Tutti parlano del fatto che non si possa uscire, tutti si chiedono quando finirà questa pandemia, quanti si chiedono che cos’è un DPCM. Esiste una cosa che si chiama consuetudine, e potrebbe essere uno spunto di riflessione.
Il Dpcm è un decreto ministeriale (D.M.), nell’ordinamento giuridico italiano, è un atto amministrativo emanato da un ministro nell’ambito delle materie di competenza del suo dicastero. Quando questo tipo di atto è emanato dal presidente del Consiglio dei ministri prende la denominazione di decreto del presidente del Consiglio dei ministri (d.p.C.m.). Quando la legge lo prevede, se un decreto richiede la competenza di diversi dicasteri e deve quindi essere adottato di concerto tra gli stessi, si parla di decreto interministeriale, avente il medesimo valore normativo. (Wikipedia)
I regolamenti emanati nella veste di decreti ministeriali non possono quindi derogare, quanto al contenuto, né alla Costituzione, né alle leggi ordinarie sovraordinate. Per identico motivo, le norme regolamentari non possono avere ad oggetto incriminazioni penali, stante la riserva assoluta di legge che vige in detta materia (art. 25 della Costituzione). Sempre su Wikipedia si legge “Quanto al procedimento, occorre distinguere tra i regolamenti adottati dal Governo in veste di organo collegiale (art. 92 della Costituzione), dai regolamenti emanati dai singoli Ministri nell’ambito di competenza loro attribuito: solo questi ultimi, come detto, vengono emanati tramite decreti ministeriali”.
Il Decreto del presidente del consiglio (Dpcm) è un atto amministrativo che non ha forza di legge e che, come i decreti ministeriali, ha il carattere di fonte normativa secondaria e serve per date attuazione a norme o varare regolamenti.
Ebbene, potrebbe divenire una consuetudine ciò che il premier Conte sta facendo con tutti gli italiani: emettere restrizioni soprattutto con DPCM. Il fatto che lo abbia già fatto una volta, e lo stia facendo anche questa volta, presto potrebbe diventare consuetudine.
di Barbara Pignataro