Intervista all’artista Irene Veschi, la Regina di Cuori

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Dentro ogni vostra lastra si nasconde il mio mondo visto con la mia anima …
il mio cuore… (Irene Veschi)
di Andrea Macciò
Irene Veschi è un’artista da sempre, tutta la sua esistenza è stata come lei stessa ci ha raccontato dedicata al raggiungimento di uno scopo: l’arte ad alti livelli. Per inseguire i suoi sogni, ha rinunciato alle certezze assicurate dal “posto fisso” e dai lavori più convenzionali. Ho ammirato per la prima volta una delle sue “anatomie” in una collettiva organizzata in occasione del Festival CaVour Art di Terni nell’autunno 2023.
L’arte di Irene Veschi è caratterizzata da una “firma” inconfondibile: l’uso della lastra radiografica medica come supporto di tutte le sue opere più recenti.
Dal 2016 in poi, colpita da “incontri” casuali con il simbolo universale dell’amore, ha iniziato a specializzarsi nella rappresentazione del cuore, ha continuato a dipingerli in maniera sempre più ricorrente dedicando a questa icona anche una sua intera personale, ed oggi è conosciuta anche come “La Regina di Cuori”.
Irene Veschi è un’artista che trasmette con le sue opere e la sua personalità una fortissima energia positiva e creativa, e la sua stessa vita dimostra che è possibile realizzare i propri sogni, se si porta avanti un progetto con determinazione e perseveranza.
cuore
Irene Veschi cuore esposto alla mostra Female contemporanea la femminile in occasione del Narnia Festival Ph-2. Andrea Macciò
La abbiamo intervistata per conoscere meglio il suo percorso artistico e le ragioni che l’hanno portata a lavorare con questo supporto così affascinante e inusuale e a diventare una “Regina di Cuori”.
Oggi molte persone si occupano di arte come hobby o secondo lavoro. Tu per tutta la tua vita hai sognato di dedicarti all’arte a tempo pieno, di essere solamente un’artista, e ci sei riuscita. Questa tua determinazione mi ha positivamente colpito. Ci puoi raccontare il tuo percorso?
Io ho sempre voluto fare l’artista, potrei dirti che a quattro anni ero già artista, mi piaceva vestirmi, colorarmi, dare spettacolo. Sono nata così, convinta e decisa. Io ho sacrificato tutto nella vita per l’arte. L’arte per un’artista è come un figlio, va nutrita, difesa, protetta.
Io, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti, ho sempre lavorato in questo mondo, non solo le arti figurative, ma anche il cinema o la scenografia. Non ho mai avuto un lavoro fisso, perché l’ho sempre evitato. Da ragazza ho fatto alcuni lavori saltuari, ma sentivo che tutto questo mi era estraneo, era come se il lavoro per gli altri rapisse il mio tempo.
Ho “sacrificato” tutta la mia vita a questo obbiettivo, ed ora che ho 53 anni posso dire di esserci riuscita. Ho raggiunto una sicurezza in me stessa e una consapevolezza che a 20,30, forse anche 40 anni non avevo. Per questo credo che non tutti possano essere artisti.
Chi lo vuole essere, deve prima di tutto credere in sé stesso. Se l’artista non crede in sé stesso, le altre persone lo sentono e se ne accorgono. Bisogna crederci, e trovare la propria strada. A venti, trent’anni vedevo io miei amici che avevano il loro lavoro fisso e la macchina. Ma io avevo i miei sogni. È meglio avere uno stipendio fisso o un sogno da realizzare? Io ho fatto moltissima gavetta, senza avere gli stessi soldi che avevano loro, e all’inizio non avevo nulla, se non la mia determinazione a dedicarmi all’arte.
Mi sono trovata da sola gli sponsor, i contatti, almeno nella prima frase mi sono curata da sola tutto, la promozione, le pubbliche relazioni, la comunicazione delle mie opere.
Il mio tempo l’ho dedicato a me stessa.  La mia vita è stata sempre proiettata al raggiungimento di uno scopo: l’arte a livelli alti.
