#IOTORNOACASA: PRESUNTA INIDONEITÁ GENITORIALE

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#iorestoacasa deve valere anche per i bambini.

di Vincenza Palmieri

«Buongiorno Signora e buona domenica. Ecco la lista di ciò che serve ai suoi figli da spedire alla sede della Cooperativa:

Per E. serve: pigiama leggero/corto delle penne e quaderni bagnoschiuma shampoo, mutande(meglio no boxer perché stringono), calzini, un paio di magliette manica corta e pantaloncini corti, un paio di ciabatte numero 39.

Per F. serve: pigiama leggero/corto colori dei libricini, un paio di magliette manica corta e pantaloncini corti, ciabatte numero 33/34.

Per R. serve: pigiama leggero/corto 4 anni, un paio di pantaloncini corti e magliette corte, sempre 4 anni.

Un paio di ciabatte numero 26/27.

Questo a grandi linee. Pigiami e pantaloni sono un po’ la priorità, pannolini salviette, ma chiaramente quello che si riesce secondo la possibilità. Potete inviare il pacco alla sede della Cooperativa»

[SMS RICEVUTO DA UNA MAMMA (nome di fantasia: Maria) DA PARTE DELLA CASA FAMIGLIA PRESSO CUI SONO STATI COLLOCATI I SUOI TRE FIGLI]

Maria ha perso la custodia dei suoi tre figli per supposta inidoneità, anzi, non ha capito bene perché. Si è sottoposta ad ogni richiesta che le è stata avanzata, con fiducia e collaborazione, ma non ha ancora capito rispetto a cosa non sia idonea.

Da quando si è entrati nel periodo Covid, anche la visita mensile le è stata sospesa. Prima vedeva i bambini una sola volta ogni 30 giorni, adesso neanche quella. Vorrebbe sapere in cosa debba migliorare, in cosa diventare idonea: non le viene detto.

La questione dall’inidoneità genitoriale apre un ambito d’attenzione gravissimo. Cosa hanno commesso questi genitori, non idonei a tal punto da giustificare il fatto che un bambino venga deprivato del calore della propria madre? Quale errore educativo è paragonabile alla tragedia di una famiglia strappata?

Stiamo parlando di crudeltà pura: è possibile che si debba parlare ancora in punta di piedi di questi temi?

Maria in questi giorni si chiede se al termine dell’emergenza avrà ancora un lavoro. E così suo marito. In questa emergenza nell’emergenza, è il caso di ricordare che una Casa Famiglia – ogni giorno – riceve dai 70 ai 400 euro a bambino. Ci chiediamo, allora, perché questa povera donna a cui hanno tolto i figli debba essere sottoposta all’ennesimo strazio: comprare quello che serve alla comunità per tenere in buone condizioni il figlio. Senza che nessuno abbia nemmeno ipotizzato di farlo stare con lei, visto che è lei a continuare ad accudirlo, fornendogli ciò che serve. Per riunire – anche se a dosi ridottissime – mamma e figli; e magari dare ai genitori e non alla Casa Famiglia il corrispettivo economico per quel periodo in casa, la legittima casa.

#iorestoacasa deve valere per tutti: anche per i bambini.

Bambini che devono rimanere a casa loro.

E che nessun Guru osi ancora individuare nella Famiglia il luogo dello stupro continuo

Non farò ulteriore pubblicità a quegli organismi che – dimentichi della propria riconosciuta colpevolezza – ancora oggi osano risollevare il capo dallo sprofondo nel quale devono rimanere per continuare a criminalizzare la Famiglia, ora prima e sempre come luogo privilegiato del maltrattamento.

Questo assunto deve essere tranciato, raso al suolo. Perché l’abuso sessuale sui bambini – fenomeno pur esistente – non si svolge tra le mura familiari. Qualche volta è anche successo, certo, e in quel caso la Legge deve condannare gli adulti, non punire i bambini.

La lunga lista di abusi sui bambini e sugli adolescenti – come risulta con evidenza dai dati disponibili – si verifica nelle scuole, nelle case dei vicini/amici di famiglia, negli oratori, nelle Comunità/Case Famiglia o in nuove edizioni di case di appuntamento dove minorenni vengono fatte prostituire da adulti, politici, gente di malaffare.

Questo è un reato. E ovunque si verifichi, va trattato come tale, con la più dura delle condanne. Anche se ancora oggi vediamo tanti noti protagonisti di fatti del genere passeggiare baldanzosi sulle spiagge, abbronzati e impuniti.

A fronte di tutto questo, che è una realtà, per ragioni che non sono certo l’amore per i bambini si continua a criminalizzare la Famiglia, i genitori, chiedendo anche l’inasprimento di vecchi dispositivi che andrebbero invece aboliti. Le famiglie non sono il luogo della perdizione. E non può essere il luogo dove stendere la lunga mano della Psichiatria, condotta dai suoi Guru per trarne il solito profitto. La Famiglia deve rimanere un luogo sacro e inviolabile.

Deve essere destinataria di risorse economiche, educative e servizi.

Il Sostegno Genitoriale, tanto decantato, si è trasformato oggi – da ciò che apprendiamo dagli utenti dei Servizi Territoriali e non solo – in una mera raccolta anamnestica. Agita peraltro da personale non formato allo scopo.

Il Sostegno Genitoriale e Familiare, la traduzione dei bisogni sociali e familiari – così come nelle proposte dei Pedagogisti Familiari ANPEF che operano in tutto il territorio nazionale o che sono attualmente in formazione – unitamente alle politiche abitative, di quartiere e sociali, devono rimanere le uniche risorse utilizzabili, al posto di interventi autoritativi, demonizzanti e devastanti.

(Immagine della pagina Facebook nata per il piccolo “Chicco” https://www.facebook.com/groups/Preghiamo.per.il.piccolo.Chicco/)

La “chiamata alle armi” è oggi necessaria, indiscutibile, inevitabile:

IL MOMENTO È ORA.

Il piccolo Chicco – che ha subito gravi menomazioni dovute esclusivamente alla sordità e alla irresponsabilità di CTU e operatori della Giustizia – i bambini senza pigiamino e senza pantofoline in Casa Famiglia e tutti gli altri rinchiusi e inaccessibili da mesi ci stanno chiedendo in un assordante silenzio l’aiuto più urgente: quello di uscire, subito (non di casa) con il coraggio delle nostre comunicazioni, dei nostri Social, dei nostri Comunicati Stampa, delle nostre denunce, delle nostre azioni.

Per evitare che quanto accaduto nelle RSA, che già avevamo anticipato, possa verificarsi nelle istituzioni totali dove a nessuno è dato sapere altro se non l’increscioso aumento delle quantità di “psicofarmaci al bisogno”.

La mamma certamente manderà ai suoi figli pigiamini e pantofoline. Noi abbiamo il dovere di chiedere con ogni mezzo che questi siano indossati presso la propria unica casa. Quella di mamma, papà, nonni, fratelli, zii e cuginetti.

L’hashtag, allora, è #iotornoacasa. E ci resto.

Vincenza Palmieri
io.sto.con.bambini.strappati@gmail.com

Ricevuto e pubblicato