LA COMUNICAZIONE MANIPOLATIVA

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manipolazione

La manipolazione comunicativa è raccontare una realtà modificata.

Intanto è doveroso evidenziare che tutti noi siamo sia manipolatori che vittime ma

1) ma non sempre chi manipola è consapevole né ha una personalità narcisistica,

2) è importante capire quanto porta benessere oppure quali conseguenze negative può provocare.

Possiamo parlare di manipolazione “benigna” quando, per esempio, viene nascosto al festeggiato l’organizzazione di una festa a sorpresa; oppure quando i genitori che raccontano un evento al bambino in modo modificato per proteggerlo (per esempio: i genitori che dicono al bambino che si stanno separando perché è finito il loro amore tra di loro e non perché c’è un tradimento).

La manipolazione “maligna” ha come obiettivo il far fare qualcosa all’altro per vantaggio del manipolatore. Credo che sia molto importante partire dalla descrizione di ciò che sente il manipolato/vittima.

1) senso di colpa: per esempio alla vittima di violenze il manipolatore dice “se tu non avessi fatto questo/avessi fatto quest’altro non ti avrei picchiata”; la vittima è convinta di essere l’istigatrice della violenza e di averla provocata;

2) confusione: alla vittima viene raccontata una realtà diversa, alternativa, distorta che le provoca una sensazione di confusione e non chiarezza (per esempio: “quando parlava sembrava tutto chiaro ma in me c’era una sensazione di dubbio, di punto di domanda”);

3) ricatto: la vittima, anche se non lo vorrebbe fare, fa qualcosa che è contrario al suo modo di fare;

4) isolamento: il manipolatore ha bisogno di creare una dipendenza affettiva della vittima e fa sì che la vittima non si confronti con altre persone (“nessuno ti capisce come me”);

5) sabotaggio: il manipolatore cerca di sabotare le iniziative di autonomia della vittima dapprima accogliendole per poi, gradualmente, denigrarle (per esempio: “sei stata proprio brava….ma avresti potuto fare di più” oppure “per come sei tu, sei riuscita a sufficienza… brava!”)

6) punizione: adottata con il silenzio punitivo attraverso cui il manipolatore cerca di far “rigare dritto” secondo le sue direttive la vittima;

7) paura/ preoccupazione: si manifesta quando il manipolatore “se fai così potresti avere conseguenze gravi”; questo potrebbe essere un consiglio ma se ripetuto e in occasione di tentativi di autonomi della vittima, va a minare l’autostima e la sicurezza di sé della persona;

8) eccessive lodi: il manipolatore tende a lodare in eccesso la vittima per condizionarla per colmare la sua disistima per poi, con un colpo di coda, farla crollare;

9) sentirsi sbagliat@: questo è il campanello d’allarme più chiaro e limpido che la vittima deve ascoltare; il manipolatore fa sentire sbagliata la vittima e fa la vittima a sua volta quando il manipolato fa ciò che è “giusto” fare.

È importante dire che la manipolazione si verifica sempre in un disequilibrio tra le due persone, una tende ad avere il potere (per esempio il capo, il coniuge che mantiene l’altro, il genitore con il figlio). Negli adulti attecchisce quado le persone hanno già famigliarità con la comunicazione manipolatoria. Molte sono le manipolazioni che avvengono tra genitori e figli: “vai dal papà e lasci la mamma sola” o “avevo bisogno di sentirti perché mi manchi”. Tutte le manipolazioni creano una gabbia, una sensazione di “non sapere cosa fare”, di essere tirati, di blocco.

psicologia giuridica
Dottoressa Anna Maria Rita Masin
Psicologa – Psicoterapeuta

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