Oggi molti degli amici di allora, che hanno sempre lo stesso lavoro e lo stesso stipendio fisso, quasi si sorprendono che possa succedere che io vendendo alcune delle mie opere possa guadagnare quanto loro in un intero mese.
Ma io sto solo raccogliendo, quello che ho seminato per anni su un terreno arido.
La mia vita è stata tutta dedicata al raggiungimento di uno scopo: l’arte a livelli alti.
La tua arte è caratterizzata dall’uso di un supporto inusuale, quello della lastra medica radiografica. Come è nata questa idea?
Ti posso dire che tutte le cose che mi sono accadute, non sono accadute casualmente. È come se il mio destino fosse già scritto, come un’equazione, nel quale lui ha i numeri e io la soluzione. Appena uscita dall’Accademia ho iniziato a dipingere su carta. Avevo molto materiale, senza mai raggiungere una soddisfazione personale.
Io sono una persona molto religiosa e credo che niente accada per caso. Durante un viaggio a Madrid, è capitato che io abbia chiesto delle cose, e quello che ho chiesto mi è arrivato. Quando mi sono trovata davanti a una lastra medica, ho capito che quella era la mia risposta. Io dovevo dipingere sulle lastre radiografiche. Da quel giorno in poi non c’è una mia opera che non abbia come supporto una lastra radiografica, tutte sono collegate per me con qualcosa che è “oltre”.
Io sono una donna molto empatica, colorata dentro e fuori, una persona che se ti vede ti abbraccia, per alcuni posso sembrare invadente, ma la maggior parte delle persone mi ama, e per me parlare con la gente, scambiare emozioni, è già fare arte.
Io dipingo sulle lastre di persone che non conosco, dipingo nell’anima, nella vita di persone che non conosco. Metto nel loro essere la mia arte.
La lastra ci deve essere sempre nella mia arte, attraverso la lastra ci sono le persone. Nel 2022 a Roma ho esposto in una collettiva un “Uovo di Pasqua” composto da quattromila pezzettini di lastre messe assieme. Io uso la lastra anche nel piccolo formato. Se qualcuno mi chiedesse di fare un’opera senza lastra, oggi direi di no. Un giorno potrei anche togliere la lastra, ma allora anche quello sarebbe un messaggio preciso.
Le tue opere di oggi non sono mai firmate. Per quale motivo?
Un gallerista una volta mi ha fatto notare che io era una delle poche artiste a non firmare le mie opere. All’inizio della mia carriera, quando non ero sicura di me stessa, firmavo i miei lavori. Oggi no, credo che il pubblico mi debba riconoscere per come mi sento.
Se vedi una lastra con un colore prepotente sopra, quella sono io!
Molte delle tue opere rappresentano il simbolo del cuore, tanto che sei conosciuta come “la Regina di Cuori”. Da dove nasce la passione per questo simbolo così evocativo?
Io, come ti ho già detto, credo che nulla mi succeda per caso. A un certo momento, ho iniziato a vedere ovunque la forma del “cuore”.
Un simbolo universale, il cuore lo abbiamo tutti, un messaggio d’amore, di grande amore.
Ad oggi ho dipinto oltre 600 cuori, sempre usando come supporto la lastra medica.
La prima grande occasione espositiva è stata una “scommessa”. Rita Rocconi mi ha contattato dicendomi se ero io “l’artista dei cuori” e mi ha invitato a prepararne 100 per una mostra, 100 cuori per Terni, ne ho fatti 150, e da allora non mi sono più fermata.
Uno dei miei cuori è comparso in un cortometraggio “C’hai 5” con Gabriel Garko e Maria Grazia Cucinotta, che parla del tema dei trapianti e si propone di sensibilizzare sul tema della donazione, presentato al Festival dei Tulipani Neri di Roma. In quell’occasione ho conosciuto i due protagonisti, a Gabriel Garko sono piaciuti moltissimo i miei cuori, e oggi ne ha tre!
Io ho iniziato anni fa a lavorare per il cinema e sono molto in sintonia con le persone che operano nel mondo dello spettacolo. Uno dei miei sogni è che uno dei miei cuori compaia in un film di Ferzan Ozpetek. Io penso che nulla accada per caso, e quando ho letto che lui sarebbe stato a Roma per presentare il suo libro “Cuore nascosto” ho capito che quello era un segnale. Mi sono detta “Irene, devi andare e conoscere Ferzan”.
