INTERVISTA A MAURIZIO CASAGRANDE

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VENERDÌ 11 AGOSTO IN SCENA A CERVETERI CON “A TU PER TRE”, UNO SPETTACOLO SEMPLICE E CONFIDENZIALE.

 

Ripassando la tua biografia per l’intervista, ho ricordato titoli di spettacoli teatrali e musicali di cui ti ho visto regista, sceneggiatore e interprete assieme a colleghi come Vincenzo Salemme ma, pur conoscendoti da anni, ho fatto una scoperta: sei figlio d’arte!
Si e lo dico con orgoglio. Antonio Casagrande, mio padre, è stato uno degli attori italiani più bravi cui la città di Napoli abbia dato i natali ed io, da figlio, ho potuto respirare arte fin dall’ infanzia riuscendo tuttavia a costruirmi una carriera tenendomi abbastanza lontano da lui. Carriera che inizia con la musica. In realtà le nostre carriere sono partite per ambedue dalla musica: mio padre Antonio ha avuto un passato da cantante lirico, è stato un basso buffo molto bravo che però aveva un grosso problema per il ruolo, ovvero l’essere ritenuto troppo un bell’uomo rispetto ad un carattere lirico che solitamente è rappresentato da uomini un po’ bruttarelli; fatto sta che poi ha incontrato Eduardo il quale ne ha intuito le doti recitative e ha proseguito con una splendida carriera teatrale.

In effetti avete iniziato nello stesso modo, se non sbaglio tu eri batterista e negli anni ’70 suonavi con i Tetra Neon.
Ero loro batterista e componevo al piano; la musica ha avuto una forte valenza nei primi anni della mia carriera e ti confesso che negli ultimi tempi sta tornando ad avere una valenza anche più forte di prima rispetto alla recitazione. Sai, in Italia c’è una forte settorializzazione artistica, se tu reciti e ti metti a cantare trovi subito quello che storce la bocca e dice ma che ti sei messo a fare? ‘mo canti pure? Per cui questa poliedricità ho dovuto metterla sempre da parte, quasi fosse una nota negativa e dal momento che ho iniziato con la recitazione, negli spettacoli son stato ben attento a non mettere l’una al posto dell’altra. La verità è che agli inizi della carriera ero un musicista che lavoricchiava, che aveva il suo giro e le sue tournée e tanti dei musicisti che vediamo esibirsi oggi mi hanno conosciuto come loro collega.

Come ti sei ritrovato a diventare uno degli attori più popolari di oggi?
Perché poi mio padre aprì a Napoli una scuola di teatro, l’Accademia Teatrale del Mezzogiorno, dove io iniziai a insegnare solfeggio; fatto sta che terminate le lezioni anziché andarmene mi intrattenevo con gli altri ragazzi a seguire i vari corsi come un qualsiasi uditore e il caso volle che successe una cosa brutta, una di quelle legate al periodo che vivevamo, i cosiddetti anni di piombo; in breve, un ragazzo del corso di recitazione viene fermato per dei controlli da cui poi ovviamente verrà rilasciato perché non aveva combinato un bel nulla, e lo mettono in stato di fermo preventivo. Insomma, giunge la notizia che non può partecipare al saggio di fine anno e per non far saltare lo spettacolo mio padre mi chiede di sostituirlo. E da lì è iniziato il mio nuovo percorso. Percorso fatto anche di sceneggiatura e regia. Ho idea che un attore brillante sia autore e regista di se stesso; molte delle battute inserite nelle sceneggiature nascono sul palco. Tantissimi momenti esilaranti degli spettacoli con Salemme sono frutto d’improvvisazione testata in scena grazie alle risate del pubblico.

Firmi due film: “una donna per la vita” e “Babbo Natale non viene da nord”. Scritti, diretti e interpretati?
Rigorosamente si, sennò che gusto c’è a scriverli!

Stai in tour con A TU PER TRE che venerdì 4 agosto sarà sul palco della Legnara di Cerveteri. Nelle note di regia mi ha colpito l’intenzione dichiarata di voler allestire uno spettacolo “a sostegno dei teatri che dopo la Pandemia hanno avuto importanti difficoltà economiche, senza tuttavia rinunciare a stile e qualità.” Quando c’è stata la Pandemia sentivo fortemente la voglia di stare assieme della gente per cui mi son detto: voglio fare uno spettacolo che abbia come concetto lo stare sul divano di casa a colloquiare ma fatto con cura, non un’accozzaglia di cose messe assieme perché penso che se qualcuno ti mostra di volerti bene, tu pure devi mostrargli il bene che gli vuoi e siccome a me il pubblico me lo ha sempre mostrato, a mia volta io di volergli bene glielo devo mostrare. Oltretutto sono due le cose che a tutti mancano oggigiorno: il tempo ed il denaro, quindi devi tener conto anche di questo quando gli mostri quanto gli vuoi bene, devi rispettare il loro affetto ancora di più.

Al tuo fianco in A TU PER TRE c’è una pianista, Claudia Vietri, ed una cantante Ania Cecilia. Proponete un repertorio di tradizione?
C’è un po’ di tutto, di base sono tutte canzoni che hanno attraversato in maniera importante la mia vita. Per assurdo la stessa Ania l’ho conosciuta nel 2012 quando scrisse il brano portante del mio primo film.

Uno spettacolo che definiresti leggero?
Più adatto definirlo d’appeal: nasce per le sale ma vedo che in piazza bastano un po’ di sedute e un po’ d’atmosfera per regalare al pubblico una serata magica.

di Mara Fux