INTERVISTA AL MAESTRO ALESSANDRO BENARDINELLI

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Taekwondo olimpico e paralimpico a Cerveteri grazie ad Alessandro Benardinelli

Da 5 anni alla RIM Cerveteri: l’intervista a Alessandro Benardinelli, maestro diche celebra i risultati dei suoi atleti

Vice-campione italiano di taekwondo in 2 categorie diverse della specialità combattimento, Alessandro Benardinelli è un pezzo di storia di questa disciplina sul nostro territorio. Città, quelle di Cerveteri e Ladispoli, in cui Alessandro lavora da oltre 30 anni per diffondere i valori di uno sport che insegna a migliorarsi dentro e fuori il quadrato di gara. I suoi Lions hanno trovato casa ormai da 5 anni presso il centro sportivo della RIM Sport Cerveteri, che ha sposato il progetto di Benardinelli e che punta a promuovere anche le possibilità inclusive del taekwondo. Infatti, la RIM è l’unico centro sportivo tra Ladispoli e Cerveteri ad offrire l’opportunità di praticare il taekwondo paralimpico, grazie all’affiliazione con la Federazione Olimpica. Non solo, nella scuderia dei Lions, c’è già un atleta di taekwondo paralimpico che ha conquistato il bronzo ai Campionati Italiani: Gabriele Galluzzi.

È proprio Benardinelli a raccontarci i risultati raggiunti dai Lions

“Per noi i risultati raggiunti da Gabriele sono motivo di grande orgoglio, lui è un ragazzo di Cerveteri che è riuscito a raggiungere il terzo posto nella specialità forme. Siamo gli unici, affiliati alla Federazione, a proporre questo tipo di attività in zona”.

“Curiamo molto sia il settore dei più piccoli che quello agonistico e con i ragazzi del nostro roster abbiamo raggiunto risultati importanti. Tra i nostri atleti abbiamo Giulia Roscioli, che a giugno si è laureata vicecampionessa italiana senior nel combattimento. O, ancora, Elisa Pacchiarotti, vicecampionessa italiana forme e freestyle, premiata da Riccardo Viola come miglior atleta di Ladispoli nel 2019”.

A chi si rivolge la vostra scuola?

“Noi insegniamo il taekwondo già dai 3 anni. Il gruppo dei più piccoli arriva fino ai 9 anni, mentre dai 10 in poi inizia la fase agonistica. Ci occupiamo della disciplina a 360°, curando tutte e 3 le specialità esistenti. Il taekwondo, infatti, si divide in combattimento (specialità olimpica), forme (coreografie codificate e tramandate negli anni che servono a migliorare soprattutto coordinazione e cognizione dello spazio) e freestyle (coreografie di 90 secondi musicate con passaggi obbligatori e tecniche di taekwondo). La nostra Federazione sta lavorando per inserire tutte le specialità del taekwondo all’interno del panorama a 5 cerchi, ma esistono già gare per queste categorie a livello italiano e internazionale”.

Puoi raccontarci come sei arrivato a svolgere questo tipo di ruolo?

“Siamo presenti sul territorio dal 1994, ma io mi sono avvicinato al taekwondo già nel 1982 quando avevo solo 8 anni. Mi sono tolto parecchie soddisfazioni militando nella squadra regionale e partecipando a competizioni su tutto il territorio nazionale. Dal 1999 ho deciso di insegnare e ho cercato di migliorare, raggiungendo il livello di maestro quarto dan. Soprattutto, ho cercato di lavorare per diffondere la disciplina sul territorio anche grazie alla delega provinciale per la Federazione Nazionale, che ho avuto in passato per 4 anni”.

Quando sbarchi a Cerveteri?

“Sono arrivato alla RIM 5 anni fa e devo dire che c’è una buona risposta. La società lavora tanto con i bambini e hanno un’eccellente organizzazione. Considero Ilenia e Maura (Rinaldi, presidente e vicepresidente RIM, ndr.) 2 ragazze appassionate e attive. Nonostante quest’anno i corsi siano partita da pochissimo, abbiamo già 40 allievi. Lo scorso anno, abbiamo ottenuto le prime cinture nere RIM, portando 6 atleti all’esame federale. Tra l’altro, a soli 8 anni, William Zotti è stato il più giovane d’Italia a riceverla”.

Perché praticare taekwondo?

“Attraverso il taekwondo insegniamo a bambini, ragazzi e adulti a gestire le proprie emozioni ed è questo il vero obiettivo, al di là del risultato sportivo. Acquisita questa padronanza sul quadrato, lo stesso metodo può essere utile nelle fasi più delicate della vita: dallo studio al lavoro. Questo è quello su cui noi puntiamo. Cerchiamo di rendere le persone più sicure di loro stesse. In un’epoca così particolare dal punto di vista comunicativo, tra immediatezza e alienazione, i ragazzi hanno delle grosse difficoltà relazionali. L’arte marziale rafforza questo aspetto, essendo uno sport individuale, obbliga a lavorare sulla propria persona. Quando disputiamo le gare, noi combattiamo con un avversario che non è quello davanti a noi, ma quello dentro di noi. Non devo avere paura dell’altro, ma non posso essere troppo precipitoso: il taekwondo permette di trovare l’equilibrio”.