La Lega Anti Vivisezione rinnova l’appello alle istituzioni a vietare l’allevamento di visoni. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, firma un’ordinanza che sospende l’attività fino a febbraio. In Italia ci sono 8 impianti, per circa 60 mila capi.
La Lega Anti Vivisezione (LAV) conferma la presenza del coronavirus SARS-CoV-2 anche tra i visoni allevati in Italia. La presenza sarebbe stata rilevata in due campioni prelevati in agosto. La LAV giudica grave il silenzio e l’inerzia delle Autorità sanitarie che non ne hanno data notizia. “Invece di avviare un rigoroso screening con test diagnostici in tutti gli allevamenti di visoni in Italia, anche dopo conclamati casi di positività, il Ministero della Salute e le Regioni hanno continuato a limitarsi all’osservazione clinica pur sapendo che i visoni, come le persone, possono essere asintomatici” dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Area Moda Animal Free. “Di fatto, questi allevamenti, oltre a causare gravi sofferenze agli animali, sono anche dei serbatoi del coronavirus. Non avere condotto accertamenti specifici su tutti gli allevamenti di visoni in Italia ha esposto, ed espone tuttora, la salute pubblica a un oggettivo rischio”, afferma Pavesi. Dalle informazioni acquisite dall’associazione, il focolaio sarebbe localizzato in Lombardia, dove sono presenti due strutture per un totale di 40.000 visoni. Tuttavia, il Ministero della Salute, sostiene LAV, ha proseguito nell’attuazione della blanda indagine epidemiologica basata sulla mera osservazione clinica degli animali a totale discrezione del veterinario pubblico.
Eppure, che i visoni possono essere portatori del virus SARS-CoV-2, ma asintomatici, era un’evidenza scientifica già ampiamente documentata nei focolai degli allevamenti olandesi. In Danimarca la mutazione del virus riscontrata nei piccoli animali da pelliccia, in grado di mettere a rischio l’efficacia del vaccino per il Covid-19 – la sindrome causata da questo virus – ha spinto le Autorità a decidere l’abbattimento in massa dei capi. La Stampa rivela che sono già stati uccisi tra i 15 e 17 milioni di animali.
In Italia ci sono circa 60.000 visoni distribuiti in 8 allevamenti situati quasi tutti al centro-nord: 3 sono in Lombardia nelle province di Brescia, Cremona; 2 in Veneto; 2 in Emilia-Romagna e 1 in Abruzzo. Dopo che la LAV ha rinnovato l’appello al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro della Salute Roberto Speranza affinché siano vietati questi allevamenti, il ministero ha disposto un’ordinanza che sospende l’attività fino al mese di febbraio, poi sarà fatta una nuova valutazione epidemiologica. Secondo l’ordinanza, in caso di sospetto d’infezione le autorità locali competenti dispongono il sequestro dell’allevamento e se la malattia è confermata i capi sono abbattuti. I visoni in natura percorrerebbero grandi distanze e nuoterebbero lungo i corsi d’acqua, mentre negli allevamenti sono costretti a vivere ammassati tra loro in piccole gabbie metalliche e a causa dello stress arrivano a mutilarsi. A nemmeno un anno di età sono uccisi con il gas e muoiono con una lenta e dolorosa agonia.
Nonostante l’80% degli italiani sia contrario alle pellicce, le proposte di legge della LAV per vietarli non sono mai state prese in considerazione. In Europa molti Stati hanno già vietato gli allevamenti di animali “da pelliccia”. L’associazione ha attivato una petizione in rete non solo per tutelare gli animali ma anche la salute pubblica: https://www.lav.it/petizioni/emergenza-visoni.
Gli amici degli Aristogatti
a cura di Barbara e Cristina Civinini