Jimmy Ghione: “Al peggio non c’è mai fine!”

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Intervista esclusiva all’inviato di Striscia la notizia, piombato a Cerenova per restituire ai bambini l’area verde di Caerelandiadi Felicia Caggianelli

Striscia la notizia è approdata a Cerenova per accendere i riflettori nell’annosa questione dell’area verde da tutti conosciuta come Cerelandia, diventata da mesi un posto inospitale per accogliere bambini e adulti che volessero passare qualche oretta spensierata tra una buona lettura e una passeggiata o semplicemente per rilassarsi all’area aperta approfittando della vegetazione presente. A raccogliere le segnalazioni riportate dalle mamme e dai cittadini della zona è toccato all’inviato del noto tg satirico di Canale 5, uno dei volti storici della trasmissione che abbiamo imparato a conoscere e apprezzare nel corso degli anni ovvero, Jimmy Ghione, impegnato a dar man forte ai cittadini laddove lo Stato è inesistente e c’è qualcuno che viola o si approfitta dei diritti e delle debolezze altrui per un proprio mero tornaconto. Puntuale come un orologio svizzero, la troupe di Striscia è giunta davanti ai cancelli di Cerelandia e dopo aver ascoltato le richieste dei presenti si è recata in piazza Almunecar dove ha raccolto la testimonianza del sindaco Alessio Pascucci che ha espressamente dichiarato che si sta procedendo a far sì che il parco di Cerelandia sia riqualificato e torni presto, già dalla prossima primavera, nuovamente fruibile da bambini e adulti a costo zero. Naturalmente anche noi de L’Ortica seguiamo da tempo le varie dinamiche che hanno interessato l’area verde in questione, così come siamo stati presenti il giorno della venuta in zona di Striscia la notizia dove abbiamo avuto modo di intervistare Jimmy Ghione che tra una foto e un selfie, tra commenti di apprezzamento per il lavoro svolto e segnalazioni nuove, si è concesso con grande naturalezza accontentando un pò tutti.

Da sempre Striscia la notizia dà voce alle problematiche dei cittadini che nonostante bussino alle porte dei dicasteri competenti non vengono mai ascoltati. E questa volta Cerveteri ha chiamato e Striscia la notizia ha  risposto?

“Sì.  Noi ci facciamo traghettatori delle problematiche della gente. Portiamo la notizia laddove loro non la riescono a far arrivare. Andiamo nei palazzi, andiamo a bussare alle porte e, a differenza di quello che avviene con il cittadino che il più delle volte non viene ricevuto,  ci aprono per forza; perché sanno che altrimenti diecimilioni di persone, di telespettatori prendono atto che il sindaco, o un’altra figura istituzionale per esempio,  non ha fatto quello che doveva fare o comunque non ha ricevuto chi doveva ricevere. Quindi siamo noi che ci facciamo portatori di disagi e ingiustizie varie.”

È triste però pensare che si devono  muovere gli inviati di una redazione per risolvere, o per lo meno portare all’attenzione degli organi preposti, i problemi locali?

“Sì. Si muove Jimmy. È triste ma in Italia funziona così. Finché in Italia andrà così ci sarà Striscia la notizia. Da una parte è un bene perché noi  lavoriamo, dall’altra è un male perché in alcuni casi spesso dovrebbe pensarci lo Stato e non Striscia.”

Possiamo parlare di uno Stato che latita?

“È latente in tutti i lati in tutte le latitudini e in tutte le longitudini. Basta pensare al fatto che noi giochiamo per beneficienza con la ‘Nazionale calcio tv’ in giro per l’Italia per finanziare l’acquisto di un’ambulanza. Premesso il nostro sincero coinvolgimento umano. Si tratta di una situazione che fa sorgere  spontaneamente una riflessione:perché ci dobbiamo pensare noi con una partita di calcio e non ci pensa lo Stato?”.

Questo lavoro ti cambia dentro?

“Io sono venti anni che svolgo questo lavoro e devo confessare che sono felice anche se è triste prendere atto che non c’è mai fine al peggio. Ogni qualvolta che noi pensiamo di aver toccato il fondo avendo scoperto qualcosa di grosso ci viene naturale pensare: no peggio di questo non ci sarà; invece è sempre peggio per certe cose. Poi bisogna credere in questo paese. Io personalmente sono fiducioso perché sono un ottimista di natura però è chiaro che delle volte rientri a casa e qualche domanda te la poni.”

Com’è essere Jimmy Ghione. Quanto pesa vestire i panni dell’inviato di Striscia la notizia? “Devo confessare che per me non è una vita facile; non si tratta tanto del fatto di essere sempre in giro o della richiesta di un autografo o di una foto. Quasi sempre la gente ti ferma per strada e ti chiede di risolvergli un problema. Non ho una vita privata. Spesso capita che sono a spasso per vetrine, in giro a fare shopping o a fare una passeggiata e qualcuno mi ferma per raccontarmi i propri problemi. Da questo si evince che l’Italia va male perché si capisce che le istituzioni latitano e quindi la gente si aggrappa a tutto ed in questo caso si aggrappa a Striscia, a Gimmy Ghione che gli dà la possibilità, in qualche modo, di esternare le varie  problematiche. Se non altro gli dà ascolto. Io, infatti, sono uno che ascolta tutti.”

Quali sono le problematiche e gli ostacoli più ricorrenti che ti raccontano?

“Sono tanti, dalle barriere architettoniche dei diversamente abili a tutti i servizi che dovrebbero essere dei servizi primari, basilari. Abbiamo degli ottimi medici ma delle strutture terribili. Noi abbiamo il cuore grande, siamo italiani abbiamo la voglia di fare. Quando c’è bisogno di aiutare il prossimo ci siamo. Abbiamo portato il nostro aiuto nelle zone devastate dal terremoto e abbiamo mostrato come, a distanza di mesi,  ce ne sono di terremotati dimenticati. All’inizio quelli che si recano sul posto fanno le loro passerelle, poi scopriamo che ci sono persone che, dopo anni,  dormono ancora nei container. Queste sono le difficoltà  oggi attive, cioè non stiamo chiedendo la luna. La gente non chiede la luna chiede di poter vivere dignitosamente. Pagano le tasse… Dicono io pago, vorrei, non tutto indietro perché non è possibile, ma un minimo di servizi base. Non è possibile che un cittadino paga delle tasse e non riesce ad avere un parco, perché dietro  ci sono delle diatribe.”

Quali invece le difficoltà che incontrate quando andate a bussare alle istituzioni per recapitare le missive dei cittadini?

“Le difficoltà noi le troviamo anche se sono inferiori rispetto a quelle in cui si imbatte il cittadino. Quando andiamo a bussare alle porte ci aprono. Anche perché se non ci aprono diecimilioni di italiani vedranno che quella persona non ha aperto. Quindi per molti è una figuraccia. Praticamente non ci sono interlocutori per il normale cittadino invece con noi si fanno trovare e poi facciamo in modo che si impegnino per risolvere il problema con il famoso nodo. Noi infatti torniamo dopo un paio di mesi  per renderci conto se le promesse fatte sono state mantenute. Chiedendo, infatti, conto dell’operato messo in atto per risolvere la problematica in questione.”