Anni fa una persona mi disse “A Dottorè, tutti si sono fatti almeno una canna nella loro vita!”, io ho risposto “Sinceramente io non me la sono mai fatta!”. Negli ultimi 20-25 anni si sta facendo un larghissimo uso di canne sia tra i giovani sia tra gli adulti (ex-giovani). Si pensa che le canne rientrino nelle classiche “droghe leggere” perché non danno gli effetti di dipendenza, assuefazione e crisi d’astinenza dell’eroina. Però, la cannabis è compresa nel gruppo delle sostanze psicotrope e, almeno qui in Italia, è illegale. Alcune definizioni: 1- sostanza psicotropa: una sostanza, chimica o naturale, il cui uso modifica lo stato psicofisico della persona (percezione, umore, comportamento, reazione, coscienza, ecc.); 2- la cannabis è la pianta; 3- la marijuana sono i fiori della pianta; 4- l’hashish è il prodotto delle resine e dei pollini della pianta; 5- il THC è il primo cannabinoide che agisce su diversi recettori del S.N.C.; il suo uso terapeutico contrasta le conseguenze della chemioterapia, riduce dei sintomi della Sclerosi Multipla, cura il glaucoma; serve circa un mese per la sua eliminazione dal corpo; 6- il CBD è il secondo cannabinoide che si trova nella marijuana legale; il suo uso terapeutico riguarda il dolore cronico, l’infiammazione, l’ansia, gravi spasmi muscolari. Ovviamente, l’uso terapeutico di THC e CBD è prescritto da un medico, la cannabis è acquistata in farmacia e proviene da coltivazioni controllate. Si è evidenziato che nel nostro corpo esiste una vasta rete di “recettori cannabinoidi” a cui si agganciano agli endocannabinoidi, neurotrasmettitori (con struttura chimica simile al THC e al CBD) che vengono rilasciati al bisogno dall’organismo; sembra che la loro presenza faccia parte della regolazione di molte funzioni (umore, ritmo sonno-veglia, dolore, memoria, ecc.) e che la loro carenza possa contribuire a determinare patologie come il dolore cronico o la fibromialgia. L’uso terapeutico del THC e del CBD (chiamati esocannabinoidi) potrebbe colmare la scarsa secrezione di endocannabinoidi; l’uso “ricreativo” del THC rompe un equilibrio delicato. Recenti ricerche hanno evidenziato che l’uso anche moderato di cannabis alteri il funzionamento di alcune aree del cervello coinvolte nell’emotività e nella gestione della dipendenza. Le stesse ricerche non hanno evidenziato lesioni a carico del S.N.C. come per la cocaina, acidi, ecc. Le aree influenzate dall’uso di cannabis sono la motivazione e le emozioni. Più il cervello è giovane maggiormente viene “condizionato” nel suo sviluppo emotivo: si sono evidenziati, infatti, forte demotivazione, difficoltà di concentrazione e di elaborazione delle informazioni con conseguente improvviso e grave calo del rendimento scolastico, difficoltà nel controllo degli impulsi, in ragazzi che hanno iniziato a fare un uso costante di cannabis. “Fumo una canna e mi rilasso”: questa è una falsa (ma diffusa) credenza perchè l’uso continuo e prolungato di cannabis produce ansia ed un abbassamento del tono dell’umore. Molte persone raccontano che quando sono fumate i loro pensieri sono più confusi ma dalla confusione emerge una preoccupazione che diventa macro quando nella realtà non lo è. Inoltre spesso descrivono forte apatia, disinteresse, procrastinazione, restringimento dei comportamenti sociali. Quando le persone “non sono fumate”, raccontano di lucidità, voglia di fare e di vedere gli avvenimenti della vita in modo “lucido”. Alle volte le canne servono ad offuscare e a rendere confusi eventi della vita che potrebbero dare fastidio o molta preoccupazione.