INTERVISTA A PINO AMMENDOLA

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L’attore di “Uomini sull’orlo di una crisi di nervi”.

di Mara Fux

Popolare volto dello showbiz, Pino Ammendola, classe 1951, è uno degli attori, autori e registi più apprezzati dei nostri tempi cui ha regalato commedie come “Uomini sull’orlo di una crisi di nervi”, “Stregati dalla luna” o “Coppie in multiproprietà” al fianco di illustri colleghi quali Giorgio Gobbi, Nicola Pistoia, Max Tortora altresì cammei come “Avec le temps, Dalida” o “Todo cambia – viaggio intimo con Mercedes Sosa”; il tutto strizzando l’occhio a ruoli televisivi che permettessero alla sua versatilità di esprimersi facendo di lui quello che si dice “uno di famiglia”, ovvero entrando attraverso le immagini del piccolo schermo nel cuore delle famiglie, come nel caso del suo Ispettore Torre in “Provaci ancora Proff”, prima serata di RaiUno capitanata dalla coppia Pivetti- Conticini perennemente in replica. E il cinema? Niente da fare, Ammendola non se lo è certo fatto mancare, ha iniziato nel 1966 con niente po’ po’ di meno che “Operazione San Gennaro” di Dino Risi per proseguire con titoli quali “Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti” di Lina Wertmuller senza sdegnare ruoli diretti da Steno, da Carlo Vanzina, da Alessandro D’Alatri o da Cinzia TH Torrini. Insomma, ditene uno e vedrete che c’è; perché la verità è che Pino Ammendola se uno ne fa, cento ne pensa!

Si può sapere in quanti impegni artistici sei coinvolto?
Tantissimi, anche se immaginavo che con l’età avanzante avrei avuto più tempo libero; invece più vado avanti, più mi trovo in progetti che mi tengono impegnato anziché lasciarmi andare per il mondo, che è la cosa che mi piace di più.

Ti piace viaggiare? Lo adoro. Un detto svedese tratto da Sant’Agostino dice “il mondo è un libro e se rimani nel tuo paese vedi solo la copertina”. Io fortunatamente ho viaggiato tanto, ma devo confessarti che ho ancora tante pagine da leggere.

Per cui, dicci: quante cose stai combinando?
Sono in scena al Teatro Manzoni con “Nero come un canarino”, un testo di Nicolaj diretto da Silvio Giordani; poi giro con “L’ultima notte di Bonfiglio Liborio ” di Davide Cavuti tratto dal libro di Remo Rapino “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” vincitore del Premio Campiello 2020; dopodiché sotto l’egida dell’Unicef porto in scena un testo scritto e diretto da Claudio Rossi Massimi “Il diritto alla felicità”, una storia d’amore che ha nei libri i veri protagonisti; infine insieme a Eva Robin’s proseguo le rappresentazioni di “Lettere a Yves” un reading con pianoforte, il testamento d’amore che Bergè scrisse quotidianamente a Saint Laurent nei mesi successivi alla morte dello stilista.

Pare che almeno per ora, tu non possa pensare a viaggiare! Progetti per il cinema?
In realtà mi è stato chiesto di trarre una sceneggiatura dalla mia commedia “Uomini alla crisi finale” ma per farla mi dovrei fermare.

Non sei stato abbastanza fermo con il covid?
Tolta la restrizione, ho sempre lavorato al doppiaggio, che non si è mai fermato anzi vista l’aumento di diffusione delle serie estere è andato parecchio aumentando. In conclusione mi tocca stare al chiodo anziché andarmene in giro per il mare.

Vorresti andare per mare?
Si, ho un rapporto ancestrale con l’acqua, credo che chi nasce come me in un posto di mare, lo abbia negli occhi per tutta la vita come si fa con un amico. Io mi sento una goccia d’acqua che corre verso il mare, so di appartenergli. Voglio che un domani le mie ceneri vengano sparse nel mare per restarci per sempre.

Per ora però sei in teatro: che ci dici del testo di Nicolaj?
È un testo molto affascinante che ti fa pensare attraverso la creazione di un futuro cibernetico partorito negli anni ’60 a come potrebbero divenire i nostri rapporti se continuiamo ad avere ritmi così robotici.

Ma anche in questo futuro robotico trova spazio l’amore. Che mi dici, Ammendola, dell’amore?
L’amore è la grande macchina che muove il mondo. Quante volte ti sei innamorato? Tutti i giorni, io sono innamorato della vita e quindi ogni giorno è un nuovo giorno per amare.

Di passioni ne hai altre?
La cucina. E la barca, altra mia passione, le coniuga tutte: stare in mare, vedere il mare, pescare e cucinare quel che si è pescato per sé, per gli amici o per chi si ama. Niente TV? In tv sono con la Proff che continua ad andare in onda.

E se ti proponessero un Grande Fratello?
Non ci casco, resto a casa, è un genere che non fa proprio per me; forse l’unica trasmissione di quel tipo che avrei potuto accettare sarebbe stato qualcosa legato alla sopravvivenza, dove ti devi mettere alla prova con espedienti tipo pescare con una fiocina improvvisata o dormire in un rifugio fatto di rami; mi sarei messo alla prova anche con certa curiosità. Oggi però il format è cambiato, si concede più spazio al bisticcio rispetto alla prova, quindi no, non accetterei.

Progetti futuri?
Mi piacerebbe andasse in porto il progetto di un giovane vincitore del David, Enrico Iannaccone, che sta alla ricerca di fondi per raccontare una specie di Jocker italiano. Per ora questo, però se qualcuno vuol propormi un film in giro per il mondo, come dire: sono a disposizione!