Surfista sbalzato da un elicottero militare a Torre Flavia: chiesto il giudizio per i piloti e un ammiraglio.
Sbalzato via da un elicottero militare alla fine venne salvato da un elicottero del 118. Fu un incidente senza precedenti in Italia (e forse non solo) quello che coinvolse un kitesurfer romano che stava per entrare in acqua a Torre Flavia, Ladispoli, zona protetta da Città Metropolitana di Roma Capitale per la presenza di uccelli migratori. A distanza di un anno arriva il primo passo deciso dalla magistratura. Sono tre le richieste di rinvio a giudizio per il caso di Alessandro Ognibene, artigiano odontotecnico di 51 anni, risucchiato da un elicottero dell’Esercito Italiano.
La notizia del kitesurfer ferito dall’elicottero fece il giro del mondo, anche il Times lo ripropose in una sua copertina e furono avviate due indagini, una dalla procura militare e l’altra da quella ordinaria. In quel periodo girò persino la voce che anche la Nato aveva acceso i riflettori sulla vicenda. Intanto la magistratura ordinaria di Civitavecchia, con il procuratore capo, Andrea Vardaro e il pm, Valentina Zavatto, hanno avanzato ora una richiesta di rinvio a giudizio per i due piloti dell’esercito a bordo del potente velivolo, un Chinook e per un ammiraglio della Marina a capo delle esercitazioni che in quella settimana si erano svolte sul litorale nord, con partenza a Viterbo e appoggio nell’aeroporto di Furbara. L’udienza è stata fissata dal gip per il prossimo marzo e le persone coinvolte saranno chiamate a difendersi dall’accusa di lesioni colpose. Non è rimasta in piedi invece l’omissione di soccorso inizialmente ipotizzata.
Kitesurfer ferito a Torre Flavia
La ricostruzione. Le indagini sono state svolte dalla Capitaneria di Porto di Ladispoli e Civitavecchia che hanno ricostruito per filo e per segno la dinamica di un dramma sfiorato. Il 3 ottobre 2018, alle ore 14.55, Alessandro Ognibene, a riva con la sua vela, sarebbe stato aspirato dai vortici dei due rotori del Chinook bipala e scaraventato a terra dopo un volo di parecchi metri.
Questo elicottero della Boeing è già tra i più potenti del mondo: può sollevare un carico di 12 tonnellate, è lungo quasi 16 metri e può ospitare fino a 55 soldati. I piloti non erano tornati indietro dopo essere passati a bassissima quota, né i loro colleghi forse in contatto visivo, impegnati nell’ esercitazione interforze che coinvolgeva più armi della Difesa italiana e una decina di velivoli tra cui anche qualcuno di Malta.
Ognibene era stato trasportato in gravissime condizioni in eliambulanza al Policlinico Gemelli e ricoverato in rianimazione con un forte trauma cranico, un’emorragia interna, costole fratturate, ematomi torace e schiena. Era rimasta lievemente ferita anche una guardia giurata in spiaggia. Qualche ora dopo in un maneggio nelle campagne di Ladispoli un cavallo di razza olandese, impiegato in gare molto importanti, si era imbizzarrito fuggendo e rimanendo ferito. I proprietari della struttura avevano chiamato i carabinieri denunciando proprio il passaggio radente ai tetti di potenti elicotteri militari. I cittadini si erano infuriati per il frastuono continuo. Tutti i giorni, praticamente alla stessa ora.
Inchiesta interna. Oltre al lavoro degli investigatori il Ministero della Difesa aveva annunciato di un’indagine interna dopo un’interrogazione parlamentare che aveva presentato qualche mese dopo l’incidente, Marta Grande, deputata 5S. Sin dai primi giorni Malta si era tirata fuori con le dichiarazioni dell’ambasciatrice Vanessa Fraizer: «Il nostro Augusta Aw 139 stava partecipando all’esercitazione ma non ha causato l’incidente, aveva dichiarato pubblicamente l’ambasciatrice».
Testimonianze. Nel caso si dovesse aprire un processo a nome dei 3 indagati, diversi testimoni potrebbero sfilare in aula di tribunale per raccontare quello che avevano visto a Torre Flavia. Nell’elenco due pescatori romani, la guardia giurata presente in spiaggia, un turista che stava passeggiando sull’arenile e poi anche l’ex titolare di un campeggio di via Roma.
Il ricordo. Alessandro Ognibene è un tipo forte. D’altronde non potrebbe essere altrimenti visto che la sua ripresa veloce aveva stupito tutti, sopratutto i medici del Policlinico Gemelli. Tuttavia quanto accaduto non può non lasciare un segno nella memoria:«É vero, me lo sogno tutte le notti. Quel bestione ce l’avevo in testa e mi ha scaraventato via. Sono vivo per miracolo. Mancavano 5 minuti alle 15, e il Chinook mi aveva fatto sbalzare a tanti metri, all’altezza di tre piani di una palazzina, tanto per capire di cosa stiamo parlando. Erano quattro i velivoli anche se uno soltanto era vicinissimo. Sono andati via anche se a un certo punto in lontananza sono tornati, forse volevano vedere se morivo o no. Sono stato un’ora a tremare», dice il surfista. Anche adesso, nonostante, la ripresa rimangono i dolori.«Ci vorranno anni per farli passare anche se sono più forte nell’anima – aggiunge Ognibene – è difficile pensare che non mi abbiano visto. I piloti non dovevano volare lì a Torre Flavia la zona andava interdetta. Ci sono dei filmati su internet che dimostrano come già in passato a Maccarese questi Chinook si siano abbassati tantissimo. Quel giorno a ladispoli sembrava la guerra del Vietnam».
Le polemiche. Questa mattina il Cinque Stelle di Ladispoli è intervenuto prendendo posizione: «La presenza a bassa quota di tanti elicotteri – scrivono i grillini ladispolani – aveva causato preoccupazione ed ansia tra i residenti. L’episodio accaduto aveva creato perplessità tra i cittadini sia riguardo l’opportunità di manovre militari in prossimità di zone residenziali che sulla legittimità della posizione ed altitudine del velivolo militare al momento dell’incidente. Come Movimento 5 Stelle di Ladispoli vogliamo esprimere la nostra soddisfazione ne confronti della Procura di Civitavecchia per l’attività di ricerca della verità dei fatti accaduti, non perché ci aspettiamo la condanna degli indagati ma perché potrebbe contribuire a migliorare la programmazione di futuri scenari di addestramento in modo da aumentare la sicurezza della popolazione civile. Vogliamo anche ringraziare la Capitaneria di Porto di Civitavecchia e la sezione locale di Ladispoli che hanno svolto le indagini».