UNA PIANTA ORIENTALE CHE NON FINISCE DI STUPIRCI.
di Aldo Ercoli
Curcuma domestica o Curcuma xanthorriza? Zafferano d’India o zafferano di Giava? Un dilemma di non facile soluzione per questa pianta appartenente alla famiglia della Zingiberaceae di cui in fitoterapia si utilizzano solo le radici (rizoma).
Precisiamo subito che la Curcuma nulla a che vedere con il nostro zafferano (Crocus sativus) appartenente alle Iridaceae conosciuto come aromatizzante e colorante a livello industriale per dolci, liquori.
E’ un ottimo condimento in cucina ma molto tossico a dosaggi elevati. Torniamo alla diatriba, tuttora irrisolta, pertinente la Curcuma. Van Hellemont, noto fitoterapeuta belga, (Compendium de Phytothérapie 1986)è del parere che lo zafferano di Giava (C.Xanthorriza) poiché conviene una percentuale più elevata di olio essenziale (fino al 12%) sia da preferire allo zafferano di India, relegando quest’ultimo in cucina.
Dello stesso parere è il nostro B.Brigo (L’uomo, la fitoterapico, la gemmo terapia 1997). Le indicazioni cliniche sono la colelitiasi(calcoli biliari) e le colecistiti, le discinesie delle vie biliari perché la pianta vanta proprietà coleretiche e cologoghe. La posologia consigliata è di 30 gocce T.M., 3 volte al giorno, in un po’ d’acqua, un quarto d’ora prima dei tre pasti.
Ma davvero le cose stanno cosi?
La Curcuma domestica (Zaff. India) contiene è vero una percentuale minore di olio essenziale (3-6%) ma è più ricca di curcaminiodi, tra cui la Curcumina (diferuloilmetano) che vanta una potente attività antinfiammatoria. E’ lei il principio attivo del fitocomplesso utile sia nella fase acuta dell’infiammazione che in quella cronica. Secondo, il da me più volte menzionato, J. Bruneton (Pharmacognosie, Technique et documentation 1993) la curcumina possiede una duplice azione dose dipendente:
1)Azione sulle ciclossigenasi, via sulla quale agiscono gli antinfiammatori non steroidi; 2)Azione sulle lipoossigenasi, via sulla quale agiscono gli antinfiammatori corticosteroidi.
Possibile? Un antinfiammatorio di questa portata, anche grazie alla sua bassa tossicità, perché non è stato utilizzato farmaceuticamente da ditte di rilievo?
Aggiungiamoci le ricerche di H.R.T. Ammon e coll (J. of Ethnopharm 1993) che lo portano ad asserire che l’azione antinfiammatoria sarebbe dovuta <all’inibizione del rilascio di enzimi proteolitici, quali lisozima ecc.> (E.Campanini Dizionario di fitoterapia e pianta medicinali) Non basta. A. Bianchi (Erb. Domani. 1996)in due trial clinici sull’uomo ha valutato l’attività della curcumina nell’artrite reumatoide, confrontandola sia coni l fenilbutazione che con il genilbutazione e placebo. (E. Campanini op. citata).
Secondo la mia esperienza la Curcuma domestica non possiede affatto tutte queste proprietà antinfiammatorie. Va detto però che non ho mai superato le dosi terapeutiche sopra riportate. Le sorprese non finiscono qui. Anche in tema neoplastico la sostanza ha destato interesse per la presunta, azione chemioprotettiva riguardo alla cancerogenesi sia per l’azione antiossidante, sia sul metabolismo dell’acido arachidomico (A.J.Ruby et al Cancer letter. 1993; L.Rosemberg et al J. Natl Cancer Inst 1991). E non finisce affatto qui.
Personalmente durante i due anni di covid 19, oltre al mio protocollo farmaceutico, utilizzato su più di 250 persone quale terapia domiciliare nei soggetti affetti dalla patologia virale (entro cinque max sei giorni dai primi sintomi) ero stato tentato di prescrivere la Curcuma domestica, sia polvere 1 cps due volte al giorno, che T.M. 30 gtt due volte al giorno, come antidoto preventivo. Questo perché aveva letto le ricerche di A.Mazunder et al (Biochemi. Pharmac. 1165 – 1170,1995).
La curcumina sembra in grado di inibire l’integrasi virale, un’ enzima che è assente nelle cellule dell’organismo umano ma peculiare di alcuni virus, che permette loro di inserire il genoma virale in quello della cellula ospite: proprio come fa la Sars – Covid 19.
Finora fa fede, a livello internazionale, la Commissione E. tedesca del 1990: la Curcuma grazie alla sua attività coleretica – colagoga è indicata nelle dispepsie funzionali epatobiliari.
Tossicologia: occorre fare attenzione nella calcolosi biliare (rischio di ittero per ostruzione del dotto coledoco). Occorre poi fare anche attenzione alle dosi: se basse la curcumina ha un effetto gastroprotettore; a dosi elevate sarebbe invece ulcerogena (come i Fans e cortisonici).