Cerveteri non è una cittadina felice.
Riceviamo e pubblichiamo
Se qualcuno l’avesse mai pensato ora ha la certezza di aver vissuto in una realtà parallela, viste le scritte antisemite che sono apparse sul portone di un bar nel centro di Cerveteri.
Le scritte e le offese antisemite sono quanto di più ignobile, stupido, feroce si possa scrivere o pronunciare. Non c’è nessuna scusante, nessuna “comprensione” per un atto ignobile, nessuna definizione di “ragazzata” che possa essere accettata per questo atto infame.
“Ma in fondo, sono solo scritte su una porta!” diranno in molti. Ma quelle scritte sono le fonti che possono portare ad altre offese, ad altra violenza ben più grave.
Ed allora guardiamoci negli occhi: cos’ha di differente dagli altri esseri umani un Ebreo? Non ha gambe, braccia, occhi, sentimenti come tutti gli altri esseri umani di tutto il mondo? Non lavora, ride, piange, si rallegra come tutti gli altri esseri umani?
Ecco, qui sta il punto. Dobbiamo cominciare ad insegnare ai nostri ragazzi, in casa, a scuola, che la violenza verbale, il disprezzo degli altri, il pensiero che se tu non sei come me (alto, biondo, e con gli occhi azzurri), tu sei “diverso” e quindi “colpevole” della tua diversità. Ma la diversità è presente nella Natura e ne fa parte integrante ed è una ricchezza, non una iattura.
Dobbiamo far capire, non solo ai nostri ragazzi, ma a tutti, che gli Ebrei non sono “altro da noi”, sono esseri umani come noi.
Pensavamo che Cerveteri fosse lontana anni luce dall’antisemitismo ed invece, una mattina, scopriamo che è qui in mezzo a noi e ci ferisce. Colpisce tutta la comunità, perché nessuno può dirsi lontano dai problemi dei nostri concittadini.
A questo punto, non solo la Scuola, ma anche la Politica devono attivarsi perché queste cose non accadano più.
E l’arma principale non è la coercizione, è la cultura, la lettura, la conoscenza nel più alto senso di questa parola, perché colui che ignora è destinato a ripetere parole, gesti che speravamo non avvenissero più, mentre invece stiamo ricominciando tutto daccapo.
Noi di Italia Viva esprimiamo tutta la nostra solidarietà agli Ebrei presenti nella nostra città ed a loro, che sentiamo così vicini a noi, diciamo, come John Kennedy disse a Berlino nel 1960 “Ich bin ein Berliner”, “siamo Ebrei” e vi siamo vicini senza se e senza ma.
Maurizio Falconi
Presidente Italia Viva Cerveteri