Questa forma di organizzazione di coppia riguarda partner che non riescono a fare a meno del conflitto per mantenere la relazione di coppia, anzi il conflitto è il loro modo principale di entrare in relazione. Pertanto la collaborazione è sostituita completamente dalla competizione e dall’agonismo. Una buona esemplificazione cinematografica di questo tipo di coppia è costituita dalla “Guerra dei Roses”, in cui il finale tragico rende bene l’idea dell’impossibilità/estrema difficoltà dei membri di questa coppia di separarsi. Essi, pur nella guerra e nella sofferenza, ed anzi paradossalmente proprio per la guerra e la sofferenza, non possono fare a meno l’uno dell’altro: tanto che se uno dei due muore (come nel film) o rompe il rapporto, l’altro invece di sentirsi liberato da un peso si sente inutile e vuoto, sente che ora non saprebbe più con chi combattere e si deprime molto fino a volte a togliersi la vita o a fare della persecuzione del partner che si è allontanato l’unica ragione di vita: la cronaca ci riporta spesso casi di coppie estremamente litigiose in cui si arriva all’epilogo che uno uccide l’altro e poi si toglie la vita. Ma perché il sopravvissuto poi si toglie la vita (o ci prova)? Per senso di colpa? Può darsi, ma la ragione più plausibile è che senza il partner con cui combattere (o da perseguitare) la vita gli si svuota di significato. La modalità comunicativa di queste coppie è detta dell’escalation simmetrica: ossia una modalità simile al gioco d’azzardo, in cui alla mossa di uno segue il rilancio da parte dell’altro di una posta più elevata, e così via. O per fare un altro esempio: durante un litigio, se uno dei due partner strilla, l’altro deve alzare la voce di più, ed allora il primo strillerà ancora di più e così via finché le parole non basteranno a sancire un vincitore ed allora i partners passeranno alla lotta fisica e così via fino a che nei partners scatta un inconscio meccanismo di autoregolazione che avverte entrambi del pericolo (per la tenuta della relazione o per l’incolumità fisica vera e propria) di andare oltre con le tensioni. Pertanto essi decidono di interrompere per breve tempo la guerra e lo fanno in un modo tipico: solitamente, infatti, queste coppie si caratterizzano per avere dei cicli di interazione ripetitivi e prevedibili in cui un lungo periodo di scontri feroci sfocia, per esempio, in un appassionato incontro sessuale che ha un effetto liberatorio, pacificatorio e rassicurante, ma di breve durata perché “l’ascia di guerra” non può essere sepolta per molto. Allora ecco che dopo poco riprende la “guerra”, che poi sfocia nell’incontro sessuale (o in un qualunque altro rituale pacificatorio tipico di quella coppia) e così via in una ruota sempre uguale e senza fine. Di solito, le persone che hanno questo tipo di relazioni sono state abituate fin dall’infanzia a gestire nei legami familiari una quota elevata di aggressività in un’atmosfera di estrema competizione per il soddisfacimento dei propri bisogni. Per questi partner è estremamente difficile ammettere di aver bisogno di vicinanza, aiuto ed accudimento. La loro vita è molto tormentata e gli eventuali figli risentono dell’atmosfera di elevata aggressività che si respira in famiglia e spesso agiscono tali tensioni nei contesti extrafamiliari o somatizzano l’ansia e lo stress a cui sono sottoposti.
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta
Psicoterapie individuali, di coppia e familiari
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