Il dialogo con Ilaria Paccini porta in un mondo in costante movimento dove la ricerca, insaziabile, nutre i suoi studi, teorici e pratici, elevando a protagonista ogni elemento d’arte.
Originaria di Arezzo, oggi residente a Roma, all’età di otto anni l’artista realizza il suo primo quadro compiuto eseguendolo dal vero nel Palagio Fiorentino, dove il padre è ospite per una residenza d’arte. Ancora adolescente, con i genitori, entrambi artisti, partecipa alle prime estemporanee, vincendo negli anni diverse edizioni nella sezione giovani.
Dal disegno alla pittura, dalla scultura alla ricerca sulla materia, quello della Paccini è un percorso che trasmette una quotidianità artistica che si traduce in passione, studio, esperienza. Dopo i diplomi al classico e all’artistico e la laurea in Storia dell’arte contemporanea, a Roma si diploma alla Scuola dell’arte della medaglia, obiettivo che aveva già a quindici anni. Numerose nel frattempo le mostre in Italia e all’estero – è del 2023 la residenza artistica presso il Thorvaldsen’s Museum di Copenhagen – e i progetti che la vedono impegnata in campo culturale.
Le opere di Ilaria Paccini, così come il percorso che le ha viste nascere, sembrano non prevedere staticità. Ogni loro nuovo emergere evidenzia non solo la ricerca che le sottende ma anche quell’insaziabile impulso creativo al quale ogni figura, e non solo, affida un messaggio emotivo, storico, sociale.
Quando incontro l’artista, dietro di me campeggia “La spada della tessitrice”, opera che ben rappresenta il periodo di produzione nel quale i metalli assumono un ruolo rilevante e centrale. Le lastre dapprima in ferro, poi in acciaio e alluminio sono supporti dei quali l’autrice intuisce subito le potenzialità. Divenendo ben presto essi stessi un importante tramite comunicativo attraverso quei processi di modifica ai quali la sua tecnica dà vita lasciandoli poi liberi di continuare.
È così che la già dirompente espressività delle figure, dai tratti sinuosi e sicuri, lega la propria natura duratura a quei meccanismi mutabili nel tempo e nel loro formarsi.
“Mi accorgevo che l’ossidazione era bellissima, era una parte lirica, una parte astratta del quadro che dialogava con la parte figurativa” spiega l’artista.
“La bellezza del quadro e l’interessante all’interno dell’opera era proprio il fatto che questa parte continuasse a trasformarsi nel tempo, continuasse a dipingersi da sola” dice, evidenziando come già dalla sua nascita, avvenuta intorno al 2000, questo approccio includesse anche un nuovo indizio: “Il significato del quadro diventava un significato sociale in un’epoca in cui appunto il problema del rapporto fra storia e natura, fra società e ambiente cominciava a essere problematico”. Ecco che “interpretare con l’opera un’esigenza sociale” diviene una nuova sfida. “La ruggine diventava il valorizzare qualcosa che tendenzialmente si tende a eliminare” commenta. “Io non solo la stimolavo ma la rendevo quasi la protagonista dell’opera, facendo emergere l’ultimo”.
Discorso nel quale ruolo centrale assume anche la natura: “Nel momento in cui la si rende libera di esprimersi e si cerca di assecondarla nel processo narrativo dà il meglio di sé. Quindi il quadro effettivamente risultava vincente nel momento in cui questa parte astratta era libera di cambiare totalmente senza che io intervenissi nei tempi di ossidazione”. E proprio alla natura guarda uno degli ultimi progetti dell’artista.
È nell’inverno del 2023, infatti, che realizza life painting una serie di opere in otto piazze del centro di Roma nell’ambito del progetto “Roma Speciale – Alieni in movimento a Roma Capitale”, promosso da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e vincitore dell’avviso pubblico biennale “Culture in Movimento 2023-24” curato dal Dipartimento Attività Culturali e realizzato in collaborazione con la SIAE, con il supporto scientifico e la collaborazione di Life ASAP e del Museo del Fiume di Nazzano.
Dal 16 al 21 p.v. le sei opere su lastre di alluminio saranno visibili nella mostra “Meravigliosa natura, umani errori” a cura dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) che si terrà in occasione del Festival delle scienze 2024 presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma.