di Giovanni Zucconi
Non ci avrebbe creduto nemmeno un bambino.
Eppure per molti secoli fu considerata autentica. Immorale, ma autentica. Stiamo parlando della famosa Donazione di Costantino, il presunto atto con il quale l’Imperatore Costantino avrebbe donato alla Chiesa di Roma, nelle mani del Papa Silvestro I, niente poco di meno che tutto l’Impero Romano di Occidente. Appellandosi a questo documento, il Papato giustificò per secoli la pretesa di esercitare il suo potere temporale e cercò di imporre la propria supremazia su tutti gli altri poteri regi o imperiali dell’epoca. Affrontando questo tema, avevo intenzione di proseguire nel ragionamento, iniziato in un mio precedente articolo “Impero Romano e Vaticano”, sulla genesi e lo sviluppo del potere temporale della Chiesa, giustificandolo, laddove possibile, sul piano puramente storico. Ma leggendo il testo della Donazione, mi sono trovato tra le mani un materiale assolutamente privo di ogni credibilità che, a mio parere, presupponeva necessariamente un tacito gioco delle parti tra le diverse componenti della Società del Medioevo. La Donazione di Costantino non è, o non è solo, un falso costruito per ingannare qualcuno, ma soprattutto la materializzazione di un sogno e di un bisogno collettivo: quello del desiderio comune di vivere ancora nel glorioso, stabile, potente, ordinato e rassicurante Impero Romano. Carestie, instabilità politica e territoriale, eserciti che scorrazzavano per l’Europa, rendevano gli anni che vanno dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente all’anno 1000 e giù di li, estremamente insicuri da vivere. In questo breve articolo non voglio ragionare, come hanno fatto tutti, sull’uso della Donazione di Costantino da parte della Chiesa romana per giustificare il proprio potere, ma vorrei sottolineare un aspetto per me molto significativo: anche i nemici del Papa, soprattutto quelli che contendevano alla Chiesa il potere temporale in Europa, contro i quali il documento veniva usato, non contestarono mai in modo convincente la sua autenticità. E che si è dovuto aspettare fino al 1440 per arrivare ad una dimostrazione riconosciuta della sua falsità. In quell’anno venne pubblicato un saggio di uno studioso italiano, Lorenzo Valla, dove, con una approfondita analisi basata sulle fonti storiche e sullo studio linguistico del testo, venivano date le prove dell’inconsistenza dell’autenticità della Donazione di Costantino. La cosa che più mi ha colpito, è che il ragionamento di Valla è in molte parti di una semplicità e di un’ovvietà unica. E’ normale domandarsi perché nessuno l’abbia fatto prima. L’Imperatore Costantino avrebbe concesso a Papa Silvestro I, e a tutti i suoi successori il “potere temporale” su Roma, l’Italia e tutto l’Occidente: “In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo… Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell’Italia e delle regioni occidentali… Ordiniamo che tutte queste cose fermamente stabilite con questa imperiale sacra scrittura e con altri divalia decreta restino intatte e immutabili sino alla consumazione del mondo”. Bene. Nel 324 tutto il potere degli Imperatori Romani sarebbe passato al Papa di Roma. Cosa ci saremmo aspettati? Che questo passaggio di potere si fosse manifestato in qualche modo. Che ci fossero documenti e decreti che descrivano e regolino il nuovo assetto del governo. Stiamo parlando praticamente dell’intera Europa occidentale. Il Papa adesso doveva governarla, nominare i propri rappresentanti governativi, emanare nuove leggi e disposizioni, battere moneta, prendere decisioni amministrative e giudiziarie. Tutto questo, e molto altro, avrebbe dovuto lasciare la propria traccia evidente nella Storia. E invece che cosa troviamo guardando a quegli anni? Cosa poteva vedere anche un qualsiasi erudito del basso o alto Medioevo? Che dal 324, anno della Donazione, fino al 476, anno della caduta dell’Impero Romano d’Occidente, ci furono non meno di altri 23 Imperatori. Tutti con la loro storia ben definita, le loro leggi, le loro battaglie, le monete raffiguranti i loro volti. Nessuna disposizione o bolla papale è stata promulgata in quel periodo per governare una qualsiasi piccola porzione dell’Impero. Nessuna moneta con l’immagine dei Papi. Nessuna cronaca o testo storico dell’epoca che parla della Donazione e delle conseguenze di essa sulla vita dell’Impero. Non mi sembrano delle lacune da poco. Come potevano sfuggire ai dotti medievali? C’è solo una spiegazione: che nessuno voleva vederle. Che tutti volevano credere che l’Impero Romano potesse vantare una continuità che sembrava essere spezzata dalla Storia. Che quello che tutti sapevano essere caduto sotto i colpi delle invasioni barbariche non fosse mai effettivamente scomparso. Ma che fosse stato conservato, in segreto e finalmente rivelato, nella Chiesa di Roma. La Donazione di Costantino dava concretezza a questo sogno di nuova stabilità e sicurezza. E ai sogni si vuole sempre credere, anche contro l’evidenza.