima occasione, prima di un via deciso ed unito ad azioni eclatanti, potrebbe essere l’incontro fissato per il 25 gennaio prossimo in Commissione Agricoltura alla Pisana, nel corso del quale tutti gli attori dovrebbero confrontarsi attorno ad un tavolo. Ma se la soglia dei 45 centesimi non sarà raggiunta, questa volta, la vertenza del latte fresco laziale è destinata davvero ad inasprirsi. Sugli scaffali della Grande Distribuzione, che non guarda alla territorialità del prodotto, potrebbe rimanere solo latte a lunga conservazione o proveniente dal Nord. Il Lazio tutto, che da tempo immemore è terra di allevamento da latte, potrebbe subire un duro colpo. Nelle stalle, dove già si munge non coprendo neanche le spese, la situazione potrebbe divenire davvero difficile. E che si sia ormai ai ferri corti lo dimostra la ritrovata unità delle categoria, questa volta decisa a non retrocedere di un passo. “La centrale del latte deve venire a capezza”, commenta un allevatore. E si additano allo stesso tempo realtà economiche come Maccarese che stanno dall’altra parte e che come avvoltoi trattano in solitaria e sperano di poter incamerare le quote di latte delle stalle ridotte sul lastrico. Tutto accade attorno ad un bene primario come il latte, orgoglio del Lazio, cibo primigenio per ogni individuo. La politica in quest’ambito sembra davvero aver abdicato ai poteri forti, ha calato le braghe davanti ad una multinazionale che parla francese e che non ha certo a cuore né gli allevatori nostrani, né il paesaggio agrario italiano del quale essi sono custodi da Nord a Sud del Lazio. E di fronte a un Assessorato regionale che è stato definito immobilista ed incopetente, gli allevatori sono pronti a metterci la faccia rischiando in proprio il tutto per tutto. Il potere ultimo l’avrebbero i consumatori, semmai avessero la consapevolezza che fare la spesa è di fatto “un atto politico”. Ma questa è un’altra storia. Il latte del Lazio non può e non deve soccombere. La guerra del latte sta per iniziare.

Graziarosa Villani