Juri Marini vince le primarie ed indica la strada che seguirà il Partito democratico in campagna elettorale
di Giovanni Zucconi
Juri Marini è il candidato Sindaco del PD per le prossime elezioni amministrative a Cerveteri. E’ un risultato che per molti osservatori era scontato, considerando il pacchetto di tessere sul quale poteva contare, sulla carta, il figlio di Sergio Marini, autorevole esponente della maggioranza del partito. Il verdetto delle urne ha confermato queste previsioni, con una vittoria schiacciante: Juri Marini ha totalizzato 345 voti pari al 68,32%, contro i 160 voti, pari al 31,68% di Franco Borgna. Le schede nulle sono state 3. Un dato che tutti, favorevoli e contrari alle Primarie promosse da Maurizio Falconi, aspettavano con impazienza, era quello dell’affluenza. Questa, considerando i potenziali 1.132 votanti, non è stata sicuramente esaltante: 508 votanti, pari al 44,88%. Ma, a mio parere, questo dato toglie poco all’autorevolezza della candidatura di Juri Marini. Per due motivi. Il primo perché in democrazia si vince con la maggioranza dei voti espressi, e non con quella dei voti che si potevano esprimere. Il secondo, è che bisognerebbe finalmente dire e scrivere chiaro sulla natura dei più di 900 tesserati PD raccolti prima dell’ultimo congresso. Ci fu una corsa vergognosa da parte di tutti i contendenti per accaparrarsi il maggior numero di tessere favorevoli. Non è il tema di quest’articolo, e quindi mi fermo qui, ma è evidente che nessuno poteva pensare di poter riportare in sede, una seconda volta, tutti i tesserati “arruolati” che erano stati trascinati in Viale Manzoni, in fase di tesseramento, prima del recente Congresso. Tenendo quindi conto, per esempio, dei tanti nostri amici romeni che hanno preferito passare la domenica in famiglia, il dato non è così drammatico. Non è drammatico, ma testimonia comunque la capacità dell’opposizione interna del PD, guidata da Alessandro Gnazi, di controllare una notevole porzioni di tesserati del PD di Cerveteri, e di guidarne le scelte. Scelte che, nei giorni delle elezioni, si trasformeranno in voti per questo o quel candidato Sindaco. Se fossi in Juri Marini non sottovaluterei troppo questa evidente, e per lui notevolmente svantaggiosa, spaccatura all’interno dello zoccolo duro dei potenziali elettori del PD di Cerveteri. Diamo adesso la voce ai due sfidanti, iniziando con chi ha preso meno voti: un amareggiato, ma dignitoso, Franco Borgna.
Signor Franco Borgna, cosa ci può dire a caldo dopo la vittoria di Juri Marini?
“Io mi aspettavo un risultato del genere. In questa votazione hanno contato molto le tessere, e io su questo partivo svantaggiato. Potevo solo sperare in un’affluenza diversa, che però non c’è stata. Ma questo non cambia naturalmente l’impegno che ho assunto durante la presentazione della mia candidatura. Io e i miei ci adopereremo affinché Juri Marini diventi Sindaco. E’ un impegno che porteremo avanti fino in fondo. Le persone serie si vedono soprattutto quando perdono. E io sono una persona seria.”
Passiamo a lei Juri Marini. La sua è stata una vittoria schiacciante.
“Per me il simbolo di queste Primarie è stato l’emozionante abbraccio finale tra me e Franco Borgna, che mi ha confermato la sua piena disponibilità a collaborare con me. Io da parte mia ho ribadito, anche a lui, che la vittoria di oggi è, in realtà, una vittoria di tutti e due. Io non ho vinto da solo, e da solo non vado da nessuna parte. Ha vinto tutto il PD, che da queste Primarie riceverà un nuovo slancio. Queste votazioni sono solo il punto di partenza.”
Quali saranno i suoi prossimi passi da candidato Sindaco?
“Innanzitutto avvierò una campagna di ascolto nella città, e contatterò tutte le persone che vorranno avvicinarsi al PD e alle nostre linee guida, che adesso dovranno essere arricchite per diventare un vero e proprio programma elettorale. Siamo naturalmente aperti a tutti quelli che vorranno avvicinarsi a noi, rispettando però il contesto che è uscito da queste Primarie. Nei prossimi giorni dovrò quindi verificare la possibilità di fare alleanze, o di creare altre liste a sostegno del Sindaco che affianchino il PD.”
Si aspetta alleanze importanti a suo sostegno?
“Io mi aspetto tutto e niente. Voglio assumere un atteggiamento che è diametralmente opposto a quello che si è assunto sempre a Cerveteri fino a oggi. Quindi non ci saranno trattative condotte davanti a qualche caminetto strano, tra capibastone che vanno a trattare chissà quali interessi. Per noi sono importanti solo le nostre linee guida. Tutti quelli che le vorranno condividere, e sposare il nostro progetto, saranno i benvenuti.”
Quali sono, in sintesi, queste linee guida?
“Il PD è un partito unito, che ha oggi un suo candidato Sindaco, che deve essere naturalmente riconosciuto. Inoltre ha un suo programma che deve essere anch’esso riconosciuto. E una sua collocazione, che è alternativa all’Amministrazione Pascucci, che deve essere pienamente condivisa. Queste sono le condizioni minime di rispetto per le centinaia di iscritti e simpatizzanti che sono venuti a votare alle Primarie”
Anche se lei parla di un PD unito, i numeri delle primarie testimoniano comunque di una spaccatura almeno in termini di tesserati. Non pensa che questo potrà danneggiarla elettoralmente?
“Ovviamente sì. E’ chiaro che se una parte del Partito si è messo in testa di fare un percorso a fianco dell’Amministrazione Pascucci, indipendentemente da quello che decide la maggioranza del direttivo del PD di Cerveteri, tu quei voti li hai in parte persi. Sono voti che sono stati già destinati e impegnati per il Sindaco Pascucci. Con o senza simbolo del PD, Alessandro Gnazi seguirà il percorso che aveva già annunciato. Che è quello del patto del Tegolino, e che prevede di essere a fianco della coalizione dell’Amministrazione uscente.”
Secondo lei non si poteva fare di più per mantenere unito il PD, e scongiurare la ormai inevitabile spaccatura?
“Assolutamente sì. Quando i tempi ancora lo permettevano, si potevano seguire altre strade condivise tra le varie anime del Partito. Alessandro Gnazi mi ha dato atto che io sono stato uno dei primi a proporre di aprire ad una logica di coalizione di centrosinistra allargata a Pascucci, ma nell’ottica delle Primarie. Proposta che purtroppo è stata respinta da Pascucci, e che non piaceva, inizialmente, a UniDem. Ma la mia idea è che se la metà del partito ha delle esigenze, e se ci sono legami importanti anche con il PD di Roma, non si può non tenerne conto. Dovevamo impegnarci di più a cercare una linea comune, ma che fosse rispettosa delle regole del Partito, e che quindi prevedesse delle Primarie di coalizione.”