Sono andata, gli ho portato uno dei miei cuori, e da quel momento sono entrata in empatia con lui. Per me entrare in un suo film con una mia opera è come per un cantante essere invitato a Sanremo. Ora gli sto preparando un altro cuore, prezioso, brillante e chiaro come i diamanti. Io credo che la luce che si ha intorno sia fondamentale, se desideri ardentemente qualcosa, forse quella cosa verrà da te.
Devi attirare energia positiva, se non hai un’aura bella difficilmente riuscirai a creare qualcosa di positivo. Per esempio, nei mesi scorsi mi dovevo recare a Bergamo per motivi personali, e nelle settimane prima ho visto che un gallerista di quella città ha iniziato a seguirmi su Instagram. Ci siamo scambiati i contatti, e abbiamo avuto occasione di conoscerci quando sono salita a Bergamo. Adesso la sua galleria ha 25 dei miei cuori.
A volte, l’universo si sposta per te.
Quali sono i tuoi progetti artistici per il 2025?
Per il 2025 ho in programma una collaborazione con un’importante galleria, e parteciperò in Primavera a una mostra collettiva a New York nella quale sarà esposto uno dei miei cuori. Vorrei allestire anche nell’occasione una personale, e sto cercando gli sponsor per coprire le spese degli spostamenti. E nel prossimo anno, inizierò anche di nuovo a lavorare per il cinema.
Ci puoi riassumere in poche parole che cosa è per te l’arte?
Il cuore è un messaggio che lascio nelle case delle persone. Io sono molto legata al mondo dello spettacolo, perché penso che attori e artisti siano accomunati dalla volontà di lasciare un segno. Lasciare un pezzo di noi. Un segno per farsi ricordare. I miei segni sono le mie opere, i miei cuori. Io sono artista anche nella mia vita. Se guardi le mie foto, vedrai sempre la ricerca della bellezza e l’equilibrio di colori. Se vedi una foto nella quale mostro il mio corpo, vedrai la parte artistica e la ricerca dell’armonia e della bellezza.
L’arte è anche nella vita di tutti i giorni e nella ricerca costante della bellezza.
Scrive di lei Isabella Cruciani nel catalogo della mostra personale “Hypnotic” esposta a Narni nell’estate 2022: “La più luminosa chiarezza dell’immagine non ci bastava, poiché essa sembrava tanto rivelare quanto nascondere qualcosa; e mentre l’immagine con la sua rivelazione simbolica sembrava incitare a strappare il velo, a scoprire lo sfondo misterioso, d’altra parte proprio quella totale irradiata visibilità teneva l’occhio in sua balia impedendogli di penetrare più a fondo.
Le opere di Irene Veschi sono contenitori di forme, spazi di risonanze emotive capaci di trascinarci in un viaggio interiore alla ricerca del Sé più autentico, quello connesso con il concetto di Io come individuo, essere pensante. Dietro un’apparente semplicità e staticità si celano tracce pulsanti e vitali di energie, capaci di trascinare il fruitore in un vero e proprio percorso catartico e purificatore. Hypnotic si propone dunque come un viaggio, un’esperienza in cui le opere e gli allestimenti si prestano al fruitore come ganci emozionali che consentano a ognuno un viaggio nell’inconscio al fine di connettersi con il proprio sentire. Questo è lo spirito con cui l’artista lavora: crea e plasma oggetti estetici catalizzatori. Non è sicuramente un dialogo facile quello che Irene Veschi cerca di instaurare con il suo pubblico, al quale chiede di lasciarsi alle spalle quell’inerzia mentale che troppo spesso guida le nostre convinzioni annientando le nostre unicità, il nostro sentire. Osservare, non solo guardare, cercare e perdersi tra tutti quegli indizi che solo un occhio attento e partecipe può percepire; ci viene chiesto di guardare dentro l’opera, scandagliarla e farsi trasportare dai segni, dalle forme, dai colori: bisogna seguire la luce per compiere il viaggio…
 Per concludere riportiamo un estratto del testo con il quale Irene Veschi ha accompagnato sui social la presentazione di uno dei suoi coloratissimi cuori e che esprime benissimo la sua personalità e la sua concezione dell’arte e del colore.
