L’ARCIPRETE CHE, INSIEME AL GENERALE GALASSI, DIEDE IL NOME AL NOTO TUMULO NELLA NECROPOLI DEL SORBO LASCIÒ GRAN PARTE DEI SUOI AVERI AI POVERI DEL PAESE.
di Angelo Alfani
L’ Arciprete Alessandro Regolini è conosciuto ai più per aver portato alla luce il Tumulo monumentale più insigne e ricco delle migliaia di tombe profanate ad Agylla. Ubicato nel primigenio Sepolcreto del Sorbo, venne squarciato dalla luce di un sole che volgeva all’occaso tra il sedici ed il ventiquattro aprile del 1836, badilata dopo badilata, ad opera delle maestranze assoldate dal sacerdote e dal Generale Commendator Galassi.
Non era nuovo a scoperte col botto il nostro Arciprete. Nella classifica tra tombaroli autorizzati, aggiornata dal Camerlengato a tutto il decennio 1831-1842, il nostro svetta abbondantemente sopra i pur validi avversari. A lui vengono ascritti 2.708 reperti rinvenuti “in solitaria” ed altri 2.063 in coppia col Generale pensionato. A nessuno può sfuggire la qualità ed il valore di tali reperti. A conferma, anche se non necessaria, riporto un breve scritto di A. Sofri a commento del programma di Alberto Angela dedicato alla Banditaccia.
Ricorda Sofri che, liceale al Virgilio, si recava con un paio di amici a Cerveteri, esplorando grotte, frugando in tombe a “dado”, e trovando una certa quantità di ‘coccetti’. “Non c’era nessun divieto di accesso, nessuna sorveglianza. Cerveteri era un celebre paradiso dei Tombaroli. Noi eravamo liceali alla fine degli anni cinquanta. Dunque per un tempo lungo tra i 2700 ed i 2300 anni più o meno quel ben di Dio era rimasto a portata di mano degli avventori. Immaginarsi che cosa c’era una volta”. Ma non per questo vorrei ricordare don Regolini. In questa stagione drammatica, in cui anche i quattrini rimediati a tombe, ‘fringe benefit’ di parecchi cervetrani, sono da tempo svaniti, desidero ricordarne la generosità nei confronti della comunità di ‘dugento anime’ da lui servita in un sacerdozio quasi trentennale.
Il suo testamento ne fa fede:“In qualsiasi luogo sia trasportato il mio cadavere, lascio in pegno scudi 1.200, depositati il 12 aprile 1832, che producono un reddito di 72 scudi. Di questi 72 scudi: lascito in dote di 25 scudi ad onesta giovane di Cerveteri, o da più anni ivi domiciliata, da tirarsi al bussolo, nel giorno dell’Addolorata, tra quelle più frequenti della scuola Pia (quando non abbiano da procurarsi da vivere col lavoro di campagna) e che sempre interverranno nella domenica alla Dottrina Cristiana. Che le giovani sortite al bussolo non possano ritirare la dote che dopo maritate; giunte però agli anni 40 senza maritarsi potranno riscuoterla e servirsene per loro proprio uso. Le giovani dopo che saranno imbussolate saranno obbligate a fare la comunione per l’anima mia nella mattina dell’estrazione di detta dote. Per rimanenti scudi ordinare messe da celebrarsi nella cappella di Maria S.S. Addolorata. Dopo fatto tutto questo il restante in santo pane alli poveri”.
Tale testamento venne confermato, nel gennaio del 1852, con atto notarile avvenuto a Bracciano di fronte all’illustrissimo Lorenzo Mondini, dottore in legge ed a Marino Torlonia, duca di Bracciano, seduto in una sedia di legno convenientemente ornata, da parte del Presidente Municipale Gioacchino Mancini.“Eccellentissimo Principe, la magistratura comunale di Cerveteri rispettosamente espone che il fu Sacerdote Alessandro Regolini, già arciprete di Cerveteri, con suo testamento del giorno 28 aprile 1849, in Atti Valentini Notaio, lasciò per titolo di pio legato e dote a favore della Cappella della Madonna Addolorata in Cerveteri un censo in sorta di scudi 1200 dell’anno reddito di scudi settantadue per erogarsi detta rendita: quanto a scudi 25 in una dote da darsi a sorte ad una onesta zitella in Cerveteri, e della somma residuale voglio che facciate celebrare una messa per l’anima mia, in tutti venerdì dell’anno, all’altare dell’Addolorata. Dando al sacerdote bai 20 di limosina. Che si faccia ardere quotidianamente alla detta Cappella, che debba provvedersi la cera per il Mese Mariano e coroncine nella prima Domenica di ciascun mese, ed in ogni Venerdì. Se l’Arciprete pretendesse qualche propina per il Mese Mariano gli si dia secondo l’Ultimo Sinodo di Civitavecchia. Dopo aver fatto tutto ciò, rimangono circa scudi 20, o per la Festa dell’ultima domenica di Maggio o per la manutenzione della Cappella e quanto potrebbe avanzare si dia tanto pane allo poveri. Amministratore della detti scudi settantadue sia la Magistratura pro tempore di Cerveteri, che essendo per lo più delle persone più educate di Cerveteri, sarà certa Maria Santissima di non essergli defraudato .Il quasi piccolo interesse non voglio che si intenda unito agli interessi del Comune, facendo tal conto la Magistratura per sola devozione di Maria Santissima Addolorata, anzi se qualcuno pretendesse volerne disporre diversamente, ancorché fosse l’istesso Vescovo Diocesano ad insinuazione di qualche Arciprete prepotente, voglio ed intendo che ne entrino immediatamente in possesso i miei eredi col l’obbligo di dare la sola dote di scudi 25 assegnata come sopra alla giovane… ”Un esempio da seguire per chi da Cerveteri ha ricevuto molto.