In-formazione: la guerra delle fake

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A chi giova?

L’informazione italiana, dalle tombe di Bergamo è passata alla fiction delle esplosioni, delle fughe, dei morti due volte. Due giorni di “guerra” fake nei Tg che, come a febbraio 2020 diffondono terrore nelle case. Questa volta preparano il terreno per l’aumento del gas con la scusante di una guerra?

Dal virus alle bombe è stato un attimo, dallo stato d’emergenza sanitaria (scadenza il 31 marzo) alla delibera del Consiglio dei Ministri, su proposta di Mario Draghi, della dichiarazione dello stato di emergenza (guerra) del 24 febbraio 2022 per intervento all’estero in conseguenza degli accadimenti in atto nel territorio dell’Ucraina. Un nobile gesto, come nobile è il pensiero di una risposta collettiva a #Putin suggerito dalla giornalista Gabbanelli sui social. Per chi non l’ha visto, il post suggerisce pratiche virtuose (lavatrice solo a pieno carico, attenzione ad accendere la luce, un grado in meno sulla temperatura domestica) non per l’ambiente ma per protesta o solidarietà. Per mancanza di soldi, è più probabile, che non mancano però al governo che stanzia milioni per intervenire nel conflitto, essendo il nostro Paese tra i dieci maggiori esportatori di armi a livello mondiale.

Ma le fake restano fake dunque è lecito chiedersi “a chi giova tenere sotto pressione la popolazione”. Dopo il contagio, soldati russi e popolo ucraino: per capire come stanno veramente le cose bisognerà guardare altrove dato che la Tv italiana diffonde la notizia di un attacco nella notte con l’ausilio di un video, in rete dal 2015, di un esplosione in Cina. Altro esempio di ambiguità, i media diffondono la prima parte di un video sostenendo che un gruppo di sabotatori russi fosse stato messo in ginocchio a Kiev dall’esercito ucraino (vedendolo integralmente il messaggio è tutt’altro), mentre singoli cittadini ucraini postano video: riprendono la quotidianità fatta di gente al supermercato, in strada per lo shopping, vita tranquilla che si differenzia solo per i volti scoperti in strada come nei luoghi chiusi. E tanto altro ancora in soli due giorni. Una cittadina di professione traduttrice giurata dichiara che i giornalisti italiani traducono in modo falso le parole degli ucraini intervistati. “Io da straniera in Italia di professione traduttrice giurata ho la responsabilità penale in caso di errore nella traduzione di documenti e invece i giornalisti italiani non c’è l’hanno tale responsabilità nella propria patria per quello sparano falsamente sulla Tv?” Elencando una serie di esempi.
Ritenere chi terrorizza i propri cittadini il vero aggressore è cosa da complottisti?