LA CANTINA SOCIALE RIPARTE DAL VINITALY

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L’ENOLOGA ARIANNA COLAIOCCO: «MANTERREMO LE TRADIZIONI PUNTANDO AI GIOVANI»

Un cin-cin che ha segnato un gradito ritorno, quello della Cantina Sociale di Cerveteri in Veneto per rappresentare, assieme ad altre realtà, il territorio nella 54° edizione del “Vinitaly” di Verona. E i produttori etruschi sono tornati a casa davvero soddisfatti per aver fatto degustare le loro bottiglie ai visitatori. La presenza al Vinitaly dopo due anni di assenza a causa della pandemia ha segnato soprattutto la ripartenza di un settore che è stato investito da una crisi senza precedenti.

«La stagione della primavera è importante – sostiene Arianna Colaiocco, enologa della Cantina sociale tra le 59 aziende del Lazio a Verona – e poi c’è Pasqua: siamo usciti con i nuovi imbottigliamenti ripresentando il doc di Cerveteri sia rosso che bianco, il Tritium, davvero un vino ottimo. Abbiamo aspettato tre anni per lanciare un prodotto che potesse rappresentare effettivamente il nostro territorio. La cantina si sta rinnovando, mantenendo le tradizioni e puntando anche ai giovani. Ci sono progetti futuri interessanti». La Cantina insomma cerca il salto di qualità. «Ci siamo riorganizzati – prosegue l’enologa – per una linea importante anche per fornire bar, ristoranti ed enoteche. Linea che comprende pure cinque monovitigni sorti su piccoli appezzamenti in luoghi simbolici. Questo significa, a nostro avviso, rappresentare al meglio il territorio di Cerveteri.

E, ripeto, è stato un Vinitaly importante con persone appassionate tra i visitatori e proprio a loro abbiamo mostrato anche libri e cartine della città e i carciofi a ridosso della Sagra che si è svolta a Ladispoli. La delegazione cerveterana a Verona (presente assieme alla Cantina, “Valle del Canneto” e “Tre Cancelli”) è stata rappresenta dall’assessore etrusco all’Agricoltura, Riccardo Ferri e poi da Michela Califano, consigliere regionale. Con loro Aurelio Lo Fazio, direttore del servizio amministrativo della Regione e Mario Ciarla, presidente di Arsial.

Si è forse notata la mancanza dei turisti stranieri, tra cui americani, cinesi e russi ma tra emergenza sanitaria e guerra, forse non si poteva chiedere di più.