di Giovanni Zucconi
La Storia riserva sempre delle sorprese.
Nozioni che dai per scontate, che non ti verrebbe mai in mente di metterle in discussione, tanta è la letteratura che ne è stata pervasa per secoli, scopri che sono completamente false. Ma, parlando di Storia, scoprire una falsità ci permette sempre di acquisire nuove ed inaspettate conoscenze. Tutte le fonti documentali, anche quelle sicuramente veritiere e certe, ci devono sempre fare riflettere. Ci devono sempre fare porre una domanda fondamentale: perché ci è giunto fino a noi questo documento storico? A chi ha giovato questa conservazione nel tempo, che comunque è costata in termini economici? Questo va sempre fatto per le fonti storiche attendibili, figuriamoci per i falsi costruiti ad arte.
Facciamo l’esempio della “Jus Primae Noctis”. Chi non conosce questa legge che permetteva ai nobili feudatari di avere il diritto di passare la prima notte di nozze con la fresca moglie del proprio suddito? Tutti la conoscono. Chi non ricorda le drammatiche scene nel film Braveheart, e la rivolta innescata proprio dal ripristino, da parte dei nobili inglesi, di questo diritto sui sudditi scozzesi?
Eppure la “Jus Primae Noctis”, come legge, non è mai esistita, per lo meno nell’Europa Cristiana. E questa non è un’opinione. Gli storici possiedono e conoscono a fondo tutta la legislazione dei regni romano-barbarici nati dopo la caduta dell’Impero Romano. Si sono studiate le leggi carolingie e quella dei regni successivi, fino al Sacro Romano Impero e la legislazione dei Comuni. Non si è mai trovato nulla che solo lontanamente assomigli allo “Jus Primae Noctis”. Neanche un minimo accenno. Allora come è possibile che si sia diffusa questa bufala, e che abbia avuto un così grande successo?
La risposta è semplice. La Storia si presta sempre ad essere manipolata, se vuoi dimostrare qualcosa. Il Medioevo è stato indubbiamente un periodo straordinario. Rappresenta il faticoso passaggio da una situazione drammatica segnata dalla caduta dell’Impero Romano, a quella della rinascita nel XV secolo, ma non è stato sempre amato da tutti.
La grande storica medievalista francese Régine Pernoud, si domandava se il Medioevo fosse stato oggetto di un vero e proprio complotto di storici. Ma se non si è trattato di un complotto organizzato, sicuramente c’è stata la volontà di mettere nella peggiore luce possibile questo periodo storico.
Fu un periodo denigrato sia dagli illuministi, che vedevano nel Medioevo il predominio della irrazionalità religiosa sulla Ragione, sia dai Protestanti, che vedevano in quegli anni il dominio assoluto della Chiesa Cattolica. In tanta poca stima, non era difficile fare credere che fosse stata possibile l’esistenza di una legge tanto barbara in un periodo così poco illuminato. Oltre a questo ci furono anche degli elementi che furono interpretati in modo sbagliato. Ci furono delle leggi e delle tasse, in vigore nell’alto medioevo (dalla caduta dell’Impero romano fino all’anno 1000), che trassero in inganno gli storici e i giuristi vissuti nei periodi successivi. Dobbiamo innanzitutto ricordare che l’economia, fino al X secolo, era soprattutto basata sull’autosufficienza delle grandi proprietà terriere. Non esisteva quasi un economia di scambio alimentata da sovrapproduzioni agricole o industriali. Tutto si produceva e si consumava all’interno di realtà produttive chiuse, che addirittura vincolavano i contadini a non lascare mai le terre dei propri padroni. C’era carenza di tutto in quel periodo, anche di braccia in grado di lavorare la terra, decimate dalle guerre e dalle malattie.
In un contesto simile, anche un matrimonio poteva essere un problema economico per il signore feudale. All’inizio, al contadino era addirittura vietato di sposarsi al dì fuori del sue feudo perché ciò causava un indebolimento demografico in un periodo in cui la mancanza di popolazione era un problema serio.
Scrive la Pernoud: “Ma la Chiesa non smise di protestare contro questa violazione dei diritti familiari che, infatti, dal X secolo in avanti andò attenuandosi. Si stabilì in sua vece l’usanza di reclamare un’indennità pecuniaria dal servo che lasciasse il feudo per sposarsi in un altro. Nacque così lo jus primae noctis sul quale si sono dette tante sciocchezze: ma era soltanto il diritto ad autorizzare il matrimonio fuori dal feudo dei contadini. Siccome nel Medio Evo tutto si traduceva in una cerimonia, tale diritto diede luogo a gesti simbolici come, ad esempio, posare una mano o una gamba sul letto coniugale, con impiego di particolari termini giuridici che hanno suscitato maliziose o astiose interpretazioni, completamente erronee“.
Niente a che vedere, insomma, con un preteso “diritto” a togliere la verginità alla sposa. C’erano poi i tributi legati al valore della dote che la sposa portava al proprio marito, se questo apparteneva ad un altro territorio. Anche queste poche cose potevano indebolire l’economia chiusa del feudo, impoverendola di strumenti e di oggetti, e quindi andava tassata. Per questo scopo era stata introdotta il “maritagium” o “forismaritagium”, una tassa che il padre della sposa doveva corrispondere al signore del feudo per ottenere il permesso di darle una dote, indennizzandolo in questo modo dalle perdite economiche e produttive.
E’ esistito poi un precetto religioso, diffuso in alcuni paesi dell’Europa, che prevedeva una specie di balzello che i novelli sposi dovevano pagare alla Chiesa per poter consumare il matrimonio la prima notte di nozze, invece di passarla castamente abbracciati. Anticamente, le coppie di sposi particolarmente religiose, al termine della cerimonia laica, usavano farsi dare una benedizione speciale dal sacerdote e, per rispetto a essa, la prima notte si astenevano dai rapporti sessuali. In seguito la Chiesa aveva trasformato questa semplice usanza in un vero e proprio precetto, per evitare il quale bisognava corrispondere una certa quantità di denaro.
Concludendo, continueremo sicuramente ancora a leggere di scene piccanti di signorotti in cerca di mogli vergini, ma almeno adesso sappiamo che si tratta di un’invenzione letteraria.