Fu William Reich (1897-1957), un famoso psicoanalista allievo di Sigmund Freud, ad utilizzare per la prima volta questo termine per descrivere le personalità narcisistiche.
Queste sono come dei crostacei, con un carapace duro e resistente all’esterno (la corazza caratteriale), la cui funzione è proteggere e sorreggere un corpo invertebrato, tenero e vulnerabile (il loro fragile Sé). La caratteristica dei narcisisti infatti – al di là di quello che potrebbe sembrare ad un osservatore esterno – è la mancanza di autostima. Non sono privi di coraggio, intraprendenza, estroversione, anzi tutt’altro e spesso sono delle persone brillanti e seducenti, ma nel profondo, dietro questa immagine di sicurezza, nascondono enormi incertezze e fragilità, di cui si vergognano tantissimo.
Per nascondere al mondo questo loro senso di incapacità utilizzano proprio quello che viene descritto come un “Sé grandioso”, cioè un’immagine ostentata di sicurezza, bellezza, successo, etc. Tutta questa complessa organizzazione di personalità può funzionare abbastanza bene, fino a che tuttavia una serie di eventi di vita fanno crollare questa immagine grandiosa ed onnipotente di se stessi: lutti familiari, fallimenti lavorativi, perdita del lavoro, fine di un matrimonio, o anche più frequentemente le critiche degli altri, i rimproveri, che fanno loro sentire un senso di umiliazione così lacerante da gettarli nello sconforto più nero, poiché mandano in frantumi la loro finta, ostentata autostima: in pratica quello che succede è che quando si sentono rimproverati crolla appunto quelle immagine di perfezione che si sono cuciti addosso ed emerge il loro sentirsi mediocri e così inizia un periodo di autorimproveri e depressione, fino a che piano piano la loro immagine di onnipotenza non si ricostruisce.
Da notare che le critiche non sempre sono “oggettivamente” critiche, nel senso che possono essere semplici osservazioni, confronti, opinioni, che però tendono facilmente dai narcisisti ad essere percepite come attacchi personali: per questo si dice che sono persone molto permalose ed orgogliose. Per tutti questi motivi difficilmente chiedono aiuto e tantomeno un aiuto psicologico: questo avviene solo quando la corazza di grandiosità crolla ed emergono vissuti di mediocrità ed autodenigrazione, accompagnati da sintomi depressivi o abuso di sostanze (per lenire il dolore psicologico).
La posizione di paziente per loro è difficile perché li fa sentire umiliati ed eccessivamente vulnerabili, vergognandosi molto dei loro limiti umani. Ma perché una persona sviluppa una personalità narcisistica? Ebbene ci sono due distinti percorsi evolutivi che possono portare a ciò: in questo articolo, per motivi di spazio, ne descriverò solo uno: è quello del bambino “non visto”, non sostenuto, non compreso, criticato o ignorato, che si è sentito rifiutato nella sua unicità ed a cui invece era richiesto di essere come i genitori volessero che lui fosse. Un bambino a cui più di tutto è mancato il sostengo emotivo dei genitori e che se esprimeva bisogno di dipendenza, fragilità e limiti veniva rimproverato o respinto. La conseguenza è il bisogno di “andare avanti” nella crescita sviluppando il timore della dipendenza affettiva ed un’esacerbazione dell’autosufficienza; nonché costruirsi un’immagine di sé onnipotente per nascondere al mondo rifiutante e svergognante il proprio animo solo ed incerto.
Dottor RICCARDO COCO
Psicologo – Psicoterapeuta
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