 Il mio Buongiorno oggi è così…dovrebbe essere scuro… Invece no… è colorato…qualcuno magari vorrebbe spegnerli tutti questi colori…
più li spegne più si moltiplicano e diventano sempre più forti più puri più luccicanti, più belli…più sicuri… sì perché i colori possono essere sicuri quando si avvicinano tra di loro…raggiungono l’equilibrio nelle forme …nell’armonia…nella loro poesia….
Si…sono io il direttore di questa orchestra meravigliosa dove ogni singolo strumento colore
vibra note alte e basse…io creo e dirigo quest’opera…che voi ascoltate (Irene Veschi)
Irene Veschi con i suoi cuori mostra Percorsi d’arte contemporanea in occasione del Festival della Sociologia di Narni
Note biografiche sull’artista
L’artista Irene Veschi è nata a Narni il 21 gennaio del 1972 dove vive e lavora.
Si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Perugia con il massimo dei voti in Pittura e ha frequentato un corso per tecnici del cinema di animazione presso il centro video di Terni e uno stage presso lo studio Graphilm di Roma.
Al suo attivo ha diverse esperienze in ambito cinematografico come assistente scenografa.
Dal 2002 al 2005 ha lavorato presso lo studio di animazione Crayos, per il quale ha firmato il suo primo lungometraggio come costumista nel film in stop-motion “Kate la bisbetica domata”.
Partecipa assiduamente alla rassegna benefica “L’arte nell’uovo di Pasqua” organizzata a Roma da Sergio Valente.
Tra le sue mostre ricordiamo: nel 2013 la collettiva presso la Galleria Studio Sette a Rieti, a cura di Barbara Pavan, e “Vanity Fair” a cura di Franco Profili e Sergio Coppi, e la mostra presso la Gallery of Art Temple University di Roma a cura di Isabella de Leonardis.
Sempre in quell’anno firma l’etichetta del vino Verdello per la Cantina La Palazzola di Stefano Grilli, evento curato da Franco Profili.
Dopo la personale alla Galleria Open Space for Arts con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Perugia, espone a Roma al Macro di Testaccio e partecipa a numerose fiere ed esposizioni nell’Italia settentrionale.
Nel 2019 viene chiamata a realizzare il Manifesto della “Giostra d’Arme” per il comune di Sangemini ed espone le sue opere in una personale per il periodo della manifestazione.
Nello stesso anno la sua personale, a cura di Rita Rocconi, viene ospitata nel Museo Civico di Amelia. Con l’opera “Mare di plastica” partecipa alla serata “Le tre forchette” organizzata dal Gambero Rosso, affiancando durante la serata lo chef stellato Gianfranco Pascucci. Sempre nel 2019 viene invitata da Sergio Valente ad esporre la sua opera all’evento benefico “Il Natale dei 100 Alberi d’Autore” presso Palazzo Brancaccio di Roma.
Tra il 2020 e il 2022 ha esposto le sue opere presso la Galleria Les Galeries Marval a Neuchatel, in Svizzera. Dal 6 agosto al 4 settembre 2022 si è tenuta la sua mostra “Hypnotic” a cura di Isabella Cruciani presso Palazzo dei Priori a Narni.
Nel 2023 ha partecipato con le sue “anatomie”, le opere su lastra radiografica, alla mostra collettiva “Caleidoscopio” a Terni nell’ambito del Festival CaVour Art. Nel 2024 uno dei suoi cuori è stato esposto alla collettiva “Female-Arte contemporanea al femminile” a cura di Maria Cristina Angeli in occasione del Narnia Festival presso l’Auditorium Bortolotti a Narni, e nell’Ottobre 2024 ha partecipato alla collettiva “Percorsi di arte contemporanea” sempre a cura di Maria Cristina Angeli sempre a Narni presso l’Auditorium Bortolotti in occasione del Festival della Sociologia
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