INTERVISTA A RICCARDO PASQUINI

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riccardo pasquini

 L’EQUILIBRIO E LE FORME DINAMICHE DELL’ARTE

Di Alessia Latini

Che quella dell’arte fosse la sua strada a Riccardo Pasquini è stato chiaro sin da subito. Incontriamo l’artista a Tolfa, città della sua infanzia e dove oggi risiede. Intorno a noi le sue opere, nelle sue parole le idee di progetti appena nati che da poco hanno lasciato quelli, numerosi, realizzati. “Non credo di aver mai pensato di poter fare qualcos’altro” dice.

A quattro anni, racconta, le casette dei suoi disegni erano tridimensionali mentre la fantasia che nutriva la sua mente era pronta a costruire. “Andavo a trovare mio zio, falegname – ricorda – lui mi dava tavolette, tre manciate di chiodi e io passavo ore a fare scatolette”.

Il diploma all’Istituto d’arte e la laurea all’Accademia delle Belle Arti sono ciò che ha continuato un percorso segnato dall’inarrestabile voracità con la quale Pasquini idea, disegna, plasma, scolpisce. “La mia è una base classica” spiega. “ Più del concetto dell’opera, a me interessa l’equilibrio e l’effetto finale che deve essere gradevole, perlomeno per me”.

Dalla pittura alle installazioni alla performance, l’autore produce opere nelle quali il trait d’union è sicuramente rappresentato da quella spinta emotiva che la sua mano sa offrire a ogni nuova creazione. Quella di Pasquini è anche una ricerca sulle materie e sui loro utilizzi. Nel 2000 il trasferimento in Spagna dove vive per dieci anni esponendo nella “British International Fine Art” di Marbella e ne “La Galeria” di Malaga e dove gestisce un proprio centro artistico. Tornato in Italia apre uno showroom a Civitavecchia e poi un centro artistico presso l’ex lavatoio storico comunale a Tolfa.

Sue le installazioni scenografiche di diverse edizioni di TolfArte, sue tre opere in permanenza presso la villa comunale. Tra queste, “Sogno di un bambino”, mosaico realizzato con materiali di recupero raccolti coinvolgendo la cittadinanza, che ci porta a una delle tematiche care all’artista: ogni oggetto, per lui, può divenire parte integrante di un’opera.

“Una vite può essere usata come una vite ma può essere utilizzata anche come altre cose” ci dice. Un processo già caro all’arte al quale l’artista aggiunge però la “valorizzazione del soggetto”. I luoghi, la loro storia e ciò che li ha trasformati divengono ai suoi occhi qualcosa da guardare con attenzione e studiare. Ciò che a uno sguardo distratto è elemento da coprire, per quello dell’autore è spazio da avvalorare.

 

riccardo pasquini

Diverse le collaborazioni e numerose le mostre realizzate in Italia e all’estero. L’arte di Riccardo Pasquini sembra non trovare mai sosta, avida di svelare costantemente se stessa, sollecita nel mostrare ogni sua nuova espressione. L’arte sinonimo di vita e frutto di una lettura profonda che a ogni elemento appare avvicinarsi per svelare una nuova parte di sé. Lo lasciamo con l’idea della vite che per noi sarà sempre una vite mentre lui stringe in mano il progetto di un’opera per un nuovo sito.